Riguardo al tema del Sovranismo non possiamo che citare Dani Rodrik il quale è un noto economista turco docente universitario negli Stati Uniti, prima a Princeton e poi ad Harvard, ed è considerato come una delle principali e autorevoli voci critiche contro una globalizzazione accelerata e senza regole.
Nel suo “La globalizzazione intelligente” Rodrik introduce il concetto di trilemma dell’economia mondiale, cioè che sia praticamente impossibile perseguire simultaneamente la democrazia, l’autodeterminazione nazionale e la globalizzazione economica.
“Se vogliamo far progredire la globalizzazione dobbiamo rinunciare o allo Stato/nazione o alla democrazia politica. Se vogliamo difendere ed estendere la democrazia, dovremo scegliere fra lo Stato/nazione e l’integrazione economica internazionale. E se vogliamo conservare lo Stato/nazione e l’autodeterminazione dovremo scegliere fra potenziare la democrazia e potenziare la globalizzazione”.
Secondo il professore di Harvard la globalizzazione è per sua stessa natura necessariamente distruttiva e produce o vincitori o vinti. Ogni paese, ma in particolare quelle fondamentalmente democratici, possono tollerare questo processo distruttivo solo se in grado di ottenere in cambio dei benefici condivisi. Il paradosso secondo Rodrik è che la globalizzazione può funzionare per tutti solo se tutti rispettano le stesse e medesime regole con la medesima intensità fatte applicare da forme di governo globale o sovranazionale tecnocratico.
Ma nella realtà la maggior parte dei Paesi non vuole assolutamente rinunciare alla propria sovranità nazionale e alla possibilità di gestire la propria economia nell’esclusivo proprio interesse. Ragionevolmente riteniamo che non lo facciano o non lo faranno mai paesi come l’India o la Cina, oppure l’Unione europea con i suoi membri o gli Stati Uniti?
Rodrik non ha dubbi in tal senso nel ritenere che la democrazia e la determinazione nazionale devono prevalere sulle regole dell’iperglobalizzazione perché le democrazie hanno tutto il diritto di proteggere i loro sistemi sociali, e quando questo più che legittimo diritto entra in rotta di collisione con le esigenze dell’economia globale, non è senza dubbio quest’ultima che deve comunque cedere. Restituire potere alle democrazie nazionali garantirebbe basi più solide per l’economia mondiale, e qui sta il paradosso estremo della globalizzazione. Un sistema snello di regole internazionali che lascino ampio spazio di manovra ai Governi nazionali, è una globalizzazione migliore, un sistema che può risolvere i mali e i danni della globalizzazione incontrollata senza intaccarne i grandi benefici economici.
Quindi non serve una globalizzazione estrema, riassume l’economista turco, ma una globalizzazione intelligente senza dare troppi spazi di potere a “tutori” o “Sceriffi” esterni ai poteri democratici dei Paesi Sovrani.
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