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Il terrore di Wall Street ha un nome: Kevin Hassett alla FED (e la fine dei tassi alti)

Wall Street in allarme: pressioni sul Tesoro USA per fermare la nomina di Kevin Hassett alla FED. Il timore? Che tagli i tassi per favorire la crescita di Trump, svalutando debito e dollaro.

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Se c’è una cosa che i mercati finanziari detestano più delle tasse, è l’incertezza. Ma se c’è una cosa che detestano ancora di più, è perdere il controllo sulla politica monetaria. Le grandi banche d’affari e i giganti del risparmio gestito hanno alzato la cornetta e chiamato il Tesoro USA con un messaggio chiaro: “Non nominate Kevin Hassett alla guida della Federal Reserve”.

La notizia, riportata dal Financial Times, svela un retroscena che ha del gustoso per chi osserva le dinamiche di potere tra Washington e New York. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent, nel suo giro di consultazioni con i “padroni dell’universo” obbligazionario (i cosiddetti bond vigilantes), si è sentito rispondere picche. Il motivo? Il timore che Hassett sia troppo fedele a Donald Trump e troppo propenso a tagliare i tassi di interesse “indiscriminatamente”.

La paura della “Svalutazione Reale”

Perché tanta acrimonia verso un economista che ha già servito come consigliere economico della Casa Bianca? La risposta va cercata non nei manuali di economia, ma nei portafogli dei grandi investitori.

Wall Street teme che Hassett possa diventare l’esecutore materiale di quella strategia, spesso associata al nuovo corso e a figure come il governatore Miran, che mira a:

  • Tagliare decisamente i tassi per rilanciare il mercato immobiliare e i consumi.

  • Spingere la crescita nominale del PIL.

  • Svalutare in termini reali l’enorme debito pubblico USA.

Per la finanza, questo è fumo negli occhi. Un taglio aggressivo dei tassi con un’inflazione ancora sopra il 2% (il dato preferito dalla FED era al 2,7% in agosto) rischierebbe di indebolire il dollaro. E un dollaro debole, unito all’inflazione, erode i rendimenti reali di chi detiene trilioni di debito americano.

Ecco quindi che i banchieri evocano lo spettro di Liz Truss, l’ex premier britannica che nel 2022 mandò in tilt i mercati con i suoi tagli fiscali non coperti. “Nessuno vuole fare la fine della Truss”, ha sussurrato un partecipante agli incontri. Un paragone forse esagerato, ma utile per spaventare il Tesoro.

Chi è Kevin Hassett?

Hassett non è un trader, ma un economista di carriera esperto di politica fiscale. Ha lavorato per McCain, Bush e Romney prima di approdare alla corte di Trump.

  • Il difetto imperdonabile: Durante un incontro con il comitato consultivo del Tesoro (TBAC), invece di parlare di spread e curve dei rendimenti, Hassett ha discusso delle priorità della Casa Bianca, inclusi i cartelli della droga messicani.

  • La percezione: Per Wall Street, è un “loyalist”, uno yes-man che politicizzerebbe la FED, minandone quella sacra indipendenza che – tradotto – significa spesso seguire i desiderata dei mercati finanziari anziché quelli dell’economia reale.

L’alternativa “Ortodossa”

Chi vorrebbe invece Wall Street? Nomi rassicuranti, “indipendenti”, ovvero allineati al dogma della stabilità monetaria a tutti i costi:

  • Rick Rieder di BlackRock (uno di casa).

  • Christopher Waller, attuale governatore della FED.

Gente che non farebbe mai scendere il dollaro per aiutare l’export o il mutuatario medio americano, se questo significasse far storcere il naso ai detentori di Treasury. Due puristi monetari che non si sporcherebbero con la politica, anzi la metterebbero in difficoltà mantenendo tassi alti e dollaro forte, il contrario di quello che vuole il Presidente.

Conclusioni: La battaglia per il 2026

Il mandato di Jay Powell scade nel maggio 2026, ma la guerra di posizionamento è già iniziata. Trump ha segnalato che annuncerà la sua scelta “presto”, e la sola menzione di Hassett ha fatto scivolare il dollaro. La partita è chiara: da un lato la Finanza, che vuole proteggere il valore del credito e il dollaro forte; dall’altro la Politica (Trump/Miran), che cerca una via d’uscita dal debito monstre attraverso la crescita e una moderata inflazione, anche a costo di sacrificare il biglietto verde.

Sarà interessante vedere se Bessent, uomo di mercato prestato alla politica, ascolterà i suoi ex colleghi o il suo Presidente.

Hassett troppo amico di Trump ? (elaborazione AI)

Domande e Risposte

Perché gli investitori obbligazionari temono Kevin Hassett? Gli investitori temono che Hassett, se nominato capo della FED, possa tagliare i tassi di interesse troppo aggressivamente per compiacere Trump. Questo potrebbe riaccendere l’inflazione e indebolire il dollaro, riducendo il valore reale dei rendimenti obbligazionari che le grandi banche e i fondi detengono. Vedono in lui una minaccia alla stabilità monetaria ortodossa.

Qual è la strategia economica che Wall Street cerca di ostacolare? La finanza cerca di bloccare una strategia (attribuibile all’area Trump/Miran) che punta a svalutare il debito pubblico reale attraverso tassi bassi e crescita nominale elevata. Questa politica favorirebbe il mercato immobiliare e i debitori, ma danneggerebbe i creditori e il valore del dollaro, spostando ricchezza dalla rendita finanziaria all’economia reale.

Chi sono i candidati preferiti da Wall Street? Wall Street spinge per figure considerate più “indipendenti” dalla politica e più vicine alle logiche di mercato, come Rick Rieder di BlackRock o l’attuale governatore Christopher Waller. Questi candidati sono visti come garanti della lotta all’inflazione e della difesa del dollaro forte, a differenza di Hassett che è percepito come un “fedelissimo” di Trump.

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