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Economia

Il licenziamento di tutto il team di Ricerca dell’IBM in Cina mette paura a tutta la comunità scientifica

IBM chiude improvvisamente tutte le sue divisioni di ricerca in Cina, seminando il panico fra i laureati che vedevano la società come un faro di modrnità

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I dipendenti cinesi del gigante informatico statunitense IBM, un tempo considerato una culla per gli ingegneri della Cina continentale, hanno scoperto improvvisamente lunedì, durante una telefonata con la casa madre, di essere stati tutti licenziati. Tutte le unità di ricerca e sviluppo di IBM in China sono state chiuse, lasciando a casa 1600 ingegneri altamenti preparati.

La riunione mattutina, organizzata per i lavoratori interessati, doveva durare mezz’ora. Secondo una trascrizione della riunione interna visionata dal South China Morning Post e confermata da un dipendente, è durata solo tre minuti. Durante l’incontro, i dirigenti con sede negli Stati Uniti hanno comunicato al personale che l’IBM ha deciso di trasferire alcune attività cinesi all’estero, citando le dinamiche del mercato e la forte concorrenza nel settore delle infrastrutture sul continente.

Un rappresentante dell’azienda ha dichiarato lunedì che l’azienda adatta le proprie operazioni in base alle necessità per servire al meglio i clienti, aggiungendo che “questi cambiamenti non avranno un impatto sulla nostra capacità di supportare i clienti in tutta la regione della Grande Cina”.

Con le solite modalità delle società americane, piuttosto barbariche, durante il fine settimana, i lavoratori IBM con sede in Cina si sono visti bloccare l’accesso al sistema intranet dell’azienda, prima che venisse loro comunicato che l’IBM China Development Lab e il China Systems Lab stavano per chiudere. Secondo quanto riportato dalle testate giornalistiche locali, oltre 1.000 dipendenti sono stati licenziati a Pechino, Shanghai e nella città portuale settentrionale di Dalian. Un dipendente, che ha parlato a condizione di anonimato, ha detto che molti dipendenti IBM di Pechino hanno sfidato la pioggia battente per riunirsi in ufficio per l’incontro di lunedì, ma sono rimasti delusi dalla brevità dell’incontro.

Alla telefonata hanno partecipato Jack Hergenrother, vicepresidente dello sviluppo dei sistemi aziendali globali, Ross Mauri, direttore generale dei computer mainframe IBM Z, e Danny Mace, vicepresidente dell’ingegneria del software di archiviazione. Hergenrother ha incoraggiato i lavoratori interessati a organizzare colloqui privati con i rispettivi manager, mentre Mauri e Mace hanno ringraziato il personale per il loro contributo, come risulta dalla trascrizione.

Il dipendente di Pechino ha detto di aver parlato con il suo manager, anch’egli licenziato. Al personale sono stati offerti pacchetti di licenziamento basati sull’anzianità di servizio, oltre a tre mesi di stipendio se firmano l’accordo di licenziamento prima del 13 settembre. Il loro ultimo giorno di lavoro sarà il 31 ottobre.

La chiusura dei due laboratori di ricerca IBM in Cina ha provocato onde d’urto nella comunità tecnologica locale. Per anni, il gigante tecnologico è stato considerato uno dei datori di lavoro più ambiti dai migliori laureati in informatica del Paese. Un ex dipendente, che si fa chiamare “Room e” sulla piattaforma di social media Xiaohongshu, ha raccontato che la maggior parte dei membri del suo team presso il China Development Lab si erano laureati nelle 10 migliori università del Paese all’inizio degli anni 2000.

Negli ultimi anni, tuttavia, le aziende statunitensi hanno perso smalto, poiché la Cina ha intensificato la sua campagna di autosufficienza e si sforza di ridurre la dipendenza dalle tecnologie straniere in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche. Nel 2014, le imprese bancarie e di telecomunicazione di proprietà statale – un tempo grandi clienti di IBM, Oracle ed EMC (da allora fusa con Dell) – hanno lanciato una campagna “de-IOE” per sostituire i prodotti statunitensi con alternative nazionali.

IBM è l’ultimo gigante tecnologico multinazionale che ha perso posti di lavoro in Cina. Quest’anno, licenziamenti a tappeto hanno colpito i lavoratori cinesi di aziende come Ericsson e Tesla, Amazon.com e Intel. Negli ultimi anni, le vendite di IBM in Cina sono diminuite costantemente. Nel 2023, le entrate di IBM nel Paese sono calate del 19,6%, a fronte di un aumento dell’1,6% delle entrate in tutta l’Asia-Pacifico, secondo il rapporto annuale della società. Nel semestre conclusosi il 30 giugno di quest’anno, le vendite in Cina sono diminuite del 5%, mentre le entrate nell’area Asia-Pacifico sono aumentate del 4,4%, si legge nel bilancio di IBM.


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