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I Piani B esistono da sempre.

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La recente indisponibilità della Francia nel sottostare alle imposizioni previste dai vincoli esterni, ha rilanciato la possibilità concreta che l’area euro possa implodere nel prossimo futuro. Questa considerazione si fonda sul fatto che i francesi hanno chiaramente capito come ormai i vari meccanismi biogiurdidici-economici automatici, realizzati per tentare disperatamente di mantenere in vita la moneta unica, stanno paradossalmente “uccidendo” anche la loro economia, nonostante siano stati concepiti con il loro essenziale contribuito in qualità di co-azionisti di maggioranza della costruzione monetaria europea. Non ritengono (giustamente!) che i Trattati, i Regolamenti e le direttive europee perseguano la crescita, ma piuttosto verso la deflazione e questo non rientra assolutamente negli obbiettivi e negli interessi del loro Paese. Punto.

Infatti “sforare” i vecchi dogmi previsti sin dai tempi di Maastricht, rottamando di fatto il più recente Fiscal Compact che prevede il rispetto del principio del pareggio di bilancio, significa in poche parole aumentare il debito pubblico senza tuttavia avere a disposizione lo strumento principe a disposizione della politica economica per poterlo gestire: la sovranità monetaria. Nel prossimo futuro quindi anche loro saranno accolti nel “girone dei dannati” che annoverano un rapporto PIL/debito superiore al 100%! Ed essendo noto che i nostri cugini transalpini hanno sempre dimostrato di non essere accondiscendenti nella stessa misura di noi (fessi) italiani nel far ricadere l’onere dell’appartenenza al “club” dell’euro solamente facendo ricorso alla leva fiscale, che si concretizza a colpi di avanzi primari da far stramazzare a terra un rinoceronte in corsa, è da scommetterci che quanto prima rispolverino l’unico mezzo possibile rimasto a disposizione per la gestione del debito: il franco.

In tutto questo scenario con la Germania che sta iniziando a fare i conti (finalmente!) con la teoria di Darwin sull’evoluzione applicata all’economia: quando il più forte avrà terminato di fagocitare il più debole, perirà anch’esso per mancanza di prede!

Da molto tempo mi piace raffigurare infatti, nella mia fantasia onirica, l’approccio che i tedeschi hanno verso l’euro: immagino che la signora Merkel ogni sera abbia per le mani un enorme librone contabile, a mo’ di partita doppia, dove sono minuziosamente riportati da una parte i costi e dall’altra i profitti per la permanenza della Germania nell’area euro. In fondo alla pagina, tracciata una grossa linea nera, si tirano giornalmente le somme: finché la differenza penderà a loro favore rimarranno, ma appena le cose cambieranno in senso opposto spunterà prontamente dal cassetto centrale della scrivania di Frau Angela un bel dossier con sopra il timbro “PLAN B” (PIANO B), predisposto sin dal giorno prima della firma di Maastricht e continuamente aggiornato. Naturalmente tutto questo con piena e unisona consapevolezza e consenso di tutta la popolazione disponibile nel rimanere nell’euro fino a quando vi è convenienza per tutti.

Nel mio libro Europa Kaputt, scritto più di un anno e mezzo fa, dedico all’argomento un intero capitolo, intitolandolo addirittura “Piano D”, dove la “D” è per rimarcare

Deutschland, visto che il loro è senz’altro il più articolato rispetto a tutti gli altri Piani B predisposti dagli altri paesi eurodotati.

La Germania in testa continuerà ad adottare l’euro finché converrà alla propria economia e sarà prontissima ad abbandonarlo il giorno stesso in qui verrà meno questo presupposto, al contrario opposto di come noi intendiamo l’appartenenza all’aggregazione monetaria! Chi crede che non esistono da sempre dei dettagliati e circostanziati Piani B per un ritorno ordinato alle rispettive valute nazionali o è un ingenuo sprovveduto o è in totale malafede!

E noi?

Premesso che la nostra classe politica dirigente non è mai stata in grado di predisporre neanche uno “straccio” di “Piano A” per la permanenza del Paese nell’area euro senza infliggere pesanti mortificazioni e disagi ai cittadini e al tessuto industriale nazionale, figuriamoci se sarà in grado nel futuro di massimizzare un Piano B per una nostra uscita ordinata e non scomposta che non coglierebbe, se non ben gestita, le enormi opportunità che tale eventualità potrebbe offrire per la “rinascita” dell’Italia. Eppure un Piano B esiste eccome anche da noi. Concepito anch’esso negli anni ’90 alla stregua dei piani militari per la salvaguardia strategica nazionale, è gelosamente custodito e aggiornato fra i palazzi della Banca d’Italia e del Ministero dell’Economia.

A rivelarlo a noi mortali non è stato lo stesso sogno che sempre più frequentemente mi ricorda la scena sopra descritta con protagonista la simpatica signora Angela, ma è stato nell’estate del 2011 addirittura un Ministro dell’Economia dal nome Giulio Tremonti… Colpito nel vivo dalle innumerevoli dichiarazioni apparse sulla stampa sin dal 2010 del prof. Paolo Savona in merito all’opportunità che “il nostro Paese predisponga un serio e credibile Piano B per una uscita ordinata”, il Ministro allora in carica sentì l’esigenza di telefonare personalmente al professore per tranquillizzarlo sul fatto che il Piano B esisteva ed era “vivo e vegeto”. Riporto il link http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/276483.pdf del resoconto stenografico dell’audizione al Senato di Savona del 7 dicembre 2011 dove è rivelato a pag.9 il contenuto della conversazione.

Ma l’attuale problema in verità non è tanto l’avere o non avere un Piano B ben articolato che ci ponga al riparo dai disagi immediati di una uscita, ma nel non poter contare su una classe politica in grado di poterlo gestire nel modo ottimale. Essendo convinto sempre più che la decisione di ritorno alla Sovranità monetaria sarà in Italia una scelta che mai nessun governo futuro (si spera almeno eletto) potrà autonomamente prendere per carenze di autorevolezza e di competenza, in caso di implosione “esterna” a noi non imputabile, chi gestirà tecnicamente il traghettamento euro-nuovalira? Gli stessi che hanno dimostrato con incredibile dedizione di sapersi genuflettere alla corte di Berlino e di essere sempre pronti ad eseguire gli ordini e volontà della Troika come neanche i più fedeli collaborazionisti sono mai riusciti a fare? Vogliamo immaginare un Prodi, un

Monti, un Letta o addirittura un riesumato Amato magari con un Draghi alla Presidenza della Repubblica, come esecutori del Piano B? Rischieremo di ritrovarci molto probabilmente in tasca direttamente più un marco che una nuova lira e magari sostituito con un tratto di penna il nome Italia in Italien nella Costituzione!

Perciò guardiamo per una volta ai francesi e alla loro innata propensione a difendere gli interessi propri e non quelli degli altri, magari affidandoci in casa a persone al di sopra di ogni sospetto che finalmente perseguano gli interessi dell’economia reale e non di quella virtuale ad appannaggio esclusivo delle lobby e dei poteri finanziari.

Solo in questo modo potremo paradossalmente assistere alla fine al fatto che come i vincoli esterni ci hanno portato alla rovina e al declino, gli stessi faranno sì che ce ne libereremo definitivamente! Ma attenzione però, perché dovremo essere fra i primi ad uscire per poter cogliere le migliori opportunità altrimenti se, come al solito saremo gli ultimi, rimarremo con il cerino in mano…

Antonio Maria Rinaldi


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