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IL DISCORSO DI CONTE: LA LEGA COME RANA BOLLITA O VERSO LA LUNGA MARCIA?

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Il discorso del primo ministro Conte, annunciato come se fossero le ultime parole detta sulla faccia della terra prima della fine, alla fine è stato, apparentemente, piuttosto noioso. Ha chiesto ai partiti della sua maggioranza, usciti profondamente mutati dalle elezioni e con rapporti di forza diversi, se vogliano seguirlo e proseguire nell’esperienza governativa, e questi hanno risposto di si.

Si è trattata quindi, ad una prima lettura, di una domanda ovvia alla quale è stato risposto in modo altrettanto ovvio: Salvini ha risposto “La Lega c’è, anzi non perdiamo tempo”, e Dii Maio, il leader ferito, non poteva che dire si e chiedere “Meno polemiche”, il che significa togliere diritto di parola a Fico ed all’ala movimentista. Quindi un discorso che , ad una lettura superficiale, non viene che a confermare l’ovvio, cioè che, in questo momento, nessuno dei due ha interesse a rompere.

In realtà c’è un qualcosa di più profondo, che può essere capito solo ricordando che l’apparente gioco a due governativo è, in realtà, un triangolo, in cui il lato più acuto è detenuto dal rappresentate della  UE in Italia. Per capire  quello che è successo in questo anno di governo bisogna proprio passare dal rapporto a due alla più complessa relazione a tre: pensate veramente che tanti cambiamenti radicali nelle politiche dei singoli partiti, nei loro programmi, siano avvenuti solo perchè i partiti si siano “Normalizzati”? La Normalizzazione c’è stata, ma perchè imposta dal terzo contraente che, ora, si fa sentire tramite Conte: volete continuare a giocare al mio gioco oppure no?

Il Movimento cinque stelle non ha alternative e questo va bene al Conducente del gioco: vuole ridurlo dimensionalmente sino al punto di essere totalmente succube al PD, un po’ come in passato erano Rifondazione, i Verdi o i Verdini con il PDS, cioè forze satelliti che portavano quella cosina in più per cui non si aveva, in apparenza, un governo monocolore, ma che non disturbavano. Il programma della Lega è quella invece di farla bollire lentamente, come è avvenuto con Forza Italia prima e  con Renzi dopo: spegnerne gli entusiasmi, tarparne le iniziative, umiliarla con le immagini della Marina Militare che sbarca gli immigrati, sino al momento in cui gli elettori se ne andranno a cercare altri lidi.

Salvini per ora sembra stare al gioco, sembra essere entrato nella trappola. In Italia chi rompe, chi cerca le elezioni non è mai stato molto fortunato, soprattutto quando ha tutti i media di regime contro. Inoltre i tempi non sono ancora maturi e lo saranno solo quando gli ultimi berlusconiani si  saranno estinti, fatto che, per fortuna, accadrà presto viste le reazioni post elettorali. Nello stesso tempo sa di non potersi far normalizzare. Quindi i prossimi mesi saranno di guerriglia: Conte e Tria punteranno all’accordo con la UE ed all’aumento IVA, la Lega risponderà con i Minibot e con la guerriglia fiscale; Conte e Toninelli punteranno su Atlantia, lui metterà i bastoni fra le ruote; Conte vorrà norme astruse per i cantieri, Salvini chiederà la massima semplificazione. Una guerra di logoramento, una lunga marcia verso il potere vero. Bisognerà vedere se prima non sarà cotto come la rana.


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