Seguici su

Attualità

Il Giappone vuole adattare la propria legislazione alla prospettiva della fusione nucleare

Il governo di Tokio si rende conto di essere in ritarno nella realizzazione della fusione quindi a giugno adatterà budget e normativa a questa prospettiva

Pubblicato

il

Tokyo cerca di stabilire i tempi per l’elaborazione di una nuova legislazione a sostegno dello sviluppo della fusione e per l’inizio dei test nella politica di base del Paese per la gestione e la riforma economica e fiscale, che sarà compilata a giugno. La notizia è stata riportata da Nikkei.

La realizzazione di un reattore con energia da fusione potrebbe trasformare le politiche del Giappone nei confronti dell’energia nucleare.
Le reazioni di fusione nucleare sono considerate sicure perché si arrestano a meno che non si aggiunga continuamente combustibile, rendendo improbabili le reazioni di fuga e le fusioni. Inoltre, non producono scorie nucleari radioattive di lunga durata, o almeno la produzione è controllabile e perfino utilizzabile

La maggior parte delle centrali nucleari tradizionali del Giappone – che producono energia dalle reazioni di fissione – sono inattive a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza dei disastri, e non esiste un calendario per il loro riavvio. I piani per la costruzione di nuovi impianti o per la sostituzione di quelli esistenti non sono usciti dal tavolo da disegno, anche se presenti.

L’attuale strategia del Giappone prevede di raggiungere la generazione di energia da fusione intorno al 2050, ma non c’è ancora chiarezza sui tempi dei test. Gli Stati Uniti e la Cina mirano a testare la generazione di energia entro il 2030, mentre il Regno Unito punta al 2040. Questi obiettivi hanno spinto Tokyo ad accelerare i propri piani, anche a costo di rivedere la legislazione.

Tuttavia, molti esperti ritengono che la commercializzazione della fusione nucleare sia improbabile per alcuni anni, troppo tardi per contribuire alla riduzione dei gas serra prevista dall’Accordo di Parigi del 2015, il famoso accordo che appare ogni giorno sempre più incredibile e che condiziona le politiche di mezzo mondo.

Anche se la fusione raggiungerà la commercializzazione, i costi saranno probabilmente più elevati rispetto alle energie rinnovabili e all’energia nucleare tradizionale. La fusione potrebbe richiedere apparecchiature di grandi dimensioni realizzate con materiali nuovi e sofisticati, oppure, al contrario, apparecchiature di dimensioni non enormi, ma multiple. Insomma cè ancora grande incertezza su quale sarà la soluzione migliore.

Il più grande progetto di ricerca finalizzato alla commercializzazione della tecnologia della fusione è il Reattore Sperimentale Termonucleare Internazionale (ITER), a cui partecipano 35 Paesi e regioni, tra cui Giappone, Stati Uniti e Unione Europea. Ognuno di loro sta sviluppando diverse apparecchiature, con l’assemblaggio finale che avviene in Francia. Una delle soluzioni più promettente è quella prtita dal MIT, ma ci sono anche soluzioni esotiche, come quella della fusione per pressione.

A causa di problemi con le parti e altri fattori, si prevede che l’inizio delle operazioni sarà ritardato di diversi anni rispetto all’obiettivo originale del 2025. Il MIT prevede di avere la fusione commerciale per il 2030.


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito


E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento