Attualità
IL TEMA DELLA FED PER IL 2016? L’INFLAZIONE.
Dopo l’innalzamento dei tassi di interesse da parte della FED a dicembre vi sono state diverse polemiche negli USA. Molti economisti hanno accusato il Board di aver aumentato i tassi di interesse in una situazione di inflazione ancora prossima allo zero. Uno fra tutti ad aver mosso queste accuse Paol Krugman, secondo cui la FED avrebbe dovuto aspettare una vera e proprio fiammata inflazionistica prima di innalzare i tassi.
La Fed , quando considera l’inflazione, utilizza l’indicatore CPI, Cunsumer Price Index e vedendone l’andamento in generale daremmo ragione ai critici della FED.
Il problema è che questo indicatore è “Inquinato” dall’andamento delle materie prime energetiche che, come sappiamo, sono andati a picco nello scorcio del 2015. Se analizziamo l’andamento del CPI , cioè dell’inflazione, depurato dai prezzi dell’energia e del cibo, cioè dei fattori esterni , abbiamo un andamento ben diverso, come ben messo in mostra da businessinsider.
Come vediamo il CPI puro è quasi al 2% , soglia oltre la quale la FED aumenta i tassi. Se a questo aggiungiamo che , dopo un lungo periodo di calo, le paghe negli USA si sono rialzate sensibilmente, e che la disoccupazione è al 5%, considerata piena occupazione, ecco il perchè dell’aumento dei tassi di dicembre.
Picco delle paghe orarie USA ad ottobre.
Ora l’Inflazione sarà l’elemento clou nelle decisioni future della FED: se l’inflazione depurata dei costi energetici si manterrà attorno al 2% , la disoccupazione si manterrà bassa e le paghe oraria conserveranno la verve attuale, allora a questo aumento dei tassi ne seguiranno altri. In caso contrario la FED potrebbe rivedere le proprie decisioni.
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