Attualità
Il Giappone torna al nucleare in grande stile: riparte la centrale più grande al mondo. Una lezione di realismo energetico
Svolta energetica a Tokyo: via libera al riavvio di Kashiwazaki-Kariwa. Il governo punta all’autonomia energetica per tagliare la dipendenza dal gas estero.

Mentre in altre latitudini si discute ancora di massimi sistemi e si rincorrono sogni energetici talvolta irrealizzabili, il Giappone sceglie la via del pragmatismo. La notizia è di quelle che pesano: Tokyo sta per riavviare la centrale nucleare più grande del mondo, Kashiwazaki-Kariwa. Una mossa che segna non solo il ritorno di TEPCO (Tokyo Electric Power Company) sulla scena operativa post-Fukushima, ma soprattutto un cambio di passo decisivo nella strategia energetica del Sol Levante. L’obiettivo? Smettere di dipendere dagli umori dei mercati internazionali del gas e puntare dritto all’autonomia energetica. Il governo stava tentando di riattivare questa centrale da oltre unanno.
Kashiwazaki-Kariwa: il gigante si risveglia
Il governatore della prefettura di Niigata, Hideyo Hanazumi, ha dato il suo “via libera” preliminare.3Manca ancora il timbro definitivo dell’assemblea prefettizia e dell’autorità di regolamentazione nucleare, ma la direzione è tracciata. Si parla della riattivazione dei reattori numero 6 e 7, quelli più avanzati, recenti e potenti.
Perché è importante?
- Capacità mostruosa: L’impianto ha una capacità totale di 8.212 MW. Per intenderci, è un gigante in grado di spostare gli equilibri della rete elettrica nazionale. I due reattori di pronta riattivazione generano 1,3 GW ciascuno.
- Simbolo della rinascita: È la prima volta che TEPCO, l’operatore al centro del disastro del 2011, ottiene il permesso di riavviare un reattore.
- Sicurezza: La centrale è ferma dal 2012. In questi anni sono stati fatti investimenti massicci per adeguarsi a standard di sicurezza post-Fukushima che sono tra i più severi al mondo.
Una visione strategica: autonomia vs. importazioni
Qui sta il cuore “politico” ed economico della questione. Il Giappone, povero di risorse naturali, è diventato negli anni un hub mondiale per il commercio del GNL (Gas Naturale Liquefatto). Tuttavia, essere un crocevia commerciale non significa avere sicurezza energetica. Il governo giapponese ha capito che affidarsi esclusivamente alle importazioni di combustibili fossili (costose e geopoliticamente volatili) è un suicidio economico a lungo termine.
La nuova politica energetica giapponese è un capolavoro di realismo keynesiano: investire in infrastrutture interne (il nucleare) per stabilizzare i costi e sostenere l’industria manifatturiera.
Ecco come cambia il Mix Energetico Giapponese:
| Fonte Energetica | Ruolo Attuale | Obiettivo Strategico (2040) | Funzione Economica |
| Nucleare | In ripresa (8,5% nel 2023) | 20% circa | Carico di base (Baseload), stabilità dei prezzi, zero emissioni. |
| Rinnovabili | In crescita | 40-50% | Decarbonizzazione, ma necessita di backup. |
| GNL / Fossili | Dominante ma costoso | In riduzione | Ridurre la bolletta delle importazioni e la dipendenza estera. |
Il riavvio di Kashiwazaki-Kariwa serve proprio a questo: fornire quel “baseload” (energia costante) che il solare e l’eolico non possono garantire, abbattendo al contempo la bolletta energetica nazionale che soffre per l’acquisto di GNL sui mercati spot.
Non solo vecchi reattori: il futuro è SMR
Il Giappone non si limita a rispolverare il vecchio hardware. C’è una visione industriale di lungo periodo che guarda ai SMR (Small Modular Reactors). Aziende come IHI e Chubu Electric Power stanno già collaborando con partner americani (come NuScale Power) per sviluppare reattori modulari:
- Costruibili in fabbrica (tempi e costi ridotti).
- Ideali per un territorio complesso come quello giapponese.
- Potenziale oggetto di export tecnologico.
Certo, siamo ancora alle fasi iniziali e mancano quadri normativi completi, ma l’interesse industriale segnala che il nucleare è tornato ad essere centrale nel piano industriale del Paese. Il problema è che la realizzazione degli SMR sta richiedendo molto più tempo del previsto, per cui bisogna, come soluzione di transizione, riattivare i reattori esistenti.
L’opinione pubblica e i rischi
Non è tutto rose e fiori. La memoria di Fukushima è viva e la popolazione di Niigata è spaccata a metà: un sondaggio recente mostra il 50% favorevole al riavvio e il 47% contrario, con una forte preoccupazione sulla gestione TEPCO. Tuttavia, il governo sembra aver deciso che il rischio economico di rimanere senza energia a basso costo sia superiore ai rischi operativi, mitigati dai nuovi standard di sicurezza.
In conclusione, mentre l’Occidente spesso si perde in dibattiti ideologici, il Giappone ci insegna che la transizione energetica si fa con i numeri, non con gli slogan. Riavviare il nucleare significa riprendere il controllo del proprio destino economico, riducendo la dipendenza dall’estero e garantendo energia stabile alle proprie imprese. Una lezione di sovranità che faremmo bene ad osservare con attenzione.
Domande e risposte
Qual è il vantaggio economico immediato per il Giappone nel riavviare questa centrale?
Il vantaggio principale è la riduzione drastica delle importazioni di Gas Naturale Liquefatto (GNL). Il Giappone spende cifre colossali per importare combustibili fossili necessari a far girare le centrali termoelettriche. Riattivare Kashiwazaki-Kariwa, con i suoi oltre 8 GW di potenza, permette di sostituire una quota enorme di generazione a gas con energia nucleare, i cui costi operativi sono molto più stabili e non soggetti alla volatilità geopolitica dei mercati degli idrocarburi.
È sicuro riaprire una centrale gestita dalla TEPCO dopo il disastro di Fukushima?
È la preoccupazione principale del 70% dei residenti locali. Tuttavia, la situazione è molto diversa dal 2011. L’autorità di regolamentazione nucleare giapponese ha imposto standard di sicurezza estremamente rigidi, che hanno richiesto anni di adeguamenti e investimenti miliardari prima di concedere qualsiasi permesso. Il riavvio è subordinato a controlli tecnici severissimi e all’approvazione politica locale. Non è un “liberi tutti”, ma un processo graduale e sorvegliato.
Cosa sono gli SMR e perché il Giappone ci sta puntando?
Gli SMR (Small Modular Reactors) sono reattori nucleari di piccola taglia, costruiti in serie in fabbrica e assemblati in loco.5 Il Giappone li vede come il futuro per due motivi: riducono i tempi e i costi mostruosi di costruzione delle grandi centrali tradizionali e offrono una flessibilità maggiore per la rete elettrica. Inoltre, rappresentano un’opportunità industriale: il Giappone vuole sviluppare questa tecnologia non solo per uso interno, ma per esportarla in un mondo affamato di energia pulita e sicura.








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