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Il Grande Scambio, ovvero alibi per nascondere il fallimento delle politiche di contenimento del Covid-19

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Oggi i giornali sono una sequela di inviti a prendere atto che il numero di contagi è troppo alto per poter proseguire con il tracciamento, che i numeri di decessi e contagi sono errati e che bisogna cambiare strada. Ecco alcuni titoli:

questo era il Corriere, o Il resto del Carlino

Quindi l’invito è a fare come nel Regno Unito e Spagna: il Covid è un’influenza, se stai bene, o hai sintomi minimi, non fare test e curati come faresti con un’influenza. Se hai un po’ di febbre stai a casa, ma non intasare i pronti soccorso, e l’epidemia, ormai endemica, viene seguita in modo esemplificativo, cioè campionando specifici medici e presidi ospedalieri e valutando sulla base di questi, come si muove il virus, se esistono varianti, la sua gravità etc.

Il problema però cessa di essere sanitario: se tutti sono destinati ad ammalarsi, in un modo o nell’altro, puoi controllare il processo, non puoi fermarlo. Con 230 mila nuovi casi acclarati al giorno, cioè gente che ha fatto il test ed è positiva, e con chissà quante persone che sono positive e non lo sanno perché asintomatiche o paucisintomatiche, cioè pensano di avere un raffreddore, non sembra poi tanto impossibile che, in un tempo non enorme, la parte maggioritaria della popolazione si sarà ammalata e quindi avremo l’immunità di massa, o meglio un’iniezione endemica proprio come il raffreddore o l’influenza.

Il problema diventa però politico. Non si può aver chiesto sacrificio enormi agli italiani, aver mandato in malora categorie intere di lavoratori, fomentato una lotta intestina al limite della guerra civile, e poi dire “Ok va bene tutto superato”. Ieri Affaritaliani postava un’idea che stava circolando, evidentemente, nelle sfere governative, per un obbligo vaccinale duro e progressivo, con un incremento delle sanzioni e la riduzione dell’età di obbligo prima a 40 e poi a 18 anni. In altri paesi si potrebbe pensare alla casualità, ma non in Italia, dove si fa capire la “Exit strategy” del governo.

Appare evidente che a Roma si stiano per schiantare contro un bel muro di mattoni: la strategia di contenimento non  funziona, rinchiudere i soli non vaccinati non è sufficiente, i vaccini non garantiscono l’arresto del contagio, un lockdown generale è ora improponibile. Manca il coraggio per una decisione all’inglese o alla spagnola, paesi che hanno le nostre stesse percentuali vaccinali, o minori. Che fare allora , tra l’altro alla vigilia dell’elezione del capo dello stato, unico passaggio che interessa alla guerra per bande burocratica della capitale? Ecco cosa proporranno: “Lo scambio”: obbligo vaccinale generale in cambio di fine delle misure di contenimento e di tracciamento. Un obbligo a fronte di quella che, comunque, è una scelta obbligata, dalla quale non si potrà scappare, ma che verrà ad essere una specie di alibi dietro il quale si nasconderà il governo Brunetta – Speranza. Una botta di paternalismo “Vi siete comportati bene, allora vi lascio giocare fino a tardi”. Non il frutto di una scelta ragionata, ma il solito tirare a campare, infischiandosene, ovviamente della democrazia, ma sempre sotto la scrosciante pioggia di applausi da parte dei media. Questo, purtroppo, è il vero male dell’Italia.

 

 


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