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IL NUOVO CAOS GLOBALE (Di Paolo Becchi)

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Pubblicato su Libero Quotidiano

Ci sono decenni in cui non succede nulla e ci sono settimane in cui sembrano passati decenni”. I tempi accelerati della nostra epoca relativizzano un po’ queste parole di Lenin, tutto cambia oggi molto più rapidamente di un tempo, ma è certo che quello che sta succedendo in queste settimane sta sconvolgendo l’Europa e il mondo intero.

L’Europa da tempo ha smesso di essere protagonista nello scacchiere internazionale dove attualmente si fronteggiano gli Stati Uniti e la Cina, mentre inatteso riemerge, tra Oriente e Occidente, la Russia ricostruita con grande successo da Vladimir Putin.

A partire dal 1989 gli Stati Uniti sembravano aver ottenuto il controllo dei mercati mondiali: l’«unità del mondo», per dirla con Carl Schmitt, sembrava diventare possibile grazie al tramonto dell’Unione Sovietica e alla fine della “guerra fredda”. devastante , ,siria Uniti nel M C’è persino chi allora parlò di fine della storia. Come se tutto fosse stato risolto, ma la storia non conosce soluzioni, conosce solo situazioni sempre diverse. Che illusione pensare che la storia fosse finita e il paradiso si fosse trasferito in terra! Per devastante , ,siria Uniti nel Mpiù di vent’anni si è pensato così, sino a quando la Cina non è diventata una concreta minaccia per gli interessi americani, e la Russia postsovietica, più recentemente, pure.

Mentre, d’altro canto, l’unificazione politica della Germania ha rafforzato il suo potere nel Vecchio Continente. Il crollo del muro di Berlino ha comportato la fine dell’Unione Sovietica, la recente uscita della Gran Bretagna dalla UE avrà la stessa conseguenza per l’Unione Europea? Il fallito colpo di Stato in Turchia (tutt’altro che una farsa inscenata da Erdogan) quali conseguenza avrà negli equilibri mondiali? Bisognerebbe avere la sfera di cristallo per rispondere a queste domande e io non la possiedo. Ma si possono avanzare almeno un paio di riflessioni.

La prima riguarda la Brexit e il colpo di stato in Turchia. La Brexit avrà come risultato l’apertura della Gran Bretagna verso il mercato finanziario cinese: la City potrà diventare il primo centro finanziario dello yuan, nonché il nuovo paradiso fiscale per i grandi speculatori. La Brexit non mette, insomma, solo in crisi la UE, ma il suo più stretto alleato, vale a dire gli Stati Uniti. La Gran Bretagna guarda sempre meno all’ Europa e agli Stati Uniti e sempre più alla Cina e all’Asia. Mutano completamente così gli equilibri mondiali: è la fine della globalizzazione fondata sull’Impero americano.

Molto probabilmente si apriranno nuovi scenari all’interno della Nato, dopo il colpo di Stato in Turchia. Una Turchia che dopo il fallito golpe si avvicinasse sempre più alla Russia, come appare probabile, potrebbe molto difficilmente continuare ancora far parte del Patto Atlantico. È un cambiamento epocale. La Turchia, un Paese di 75 milioni di abitanti, ha il più potente esercito della Nato dopo quello degli Stati Uniti ed è stato sino ad oggi l’alleato più importante degli USA nella Nato. Un cambio di collocazione geopolitica della Turchia implicherebbe una grande sconfitta politica per gli Stati Uniti ed è difficile pensare che ciò avvenga senza reazioni da parte americana.

Per il futuro dell’Europa decisivi restano tre nodi. Anzitutto, la questione dei rapporti tra Cina ed Europa. L’impressionante crescita economica tedesca degli ultimi anni è dipesa anche dal “doppio filo” che la lega alla crescita cinese: le esportazioni tedesche, agevolate dall’euro, hanno trovato nel mercato cinese il loro sbocco. Negli ultimi dieci anni, il volume dell’interscambio si è moltiplicato del 400%, e dal 2009 al 2011 è praticamente raddoppiato, passando dai 37 ai 66 miliardi di euro. La Germania, da sola, rappresenta il 50% di tutte le esportazioni europee in Cina. Così la Cina è divenuta l’ultimo Land tedesco. Tutto ciò non può che irritare il governo americano. Ma ora per Tedeschi e Americani tutto si complica. Gli Inglesi hanno infatti iniziato una loro partita.

Altro nodo fondamentale sono i rapporti tra la Russia e l’ Europa. Non si tratta soltanto della questione ucraina, con il colpo di Stato organizzato con l’aiuto americano contro il legittimo governo filorusso. Non si tratta neppure delle sanzioni che gli Americani ci hanno costretto ad imporre ai Russi, contro i nostri propri interessi. È probabile che una delle prossime mosse britanniche sia quella di sospendere le sanzioni. Gli Stati Uniti hanno però soprattutto bisogno di un’Europa a moneta unica perché da una parte facilita gli scambi e dall’altra perché sono consapevoli del fatto che dopo la Brexit ciò che bisogna assolutamente evitare è una discussione sull’euro. L’euro è l’ultimo collante di una Unione che più che a un Super Stato ha solo sempre mirato ad essere un Super Market. Paesi che dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla UE manifestassero la loro volontà di uscire dalla zona euro potrebbero, infatti, trovare subito il sostegno di Mosca, come stava succedendo con la Grecia, e ora persino quello della Gran Bretagna. Nuove elezioni saranno necessarie in Austria, poiché la Corte ha annullato il precedente ballottaggio, e un risultato favorevole a Hofer potrebbe dare il colpo di grazia alla UE e alla moneta unica che ne è rimasto il simbolo.

Un terzo nodo riguarda i rapporti tra Europa e Stati Uniti. Gli Stati Uniti temono più di ogni altra cosa un ruolo autonomo dell’Europa in un contesto internazionale in cui sono fortemente indeboliti ed è per questo che premono per l’approvazione del TTIP, ossia di quel Trattato volto la creazione di un’area economica transatlantica con la quale verrebbe assicurato nel tempo il dominio americano in Europa. Gli Stati Uniti, in un contesto globale in cui emergono nuove potenze (la Cina) e ne riemergono altre (la Russia), mentre altre si riposizionano (Gran Bretagna e Turchia), hanno sempre bisogno di confermare il loro rapporto di dominio sull’Europa.

Se l’Unione Europea approverà il TTIP sarà un’ulteriore prova del suo fallimento. Sarà un’ulteriore prova di quanto andiamo da tempo dicendo, e cioè che una nuova Europa potrà nascere sulla tomba della attuale.

Il mondo sta cambiando con una velocità impressionante, mentre l’UE, ripiegata su se stessa alle prese con grandi flussi migratori che è incapace di gestire e umiliata dal terrorismo, non solo jiadista, che ormai colpisce all’impazzata, si sta sgretolando sorda alla voce dei popoli che vorrebbero non “più Europa” ma un’altra Europa. Proprio la Brexit però indebolisce fortemente quel controverso progetto e se gli Inglesi dovessero dimostrare che si sta meglio fuori che dentro questo diventerebbe un potente segnale per tutti gli altri popoli europei.

Ma l’Europa è attraversata da una lunga scia di sangue, da Parigi a Monaco, passando per Nizza. Quello che dovrebbe farci paura è che ormai il nemico non è più fuori di noi, ma dentro di noi. Se si trattasse di “guerra santa” potremmo anche combatterla. Ma quello che sta accadendo è forse qualcosa di diverso. Quando con un camion uccidi passanti come birilli, quando spari a caso in un supermercato stai solo dimostrando il totale disprezzo della vita umana, la tua come quella di tutti gli altri. E questo accade perché ormai si è perso il senso profondo della vita. Se Dio è morto, e lo hai sostituito con una moneta, allora tutto è permesso, avrebbe detto Dostoevskij. Il terrorismo sta diventando un fenomeno nichilistico, e quindi occidentale. È questo che dovrebbe maggiormente inquietarci: il venir meno del fondamento spirituale su cui si era storicamente costituita l’Europa, vale a dire l’incontro tra il pensiero filosofico greco e la fede cristiana, a cui si era aggiunto il patrimonio di Roma, con il diritto. Questo era l’Europa e l’abbiamo sostituita con la Bce. Ormai priva dei suoi valori fondanti l’ Europa è diventata preda del nichilismo trionfante.

In conclusione, quello che sta accadendo nel mondo è l’esatto contrario di quanto previsto da Kissinger: non un nuovo ordine mondiale, dove convivono pacificamene grandi spazi geopolitici, sotto lo sguardo attento degli Stati Uniti, ma il caos globale alimentato in larga parte dagli Americani. E da questo caos non è affatto detto che scaturisca, per dirla con Nietzsche, una nuova stella danzante. Ciò che al momento danza in Europa è soltanto il nichilismo.

 

 


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