Attualità
I nostri media iniziano – tardi – a capire che in Libya nel 2011 fummo attaccati dalla Francia: l’economia italiana va incontro ad un tentativo di sopraffazione da parte dei “partners” EU?
Sono rimasto stupefatto ieri sera vedendo “Petrolio”, su Rai1. In breve – ancora non ci credo – è stato chiarito senza giri di parole anche per il grande pubblico quanto ripetuto da questo sito fin dal 2012, ossia che l’attacco alla Libya di Gheddafi fu pre-ordinato e gestito in aggressività verso l’Italia prima di tutto dalla Francia (secondo la succitata trasmissione si andò vicinissimi a veder bombardate addirittura le installazioni petrolifere di ENI in Libya per mano francese, lo si evitò in extremis!). In realtà ai tempi ci fu anche la co-interessenza nel cambio di regime da parte dell’altro soggetto che storicamente è stato presente in Libya, la Gran Bretagna: quello inglese fu un errore enorme in quanto così facendo – ottenendo per altro perfettamente nulla in termini materiali – permise la caduta di Berlusconi ossia del miglior alleato anglosassone nell’Europa continentale. Oggi Londra è all’angolo e conta pochissimo in Europa anche grazie all’assenza di alleati, un Cavaliere ancora in sella sarebbe stato preziosissimo per contrastare lo strapotere franco-tedesco (leggasi anche, militare-economico)….
Lo scopo di tale attacco francese a Gheddafi sotto bandiera ONU è presto spiegato: sottrarre la petrolifera Libya all’Italia, nel nome dell’Europa. Si, perchè l’ex regno del Rais Gheddafi è in grado di fornire circa l’11% dell’energia petrolifera europea, ossia potenzialmente di sostituire gran parte del gas russo. Dunque, ecco svelato l’arcano: già ai tempi l’Europa ambiva da una parte ad eliminare un competitor-Paese che stava uscendo dalla crisi subprime come quello meno ferito dai crediti facili, anche per una sostanziale arretratezza – io direi cautela – del nostro sistema bancario; dall’altra voleva impossessarsi delle sostanze petrolifere in mano all’ENI in Libya, il cane a sei zampe di fatto detiene tutti i possedimenti petroliferi più ricchi della zona. Se poi in tutto questo ci fosse scappata anche la possibilità di appropriarsi di aziende sistemiche nazionali meglio ancora.
Ricordiamo il caso dell’ex commissario ONU per la Libya Bernardino Leon pescato con le mani nella marmellata fatta di consulenze (50’000 dollari al mese) con l’accademia di formazione diplomatica degli Emirati Arabi Uniti, peccato che tale stato del golfo appoggiasse dichiaratamente uno dei governi libici, quello orientale di Tobruk [ossia il governo normalmente vicino alle fazioni opposte a quelle pro-italiane]. Guarda caso il sostituto di Leon, è … un tedesco! Quando si dice NON voler risolvere il problema libico, ad arte…
Or dunque, il piano fu molto articolato ed evolvette portando soggetti locali filo-europei, dite anche traditori se volete [ai posteri l’ardua sentenza], al potere. Notate che tutti i governi dopo la caduta di Berlusconi fino a Renzi escluso hanno aperto le porte agli stranieri per l’acquisto delle nostre aziende nazionali, vedasi la legge sulla Golden Share promulgata da Monti o gli svariati tentativi di E. Letta di alienare in direzione Francia gran parte delle aziende della difesa (Finmeccanica, addirittura il think tank Nens di estrazione PD ai tempi indirizzato appunto da E. Letta “consigliava” per il tramite di una consulente d’oltralpe – Lisa Jeanne, dell’università Science Po di Parigi – un’aggregazione di Finmeccanica guarda caso “a qualche gruppo” francese, in effetti E. Letta è finito a lavorare per la scuola dei servizi segreti d’oltralpe, vuol dire che li conosceva bene [e non è l’unico]).
Ma perchè oggi succede questo? Per “questo” intendo perchè anche i media mainstream oggi si svegliano e finalmente spiegano come stano le cose alla gente…
Ecco, la verità – dura – è che come Italia siamo sotto attacco. Attacco vero, che sembra solo economico ma mira invece a fare in modo che il Belpaese alieni i propri assets e perda il proprio benessere: si rammenti che i nostri partners esteri non sono così intrinsecamente stabili come l’Italia [troppa disoccupazione in Francia e Germania han sempre portato a svolte autoritarie, o qualcosa di simile, ndr], ovvero sanno che la crisi economica a breve colpirà anche loro per cui per sopravvivere ossia per continuare garantire benessere alle proprie genti devono impadronirsi di attivi altrui come sempre han fatto in passato con le colonie.
Oggi l’ambita Italia è quasi indifesa e quindi potenzialmente contendibile dato che gli USA sembra(vano) averci abbandonato. Detta in altro modo, grazie ai francesi bellicosi sono lontani i tempi in cui Gheddafi salvava Unicredit dalla nazionalizzazione di fatto rendendo l’Italia l’unico paese occidentale a non aver dovuto salvare le propie banche con soldi pubblici nel post Lehman… Forse i veri motivi dell’esecuzione di Gheddafi non ce l’hanno ancora spiegati…
Eh si, anche riconoscere che senza le centinaia di basi americani nel nostro paese la Repubblica Italiana facilmente sarebbe già stata invasa militarmente dagli ingombranti partners è parimenti una triste realtà dei fatti. Si noti bene che coloro che oggi si dicono nostri partners nell’EU storicamente hanno sempre dovuto approfittarsi delle colonie o dei paesi vicini per poter garantire benessere (e pace sociale) alle proprie genti.
E dunque io di tali popoli proprio non mi fido.
Bene, secondo chi scrive – e tutto sommato anche per Petrolio di Rai1– oggi la colonia in pectore rischia di essere l’Italia: anche le elites del nostro paese lo hanno capito, sanno che andrebbero compromesse anche le loro ricchezze…. E dunque reagiscono. Da qui la trasmissione come quella di ieri su Rai1.
In fondo, forse la situazione è meno drammaticamente complessa: forse i media mainstream ci stanno solo preparando alla possibilità di entrare in una qualche forma di guerra, con e contro chi non lo sappiamo ancora ma è bene che si inizi a percepire che il futuro porterà molti più stenti rispetto al passato. Tutto ciò certamente non guasta in un ambito di austerity e deflazione che si preannuncia epocale.
Spero che anche i nostri lettori inizino a capire cosa sta succedendo, per lo meno questi sono i miei piccoli contributi per farli svegliare dal loro decennale torpore.
Mitt Dolcino
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