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Economia

Il contestato sistema Nutriscore inizia ad essere abbandonato: i criteri di valutazione vengono cambiati arbitrariamente

Il gruppo tedesco Berief Food abbandona il Nutriscore,, che inizialmente aveva fortemente sostenuto, perchè i criteri di valutazione sono stati cambiati senza informare le aziende e sono praticamente impossibili da seguire per le bevande. Se dai un potere ad un organo di controllo non lamentarti se lo applica arbitrariamente

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Tabella nutriscore
Tabella nutriscore

Il sistema Nutriscore, il semaforo alimentare che dà un voto con un colore ai diversi prodotti, inizia ad essere abbandonato perfino dai suoi principali cultori: i produttori tedeschi di alimenti vegetali. Perché sono stati cambiati i criteri di assegnazione dei voti, e questo ha reso il sistema meno trasparente e più manipolabile. 

Il Nutriscore dà un colore e una lettera , da verde a rosso, e da A a E  a seconda di criteri nutrizionali decisi a monte. La sua finalità era quella di facilitare la scelta del consumatore, ma proprio il fatto che fosse uno strumento così “Secco”, senza indicazione dei nutrienti per categoria e senza rapporto con il consumo quotidiano del prodotto, lo aveva visto contestato in alcuni paesi, fra cui l’Italia: infatti prodotti tradizionali, come l’olio d’oliva o il parmigiano, finivano in categoria “Rosse” o verso la “E”, semplicemente perché facevano il proprio lavoro, cioè erano alimenti nutrienti, senza considerare che una persona non beve un litro d’olio d’oliva e che il fatto di esser nutriente deve essere comparato con l’uso quotidiano del bene stesso.

Al contrario Nutriscore “Approva ” o “Boccia” indipendentemente da quello che ne è l’uso quotidiano e la presenza di additivi o coloranti chimici, per cui un prodotto come le bevande “Zero” otteneva ottimi voti, e prodotti naturali e traadizionali venivano bocciati.

Le aziende lo abbandonato

Ora anche chi lo aveva sostenuto lo sta abbandonando: come riporta la FAZ secondo Bernd Eßer, industriale del settore dei cibi a base vegetale, il semaforo alimentare attualmente sta perdendo la sua funzione di informatore alimentare sintetico, a tal punto che la sua azienda lo sta abbandonando. 

lL’amministratore delegato di Berief Food, produttore di prodotti a base vegetale come il latte d’avena, è stata una delle prime aziende tedesche a esporre il semaforo alimentare sui propri prodotti. Ora Berief Food sarà la prima azienda ad abolirli.

Il problema è semplice: il Nutriscore si basa su dei criteri di calcolo che qualcuno crea ed applica. Se questo regolatore viene a cambiare i criteri, prodotti che fino a ieri erano buoni, diventano improvvisamente cattivi e cambiano di categoria, spiazzando il produttore.

Fino a poco tempo fa molte varietà di latte d’avena di Bernd Eßer si erano comportate molto bene ed aveva degli ottimi voti. Dalla fine dell’anno la situazione è cambiata: all’improvviso molti dei suoi prodotti  a base vegetale ha preso una brutta valutazione, anche se la ricetta è rimasta la stessa. Altri produttori di latte e bevande vegetali la pensano allo stesso modo.

Ciò è  stato dovuto all’applicazione di un nuovo metodo di calcolo che ha valutato gli zuccheri in modo molto più rigido, soprattutto quando le fibre sono scarse.D’altra parte, se un prodotto contiene molte proteine, questo ha un impatto più positivo. La modifica è intesa a “migliorare ulteriormente il valore informativo del Nutri-Score”, scrive il Ministero federale dell’alimentazione e dell’agricoltura (BMEL) sul suo sito web, ma , in questo modo, dall’oggi al domani, un ente può cambiare la percezione del pubblico sui prodotti alimentari.

Un altro cambiamento incide negativamente sul punteggio di Berief: il latte d’avena, come quello vaccino, è ora classificato come bevanda e non più come alimento. Il modo in cui vengono calcolate le due categorie è molto diverso. ed ancora più rigido.  Quando si tratta di bevande, il criterio più importante diventa il contenuto di zucchero, non importa se questo sia naturalmente presente nel prodotto o sia stato aggiunto. Berief Food non aggiunge zucchero, afferma Eßer, ma questo viene creato durante la produzione. L’obiettivo originale era che “il maggior numero possibile di prodotti avesse un Nutri-Score A o B”. Ma ciò non è più possibile. Perché quando si tratta di bevande, solo l’acqua ottiene il punteggio migliore.

Ovviamente nessuno spiega ai consumatori che non è il prodotto ad essere cambiato, ma il sistema di calcolo e di classificazione, per cui sta consumando esattamente lo stesso latte d’avena di prima, e questo trasmette un’immagine negativa sui produttori.

La via più semplice è la via sbagliata

I produttori  francesi e tedeschi erano ben felici di adottare il Nutriscore, utilizzato da oltre 800 aziende, perché avrebbe permesso a prodotti elaborati e raffinati di avere un punteggio migliore, nell’illusione che per informare il consumatore bastasse una lettera e un colore.

Ora iniziano anche loro a capire cosa significhi mettere i propri prodotti nelle mani delle valutazioni di enti che, alla fine, rispondono a indicazioni massimalistiche ed esterne: se lo zucchero fa male, allora deve essere eliminato sempre e dappertutto, anche se senza zucchero, purtroppo non si vive.

Si poteva seguire un’altra via, quella difficile di educare all’alimetazione corretta, e quindi di informare quali principi alimentari sono prodotti negli alimenti, permettendo a ciascuno di costruirsi la propria dieta equilibrata. Invece si è scelta la vita facile: una lettera e via, per cui si dà l’idea che si debba evitare un prodotto nutriente, come un formaggio, sempre, mentre ci si possa ingozzare, ad esempio, di coca zero. Tra l’altro mettendosi nelle mani di chi può, da un giorno all’altro, cambiare i criteri di valutazione


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