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Il governo USA vuole riempire le riserve strategiche, ma il problema è il prezzo

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L’anno scorso, l’amministrazione Biden ha condotto la più grande vendita mai realizzata dalla Riserva Strategica di Petrolio (SPR), per un importo di 180 milioni di barili, nel tentativo di stabilizzare l’impennata dei prezzi del petrolio in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.

L’amministrazione ha fissato l’obiettivo di iniziare a ricostituire le riserve una volta che i prezzi del petrolio fossero scesi a 70 dollari al barile, ma in seguito il dipartimento ha annunciato che spera di firmare contratti di acquisto del petrolio a 79 dollari al barile.

Però il petrolio è rimasto fra gli 80 e gli 85 dollari al barile, per cui le riserve conservate nelle cave di sale ha continuato a calare e ora ha toccato livelli raggiunti l’ultima volta nel 1983. La riserva strategica conteneva solo 351 milioni di barili di greggio al 27 ottobre, dopo un altro prelievo di 20 milioni di barili nell’anno in corso, suscitando nuove preoccupazioni riguardo alla sicurezza energetica del paese. E ora alcuni osservatori del settore accusano l’amministrazione di ritardare la questione.

Non credo che abbiano alcun senso di urgenza. Perché, in nome di Dio, il Dipartimento dell’Energia non ha venduto a 100 e poi ha acquistato a 70 quando ne aveva l’opportunità?  ha detto a Yahoo Finance Ed Hirs, ricercatore di energia presso l’Università di Houston, in una recente intervista.

Quest’anno il Dipartimento dell’Energia ha aggiunto solo 5 milioni di barili alla riserva, decisamente troppo poco data l’entità del deficit. Ma il governo si è difeso affermando di essere alle prese con un significativo ostacolo logistico al rifornimento.

  • Innanzitutto, ha dovuto completare le vendite di petrolio imposte dal Congresso per la prima volta nel 2015, che avevano minacciato di drenare altri 140 milioni di barili nei prossimi anni per finanziare la manutenzione delle strade e le carenze di bilancio, cosa che è riuscita a realizzare solo nel marzo di quest’anno.
  • In secondo luogo, l’operazione è stata ostacolata da uno sforzo di modernizzazione in corso presso il programma SPR denominato Life Extension 2 che mira a migliorare l’integrità operativa.

Ma il DoE ora afferma che gli acquisti d’ora in poi dovrebbero procedere senza intoppi.

Ci sono dei problemi:  lamministrazione Biden dovrà acquistare a un prezzo significativamente più alto rispetto al livello di qualche tempo fa, quando avrebbe dovuto comperare. Inoltre, eventuali programmi di riacquisto dovrebbero essere attentamente coordinati per evitare aumenti dei prezzi.

Questo ci riporta al rapporto di Standard Chartered all’inizio di questa settimana, in cui si osservava che il petrolio a 98 dollari è abbastanza ben supportato dai fondamentali della domanda e dell’offerta, con le aspettative che la domanda globale crescerà di 1,5 milioni di barili al giorno (mb/g) nel 2024, con i paesi non-OPEC. l’offerta aggiunge 0,88 mb/g guidata da Stati Uniti, Canada, Guyana e Brasile.

StanChart ha inoltre previsto deficit di offerta nel primo e nel secondo trimestre che alla fine lasceranno il posto a un lieve surplus nel secondo semestre, mentre l’obiettivo dell’OPEC di stabilizzare i prezzi in un intervallo accettabile probabilmente continuerà, portando potenzialmente a un ulteriore inasprimento dei fondamentali nel 2025.

Detto questo, il governo USA non avrebbe problemi a trovare abbastanza petrolio per riempire l’SPR: la produzione di petrolio greggio degli Stati Uniti è salita al massimo storico di 13,2 milioni di barili al giorno. Il problema è che la riempirà a un prezzo molto elevato. 

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La nuova legge sulla difesa blocca le vendite di SPR alla Cina

A luglio, il Senato degli Stati Uniti ha approvato un emendamento al disegno di legge annuale sulla difesa che proibirà alla Cina di acquistare petrolio dalle scorte di emergenza degli Stati Uniti. Votando a stragrande maggioranza a favore del disegno di legge, 85 contro 14, l’emendamento verrà ora aggiunto al National Defense Authorization Act (NDAA), che dovrebbe essere approvato entro la fine dell’anno.

Co-sponsorizzato dal senatore democratico Joe Manchin e dal suo omologo repubblicano Ted Cruz, l’emendamento mira a limitare le vendite di petrolio statunitense dalla Strategic Petroleum Reserve (SPR) alle società sotto il controllo del Partito comunista cinese. Il disegno di legge vieta anche l’esportazione di petrolio greggio dalla SPR alla Cina.

La sua approvazione ha significato un cambiamento significativo nella politica energetica del Paese e potrebbe avere implicazioni significative per i mercati petroliferi globali. Per cominciare, renderebbe più difficile per altri paesi cooperare pienamente con gli Stati Uniti nel coordinare i loro rilasci SPR ogni volta che i prezzi del petrolio aumentano. Questo avrebbe come consieguenza che le politiche dei governi nel limitare le fluttuazioni nel prezzo del petrolio non avrebbero successo.

Nel 2021, l’amministrazione Biden ha contattato diversi paesi tra cui Cina, India, Corea del Sud e Giappone, esortandoli a sincronizzare il rilascio di greggio dalle loro riserve strategiche di petrolio (SPR) nel tentativo di abbassare i prezzi globali dell’energia.


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