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IN GRECIA PREPARIAMOCI AL BOTTO? (di Antonio M. Rinaldi)

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E’ proprio il caso di dirlo: tanto tuonò che piovve! Se un giorno si studieranno nei testi, non solo di economia, i più grandi errori compiuti per l’intransigenza, la cecità, l’arroganza e diciamolo pure per l’incompetenza nella gestione di una crisi finanziaria, il caso della Grecia conquisterà di diritto il primo posto assoluto. Dalla metà degli anni ’90 in poi sono stati compiuti errori madornali nei confronti dell’adesione della Grecia nell’unione monetaria europea e per la sua permanenza: detto chiaro e tondo, ATENE NON SAREBBE DOVUTA ENTRARE NELL’EURO!

Il paese ellenico non aveva minimamente la convenienza ne tantomeno le carte in regola per partecipare al nuovo ordine monetario, ma la loro classe politica di allora ne fece una questione di prestigio, come se la sola adesione significasse il raggiungimento di uno status symbol irrinunciabile e le successive hanno insistito testardamente nel voler comunque rimanere ad ogni costo pur sottoponendo il paese ad ogni tipo di inutili sacrifici con il risultato di distruggerlo.

Neanche l’entrata nell’euro dopo i tempi supplementari concessi fu sufficiente per mettere i conti in ordine (ricordo che la Grecia fu ammessa con due anni di ritardo il 1 gennaio 2001 per potersi poi presentare formalmente anche lei all’appuntamento del 1 gennaio 2002, nonostante stranamente sin dal 1999 le banconote euro stampate da tutti i paesi già avevano inserito i caratteri anche in greco!!!). Ci pensarono a sistemarli invece alcune note grandi banche d’affari internazionali per mezzo dei famosi derivati che riuscirono letteralmente come per incanto a “mettere la polvere sotto il tappeto”, taroccando abilmente i conti con operazioni cosmetiche affinché i numeri fossero compatibili con le ipocrisie dei parametri previsti dai Trattati al punto che, personaggi del calibro di Mario Monti, potessero poi affermare impunemente negli anni seguenti che proprio la Grecia rappresentava “il più grande successo dell’euro”!

Ma come ben sappiamo il diavolo è bravissimo nel fare le pentole ma mai i coperchi e la “polvere sotto il tappeto” riuscì fuori definitivamente nel maggio del 2010 e sarebbe bastato che i tedeschi e i francesi (allora i francesi avevano ancora un minimo di voce in capitolo) mettessero da subito sul tavolino 110Mld di euro per poter chiudere definitivamente la questione. Invece preferirono avere un atteggiamento punitivo ed intransigente, nonostante fossero a perfetta conoscenza dei reali problemi di bilancio greci, e agli errori si sono sommati altri errori fino a giungere alla triste cronaca quotidiana.

Cosa succederà ora? Entro pochi giorni le asfittiche casse greche saranno completamente a secco e i falchi europei, sotto plagio tedesco, non sembrano minimamente disponibili nel concedere ulteriori aiuti se non in cambio di precisissimi e rigidissimi impegni del governo a guida Tsipras che difficilmente potrà accettare e la situazione di conseguenza potrebbe scappare di mano da un momento all’altro.

Mors tua, vita mea, perchè con un Grexit alla fine ci rimetterebbero di più proprio gli altri paesi mentre, dopo certamente un periodo non facile (tanto ormai i greci ci sono allenati), il paese ellenico potrebbe risalire la china,  forte di una ritrovata politica economica non più dettata ed imposta dai vincoli europei, ma esclusivamente dalle proprie esigenze.

Studi internazionali accreditati valutano infatti che se la Grecia dovesse ora fare il “botto” e ritornare pertanto alla dracma, fra impegni nei Fondi Salva Stati e finanziamenti diretti, chi perderebbe di più sarebbe la Germania con circa 60Mld (1,9% del PIL), la Francia con 40 (2% PIL) e l’Italia con 39 (2,4% PIL), oltre a circa 99Mld di debiti di Atene verso l’Eurosistema. Inoltre, dei 323Mld di debito pubblico greco rimasto fuori dai conti sopra elencati, bisogna ancora considerarne un quinto (64/65Mld) detenuto direttamente dalle banche e da investitori privati nell’ambito dell’eurozona e una trentina di miliardi in capo al FMI.

Sono sufficienti questi numeri o è necessario continuare con altre considerazioni per capire l’ottusità di chi muove le fila fra Bruxelles, Francoforte e Berlino (non ho inserito Parigi perché ormai conta quasi come Roma!).

La Troika e chi per loro, hanno fatto gli interessi dell’Europa o delle lobby finanziarie preoccupandosi in questi ultimi anni di fare solo il gioco delle tre carte scaricando gli oneri e i rischi della Grecia esclusivamente sui cittadini europei?

Antonio M. Rinaldi


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