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Il peso economico del gaming online regolamentazione e mercati paralleli

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Gaming online
Gaming online (© Depositphotos)

Chi avrebbe mai pensato che quello che una volta era solo un hobby da nerd sarebbe diventato una macchina da soldi da capogiro? Il gaming online oggi non ha più nulla a che vedere con i ragazzini che giocavano di nascosto in cameretta. Parliamo di un’industria che fa girare miliardi di euro e trascina dietro di sé milioni di europei ogni giorno.

E l’Italia? Non sta certo a guardare. Anzi, è finita dritta nel centro di questa rivoluzione digitale. Casinò online, poker, scommesse sportive: tutto quello che una volta richiedeva una trasferta in una sala giochi ora è a portata di click. Risultato? Un settore che porta nelle casse dello Stato cifre che fino a qualche anno fa sembravano fantascienza.

Il bello è che dietro questa facciata patinata si nasconde un mondo molto più intricato. Accanto ai big ufficiali, quelli con tanto di bollino dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, pullulano decine di siti non AAMS che fanno il loro comodo senza troppi fronzoli burocratici. Come dimostra il caso di PlanetWin365 e limiti di accesso, è una giungla di regole diverse che sta creando non pochi grattacapi.

Quando i numeri fanno venire il capogiro

Settanta miliardi di euro. Sì, avete letto bene. È questa la cifra che gira nel gaming online italiano, con una spesa reale di circa 4 miliardi una volta tolte le vincite dal conto. Roba da far impallidire molti settori tradizionali e che piazza l’Italia in cima alla classifica europea.

E poi è arrivato il Covid a dare la botta finale. Con le sale chiuse e la gente bloccata in casa, il salto verso il digitale è stato inevitabile. Milioni di italiani hanno scoperto che scommettere dal divano di casa è decisamente più comodo che fare la fila al tabacchino sotto casa. Molti di questi, anche quando tutto è tornato normale, hanno continuato a giocare online. Insomma, una volta provato, difficile tornare indietro.

L’impatto economico va ben oltre l’intrattenimento. Le tasse generate dal settore superano il miliardo di euro annui, fornendo allo Stato un gettito fiscale costante e prezioso. A questo si aggiungono migliaia di posti di lavoro, sia diretti che nell’indotto, dalle aziende operative ai fornitori di software, dai servizi di pagamento alle agenzie pubblicitarie specializzate.

L’altra faccia della medaglia

Accanto al mercato regolamentato prospera però un ecosistema parallelo. Le piattaforme estere, spesso registrate a Malta, Curacao o in altre giurisdizioni permissive, offrono servizi simili ma operano al di fuori del controllo italiano. Come si può vedere nell’analisi sui pro e contro di Mafia Casino, questa situazione crea un paradosso economico: mentre gli operatori nazionali versano tasse consistenti e rispettano regole stringenti, i casino non AAMS godono di maggiore libertà operativa.

Dal punto di vista delle finanze pubbliche, il fenomeno rappresenta una perdita secca. Ogni euro speso su queste piattaforme alternative sfugge al fisco italiano e alimenta circuiti economici che non contribuiscono alla spesa pubblica nazionale. Inoltre, la concorrenza sleale mette sotto pressione gli operatori legali, che devono rispettare vincoli più rigidi su bonus, pubblicità e limiti di gioco responsabile.

Tuttavia, il successo di queste alternative ha delle ragioni precise. Molti giocatori le preferiscono perché offrono bonus più generosi, meno restrizioni e un’esperienza percepita come più libera. Questo solleva una questione strategica importante: come può il mercato italiano competere efficacemente senza compromettere le tutele esistenti?

Il nodo della tassazione

La questione fiscale resta centrale nel dibattito. Gli operatori con licenza ADM sopportano un carico tributario significativo che, pur garantendo entrate statali importanti, riduce i margini competitivi. Le piattaforme estere, non soggette a questi oneri, possono destinare maggiori risorse ai servizi offerti ai clienti, creando uno svantaggio strutturale per i concorrenti italiani.

Questa disparità ha conseguenze che vanno oltre l’aspetto puramente economico. I siti non AAMS potrebbero offrire minori garanzie sulla protezione dei dati personali, strumenti meno efficaci per contrastare il gioco problematico e nessuna certezza in caso di dispute o controversie. Si tratta di trovare un equilibrio tra competitività economica e tutela dei consumatori. In ogni caso, il problema richiede soluzioni concrete e tempestive.

Una partita ancora aperta

Il gaming online rappresenta ormai una componente strutturale dell’economia italiana dell’intrattenimento. Streaming, videogiochi e casinò digitali costituiscono un pilastro della nuova economia digitale del Paese. Il successo futuro dipenderà dalla capacità del sistema di adattarsi e innovarsi, trovando soluzioni che tengano conto sia delle opportunità offerte dal mercato sia delle sfide poste dalla concorrenza internazionale.

La partita è tutt’altro che chiusa. Anzi, è probabilmente appena iniziata.

E tu cosa ne pensi?

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