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Il Mondo Sottosopra (di Domenico Cerrone)

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Se anche a voi è capitato di interrogarvi, senza successo, su cosa significhi essere “virtuosi” nel gergo economico utilizzato dalla nostra stampa (libera?), vi suggeriamo di dare un’occhiata con noi ad alcuni dati.
Negli ultimi anni ci è stato insegnato che bisogna suddividere il mondo in paesi cosiddetti “virtuosi”, con le finanze pubbliche in ordine, e paesi (per simmetria li dovremmo definire “viziosi”?) che devono fare le “riforme”, altrimenti soprannominate “i compiti a casa”. Tralasciando la odiosa impronta finto moralizzatrice dei termini usati, ogni economista sa (e ogni giornalista economico dovrebbe sapere) che oltre al debito pubblico esiste anche il debito privato, contratto da famiglie e imprese.
Nella seguente tabella (dati BIS, Banca dei Regolamenti Internazionali) possiamo vedere la top ten mondiale dei paesi in cui il debito delle famiglie è più alto in percentuale rispetto al Pil (dati aggiornati a metà 2017).

Sorpresona! I dieci paesi in cui le famiglie sono più indebitate sono tutti paesi ai quali l’agenzia di rating Standard & Poor’s assegna la tripla A, tranne la Corea del sud e il Regno Unito, che attualmente godono di un rating AA. Andando a verificare i dati noteremmo che cinque di questi dieci paesi hanno addirittura un debito pubblico inferiore al 50% del proprio Pil (Norvegia al 32%, Nuova Zelanda al 34%, Svizzera al 34%, Danimarca al 39%, Australia al 46%).
Sembrerebbe quindi che tra debito privato e debito pubblico ci sia una correlazione inversa, cioè al crescere dell’uno diminuisce l’altro. Ma vuoi vedere che forse la storia dell’ultimo decennio ce l’hanno raccontata solo a metà?
So già quale domanda vi sta tormentando:”e le famiglie italiane, sono indebitate?”. Andando molto più giù nella classifica, l’Italia si attesta al 41% di indebitamento delle famiglie in rapporto al Pil, un dato invidiabile. A questo punto forse penserete, in base ad un vecchio adagio, che “l’Italia è povera ma gli italiani sono ricchi”. Questo è in linea di massima corretto, perché il risparmio privato ed il debito pubblico sono due facce della stessa medaglia (anche se questo non ce l’hanno detto i media, e mai lo diranno), ma prima che si inizi a usare questa simpatica formuletta in tv con delle finalità poco piacevoli, vorrei condividere un altro dato con voi (se siete arrivati fin qui).
Nel Global Wealth report 2017, la banca Credit Suisse stima così la ricchezza mediana per adulto in Europa (NdA la mediana, cioè l’osservazione centrale della distribuzione, è più accurata della media per riferirsi in questo caso alla ricchezza del “cittadino tipo” -indicata qui in migliaia di dollari- considerando disponibilità finanziarie e proprietà immobiliari, al netto dei mutui).
Anche qui non andiamo per niente male!
A parte alcune divertenti sorprese iniziali, come il cittadino greco con un patrimonio (55 mila $) superiore a quello del cittadino tipo della grande Germania (47 mila $), possiamo vedere che il nostro paese, nonostante tutto, è ancora ai vertici della classifica (125 mila $) davanti a Francia, Regno Unito, Olanda, Germania, Austria; tra i paesi che usano l’euro siamo secondi solo al Belgio.
Ora avete capito a cosa puntano i virtuosi? Ci ripetono che dobbiamo diventare biondi e con gli occhi azzurri come loro, che lo fanno per il nostro bene, ma dopo aver messo in difficoltà le imprese grazie alla gabbia dell’euro, puntano già al prossimo bersaglio: i risparmi dei cittadini italiani.
George Orwell diceva che la menzogna organizzata è indispensabile per la sopravvivenza dei regimi totalitari.

 

Il proposito per l’anno in corso quindi è di imparare a non pensare secondo le categorie offerte dal nemico, perché se usiamo le parole del nemico abbiamo già perso in partenza.

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