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I francesi vogliono il Latino come lingua ufficiale europea. Aiutiamoli!

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In Francia si sta preparando un movimento anti-inglese. Il mese scorso Clement Beaune, ministro francese degli Affari europei, ha lanciato  una campagna per la “diversità linguistica europea”, sottolineando la mancanza di bisogno dell’inglese dopo la Brexit.

“Abituiamoci a parlare di nuovo le nostre lingue”, ha affermato, esponendosi però a feroci critiche. Perfino il paladino dell’uscita della Francia dalla UE, la Frexit, Francois Asselineau, ha criticato il ministro per non aver compreso la posizione della Francia all’interno dell’UE.

“Credere che il francese sarebbe di nuovo la prima lingua in Europa dopo la Brexit non significa capire che l’UE è un’unità geopolitica sotto il dominio degli Stati Uniti e della NATO da 75 anni”,  ha scritto Assileneau, concludendo che per riconquistare la propria lingua la Francia deve riconquistare la propria autonomia.

In realtà c’è proprio una spinta, sia nel governo, sia nella destra e perfino nella sinistra identitaria, per non usare più l’inglese a nessun livello anche comunitario. però si pone un problema: nessun paese accetterà mai l’imposizione della lingua di un altro paese come lingua europea, perchè sarebbe l’esplicitazione della supremazia nazionale sull’UUnione, anche se la Germani, ovviamente la detiene…

Quindi ecco che entra le Figarò, uno dei quotidiani francesi più seguiti, con una proposta apparentemente scherzosa, ma non troppo.  Utilizziamo il latino come lingua dell’Unione Europea. Basta inglese, o peggio, l’inglese imbastardito di Bruxelles, viva la lingua di Orazio, Cicerone, Seneca e Giulio Cesare.  Del resto il Latino è stato diffusamente utilizzato in Europa, e non solo, in ambito culturale e scientifico, sino al XIX secolo. Liebniz scrisse in latino,  così come Copernico, Keplero, Newton, Vico, e solo per citare alcuni nomi più noti alla base della base scientifica europea. Il latino non segnerebbe il vantaggio di nessun paese su di un altro, dato che è molto studiato anche nei paesi nordici. la base sintattica delle lingue europee è basata su quella del latino, nel bene e nel male. Culturalmente sarebbe veramente la ricerca di una base comune culturale. Il Latino era la lingua del Rinascimento, della cristianità, e le fondamenta del diritto  sono in latino.

I vantaggi sarebbero enormi:

  • il latino è una lingua chiara, codificata nei secoli, con forme precise tagliate, letteralmente, nella pietra. Poco si presta ai giri di parole;
  • le direttive e i documenti della commissione avrebbero un fondamento linguistico comune e unico, da cui ciascuno potrebbe tradurre nelle lingue nazionali;
  • il latino classico è soprattutto una lingua scritta. Parlare in latino correttamente richiede prima di studiare bene quello che si vuol dire e costruire correttamente la frase. Vi garantisco che a Bruxelles pensare prima di parlare sarebbe una grande rivoluzione!
  • Non si può malamente tradurre con Google Translate. Provateci, ed avrete dei disastri. Questo fa si che prima di pensare a produrre della legislazione inutile e/o dannosa, tipo quella sui “Caricatori unici dei cellulari”, che non fa dormire la notte decine di deputati (non sto scherzando) dovrete impegnarvi e pensare bene, molto bene a quello che state facendo.
  • Insegnerà a molti il pensiero logico e, soprattutto, farà risparmiare un fracco di tempo.
  • Eviterà i pietosi tentativi di molti commissari di parlare lingue nazionali non loro. Parlino in latino, con la traduzione, meglio NON simultanea, ma preparata.
  • Si darà una giusta vendetta agli studenti liceali, classici e di materie umanistiche europee che, finalmente, avranno un impiego pratico per i propri studi.

Se sembra un progetto strambo vorrei ricordare che Israele ha fatto risorgere la lingua ebrea dopo millenni di abbandono. Chissà che con il latino non ci sia un po’ più di senso pratico. Il latino poco si presta a certi voli pindarici, tipo “Green deal” , “Resilienza” etc. In latino si dice quello che si è fatto e quello che si vuole fare. Le chiacchiere stanno a zero. Se poi consideriamo che color che parlano la lingua dei paesi neolatini contano praticamente la metà del totale, abbiamo fatto filotto. Non vedo l’or di vedere la Von Der Leyen parlare nella lingua di Sallustio. Se ne sarà capace…

 


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