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Il colosso svedese Ericsson ha pagato tangenti all’ISIS per conquistare il mercato iracheno

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Il colosso svedese delle telecomunicazioni Ericsson ha confermato che nel 2019 i suoi dipendenti in Iraq hanno pagato tangenti per attraversare determinate strade, violando la politica aziendale.  Il pagamento avrebbe avuto luogo “nel tentativo di ottenere l’accesso al mercato”, avrebbe confermato il CEO. Ovviamente enorme l’imbarazzo dell’aziende che ha visto cadere anche il valore delle proprie azioni.

Questi pagamenti sono avvenuti quando l’ISIS era ancora in possesso di parti dell’Iraq nordoccidentale e controllava strettamente l’area attorno alla grande città di Mosul, per cui sarebbe stato difficile passare senza conseguenze, se l’organizzazione terroristica non fosse stata d’accordo.

L’amministratore di Ericsson Borje Ekholm ha rilasciato un commento relativo a un’indagine in corso per le tangenti : “Con i mezzi a nostra disposizione non possiamo definire chi fossero i percettori finali di questi pagamenti”. Comunque il codice interno dell’azienda sarebbe stato violato più volte in Iraq dal 2011 al 2019. Da quanto si è appreso sarebbero stati compiuti i seguenti atti:

  • donazioni in denaro senza un chiaro beneficiario;
  • pagamenti  di fornitore per lavori senza un ambito e una documentazione definiti;
  • utilizzare i fornitori per effettuare pagamenti in contanti;
  • viaggi e spese non documentati;
  • uso improprio di agenti di vendita e consulenti.

La situazione imbarazzante è cessata, ma solo perché l’ISIS non ha più il controllo di nessuna parte dell’Iraq ed è stato ricacciato da buona parte del Medio Oriente. Tra l’altro la società ha aperto l’indagine interna solo a seguito di forti pressioni da parte dei media. Non è impossibile che la vicenda venga anche a sfociare in indagini internazionali più complesse.


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