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Il Giappone si stacca dalla UE: no sanzioni al petrolio russo

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Il Giappone è scettico sulla propria capacità di seguire le orme dell’UE ed l’embargo il petrolio e i prodotti petroliferi russi, ha affermato oggi il ministro dell’economia, del commercio e dell’industria del paese Koichi Haguida,  citato da Reuters. Pare che essenzialmente  può che una effettiva fattibilità, il problema sia collegato al fatto la strategia non danneggi, anzi avvantaggi, la Russia.

I commenti arrivano dopo che il presidente degli Stati Uniti ha detto che avrebbe discusso di ulteriori pressioni sulle sanzioni sulla Russia con gli altri membri del G7. Il mese scorso gli stessi Stati Uniti hanno vietato tutte le importazioni russe di petrolio e prodotti raffinati.

All’inizio di questa settimana, il braccio esecutivo dell’Unione Europea, la Commissione Europea, ha proposto una graduale eliminazione fra sei mesi delle importazioni di petrolio russo, con la scadenza per i prodotti raffinati fissata per la fine dell’anno.

“Dato che il Giappone ha risorse limitate, ci troveremmo in difficoltà a tenere il passo immediatamente”, ha detto Haguida ai media a margine di una visita negli Stati Uniti, dove ha chiesto al segretario per l’Energia Jennifer Granholm un aumento delle consegne di GNL negli Stati Uniti agli Stati Uniti. Giappone.

Secondo Reuters, il petrolio russo rappresenta solo il 4% delle importazioni totali di petrolio del Giappone. In questo contesto, il commento di Haguida suggerisce sostanzialmente che il Giappone non può trovare un fornitore alternativo per quel 4%, almeno non rapidamente. Però probabilmente il Giappone non vuole danneggiare altri progetti di investimento in Russia o, semplicemente, ritiene che la mossa sia inutile.

All’inizio di quest’anno, in mezzo al massiccio esodo delle imprese occidentali dalla Russia, il Giappone ha dichiarato che non avrebbe abbandonato i progetti nel settore oil & gas di cui ha quote di minoranza in Russia. Fra questi il progetto Arctic LNG 2 di Novatek e del progetto Sakhalin 2 LNG, che Shell ha abbandonato all’inizio di quest’anno. Il paese è anche coinvolto nei progetti petroliferi Sakhalin-1 e Sakhalin-2.

Il ministro Hagiuda ha in realtà detto alcune parole di puro buon senso: se il Giappone abbandona i progetti in corso le quote saranno prese da competitor che porteranno alla fine, con grosso vantaggio proprio, i progetti. Inoltre imporre i bandi non fa altro che far aumentare i prezzi del petrolio, incrementando quindi i profitti per la Russia. Una tattica poco intelligente, e a conferma di questo è  il fatto che sia stata definita dalla Commissione.


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