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Euro crisis

I VERI ANTIEUROPEISTI SONO I SOSTENITORI DELL’EURO! (di Antonio M. Rinaldi)

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La più grande abilità di chi si ostina ancora indefessamente nel sostenere che l’irreversibilità dell’euro sia l’unica via perseguibile per il raggiungimento della “mission” europea è nell’essere riusciti abilmente ad inculcare nei cittadini la convinzione errata che l’Europa e la moneta comune siano concetti inscindibili. Facendo leva sul comune e corretto sentimento popolare, dopo millenni di guerre e contrasti, sono convinti infatti che per garantire al Vecchio Continente finalmente stabilità, pace e progresso economico è stato necessario essersi affidati alla condivisione della stessa moneta. Anche i Trattati paradossalmente codificano la differenza fra Europa ed euro: Lisbona (Trattato funzionamento unione Europea) specifica negli artt.139/140 la convivenza all’interno della UE fra paesi “in deroga” e paesi “senza deroga“, intendendo cioè la possibilità di continuare ad utilizzare la propria moneta o meno.

Badate bene, per “condivisione della stessa moneta” non s’intende tanto la possibilità di avere in tasca la stessa valuta, ma nella pratica l’aver imposto a monte regole anacronistiche di politica economica uniformi sancite da Trattati e regolamenti che non tengono conto minimamente delle rispettive peculiarità economiche e strutturali di ciascun paese partecipante ma solamente d’interessi ben circostanziati.

Infatti il ruolo aggregatore di questa Europa, bisognosa di trovare brevemente un nuovo equilibrio dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica con la conseguente via libera alla riunificazione della Germania, è stato affidato esclusivamente all’introduzione di una moneta.

In nome di questo errata impostazione, poiché una corretta visione semmai sarebbe stata perseguibile dopo decenni e decenni di piccoli passi verso condivisioni sempre più stringenti in termini fiscali, amministrativi, giurisdizionali, regolamentali e politici, si sono perpetrati i peggiori soprusi proprio nei confronti dell’Europa e dei cittadini europei!

In poche parole se si voleva garantire e realizzare in Europa cioè che era stato tanto promesso e auspicato con la piena condivisione e speranza dei cittadini europei, non si doveva utilizzare l’aggregazione monetaria per poterla perseguire.

Anche perché il disegno di dotare un’area economica così grande prevedeva sin dall’inizio metodi e sistemi che sono stati taciuti all’opinione pubblica: lo smantellamento pianificato delle garanzie costituzionali nazionali fino ad allora conquistate con sacrificio e l’abbassamento del livello di democrazia, fattori non certo compatibili con la società civile auspicata nel XXI° Secolo.

Pertanto se oggi esistono dei concreti pericoli di dissolvimento dell’Europa sono da imputare proprio per avere adottato la stessa moneta con la continua e assoluta complicità e cecità della governance europea nel perseguire la sua sopravvivenza con metodi e sistemi più assimilabili a vere e proprie dittature che a democrazie.

Parlamenti eletti con leggi elettorali capestro per esautorare il più possibile i cittadini da qualsiasi condivisione o addirittura ad arrivare ad insidiare Capi di Governo senza preventiva verifica elettorale e a promulgare leggi accondiscendenti agli interessi di lobby, come quelle ad esempio a discapito della tutela del lavoro, il tutto enfatizzato da classi politiche sempre più accondiscendenti e non disponibili a fare gli interessi del proprio Paese.

Gli Stati sono stati spogliati da qualsiasi residuo di Sovranità e sono considerati e trattati ormai alla stregua di una SpA; il voto non è più degli elettori ma è stato consegnato ai mercati! Sarebbe stato difficile in Europa creare tensioni e situazioni di contrasto più di quanto ci stia ora riuscendo l’euro. Sono riusciti a ribaltare la vera funzione della moneta che deve in ogni caso rimanere al servizio dell’economia reale plasmandosi in continuazione per andare incontro alle sue esigenze e non viceversa, cioè facendo adeguare l’economia reale ai dogmi della moneta!

E’ in atto un tremendo scontro ideologico fra il Nord e Sud Europa, una sorta di resa dei conti rimasta ancora aperta e non del tutto risolta dopo ben due Guerre Mondiali, ma che si gioca questa volta sul piano prettamente economico. Quale esempio più evidente di ciò che sta avvenendo per esempio fra Grecia e Germania?

A questo punto chi sono i veri europeisti? Chi non perde occasione di riempirsi la bocca elogiando e sostenendo questo modello d’Europa, cioè la maggioranza dei politici, dei dirigenti pubblici e privati, di pseudo economisti in cerca di allocazione, imprenditori importatori o che hanno da tempo delocalizzato la propria produzione e impiegati costretti ad accontentarsi di 80 euro?

O chi sostiene invece che gli obiettivi di una pacifica e proficua convivenza e sviluppo comune in Europa possono essere raggiunti senza doversi affidare a questa vera e propria dittatura economica che ha consegnato nelle mani di una oligarchia autoreferenziale ogni potere e che utilizza l’euro come un vero e proprio metodo di governo esercitando ogni tipo di sopruso e imposizione in fregio alla democrazia?

 

Antonio M. Rinaldi


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