Attualità
IL VERO CAMBIAMENTO CI SARA’ CON LA VITTORIA DEL NO di A.M. Rinaldi
Uno dei ritornelli utilizzati da Renzi oltre ai “risparmi” che questa riforma costituzionale produrrebbe nei conti pubblici, vi è senz’altro l’affermazione che se vince il SI ci sarà vero cambiamento mentre viceversa tutto rimarrà, non solo inalterato, ma addirittura si perderà credibilità internazionale con conseguenze catastrofiche per il nostro Paese. Premesso che fa un certo senso sentirsi consigliare di votare SI da personaggi alla Schaeuble o Merkel o dalla crema dei banchieri internazionali perché ormai gli italiani hanno perfettamente capito che stanno facendo i loro e non certo i nostri interessi, cerchiamo di chiarire come stanno effettivamente le cose.
La realtà è infatti diametralmente opposta: praticamente con una vittoria del SI continuerà ancora più speditamente l’inesorabile e irreversibile omologazione dei dettami e volontà europee che fanno riferimento alle lobby finanziarie e industriali, con la vittoria del NO invece la classe politica e le istituzioni italiane si ritroveranno costrette a lasciare inalterato non solo tutto l’impianto costituzionale, ma anche nelle condizioni di doverla farla finalmente rispettare o almeno di giustificarsi di fronte agli elettori del perché non viene fatto.
Perché il vero problema della nostra Costituzione è che non è messa in atto e, da quando il nostro Paese si è legata ai trattati internazionali, è addirittura ignorata e usurpata.
La nostra Carta Costituzionale delinea infatti nel suo interno un preciso e condivisibile modello economico di riferimento mettendo l’occupazione a cardine principale e prevedendo una serie di tutele nei confronti dei cittadini ad iniziare da una dignità del salario e di garanzie in termini di salute, istruzione,risparmio, lotta a diseguaglianze, ecc…
Ma tutto questo non è possibile tuttavia ora perseguirlo perché nel frattempo ci siamo legati a dei trattati europei che invece prevedono un modello economico di riferimento diametralmente opposto a quello originariamente previsto dai nostri Padri Costituenti. Questo nuovo modello, guarda caso tanto amato dai così detti “poteri forti”, prevede essenzialmente la stabilità dei prezzi, cioè il contenimento dell’inflazione, e il rigore dei conti pubblici fino al raggiungimento del pareggio di bilancio come unici presupposti per la crescita. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: politiche deflazionistiche dei paesi membri con pesanti ripercussioni negative nei confronti dell’occupazione, delle svalutazioni del salario e delle garanzie sociali dei cittadini e tutto questo con una ingerenza sempre più forte dei mercati che hanno estraniato il ruolo regolatore dello Stato.
Il tutto poi con una sempre più crescente “sospensione” delle garanzie previste dalla democrazia, in quanto per poter mettere in atto questo modello, non è prevista la partecipazione dei cittadini in quanto tutto è demandato alle decisioni delle “oligarchie autoreferenziali non elette”.
Con la vittoria del NO, e maggiore sarà lo scarto in termini percentuali e maggiore sarà il segnale, invece ci sarà un vero e proprio “ritorno al futuro” perché vorrà dire che gli italiani preferiscono di gran lunga perseguire quel modello insito nella costituzione e di non volersi piegare a questo nuovo ordine che prevede tutto tranne che la partecipazione e tutele a favore dei cittadini. E poco importerà se sarà Renzi o qualcun altro l’inquilino di Palazzo Chigi all’alba del 5 dicembre perché chiunque dovrà necessariamente tener conto che gli italiani hanno deciso che la Costituzione non si tocca e che deve essere rispettata, costi quel che costi.
Con il voto referendario non si decide solamente il cambiamento di 47 articoli della Costituzione ma si rivoluziona il suo intero impianto stravolgendo i principi stessi voluti nel 1948 consegnando il nostro Paese a volontà esterne in nome di una Europa che non esiste se non negli interessi di pochi e a danno di molti. La nostra Costituzione è l’ultimo baluardo a nostra difesa e che rischia, come mai avvenuto nel passato, di diventare strumento ad uso e consumo di chi vuole che gli Stati debbano essere considerati come semplici società per azioni e non come Stati di diritto.
Insomma domenica 4 dicembre è l’ultima chiamata a nostra disposizione se dare il via libera irreversibile alla Troika o Riprenderci le chiavi di casa!
Antonio M. Rinaldi
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