Seguici su

Analisi e studi

I deficit pubblici possono finanziarsi da soli? Un paper econometrico ne chiarisce le condizioni

Il deficit pubblico può finanziarsi da solo, come rivela questo paper econometrico, purchè sussistano delle condizioni specifiche

Pubblicato

il

Un problema delle politiche espansive è che la contestatzione da parte dei soliti austeri è che gli investimenti alla base della politica

Un recente studio di Angeletos, Lian e Wolf (2024) esplora un’idea affascinante nel mondo dell’economia: i deficit fiscali possono autofinanziarsi? In altre parole, è possibile per un governo spendere più di quanto incassa oggi, senza dover aumentare le tasse o tagliare la spesa in futuro? Il paper, econometrico, quindi basato su uno studio matematico statisitco delkl’economia, sarebbe una pietra chiave di un concetto dell’economia che rifiuta la stupida austerita imposta dall’Europa e che potrebbe aprire un cammino verso lo sviluppo.

Un primo pensiero generare dovrebbe essere che il problema, al limite, non è il debito, ma come questo viene generato. Potrei bruciare i soldi per costruire armi che poi faccio distruggere sul campo di battaglia, con un’itilità minima. Potrei costruire un ponte, che abbrevia i tempi di percorrenza fra due aree, per cui potrà fornire una sua utilità per magari un centinaio di anni, on un ritorno economico enorme.

Potrei spenderlo per pagare una relazione sulla produttività dell’Unione Europea, nel qualcaso l’utlità sarebbe limitata al gruppo di ricercatori che ne ha tratto utilità e che, per lo meno, avrà potuto incrementare i proprio consumi.

 

Le condizioni chiave per finanziare un deficit senza aggravi

l documento evidenzia due condizioni principali che devono essere soddisfatte affinché l’autofinanziamento dei deficit sia possibile:

Rigidità nominali: I prezzi nell’economia non si adattano immediatamente ai cambiamenti delle condizioni economiche. Ciò significa che se il governo aumenta la spesa, ciò può portare a un aumento della produzione reale e dell’inflazione, invece di un semplice aumento dei prezzi immediato. Si tratta di una condizione che è stata verificata avverarsi, soprattutto quando lo shock non è esterno.

Violazione dell’equivalenza ricardiana: L’idea di base dell’equivalenza ricardiana è che i consumatori sono lungimiranti e anticipano che un aumento della spesa pubblica oggi porterà a un aumento delle tasse in futuro. Di conseguenza, risparmiano qualsiasi entrata extra dal governo per pagare le tasse future, annullando l’effetto stimolante della spesa pubblica. Affinché l’autofinanziamento funzioni, questa equivalenza deve essere violata. Ciò può accadere se i consumatori hanno una vita finita (come nel modello OLG del documento) o se affrontano vincoli di liquidità.

L’equivalenza ricardiana richiederebbe che tutti pensassero immediatamente all’inflazione quando sentono in TV la notizia di un aumento della spesa pubblica: una situazione francamente irrealistica. Neanche un docente di econometria, entro certi limiti, portrebbe fare una previsione del genere.

Come funziona l’autofinanziamento?

Quando queste due condizioni sono soddisfatte, un deficit di bilancio può innescare una crescita economica  economico. Questo boom, a sua volta, produce due effetti:

  • Genera maggiori entrate fiscali (anche senza aumentare le aliquote) e questo contribuirà a coprire il deficit
  • Genererà inflazione L’inflazione erode il valore reale del debito pubblico, rendendolo più facile da ripagare. In sostanza, il deficit crea le condizioni per il proprio finanziamento.

 

L’autofinanziamento è possibile in condizioni reali?

Il documento sostiene che un grado significativo di autofinanziamento è possibile anche quando il modello teorico è calibrato per riflettere l’evidenza empirica, cioè diati della realtà. In particolare, sottolineano l’importanza di valutare la

  • Propensione marginale al consumo: Quanto i consumatori spendono di qualsiasi reddito aggiuntivo. Se i consumatori spendono quasi tutto quello ricevuto, senza risparmio, allora lo stimolo sarà più elevato;
  • Rigidità dei prezzi: Quanto velocemente i prezzi si adattano ai cambiamenti economici. Se vi è elastici nell’adattamento lo stimolo sarà più efficace. Possiamo ad esempio pensare che il governo agisca controllando le tariffe pubbliche per aumentare l’elasticità dei prezzi all’inflazione
  • Reazione della politica monetaria: Come la banca centrale regola i tassi di interesse in risposta agli stimoli fiscali. La Banche Centrali NON dovrebbe reagire immediatamente all’aumento della spesa o istantaneamente all’aumento iniziale dell’inflazione, permettendo quindi di effettuare la manovra espansiva a debito senza aumentare il peso degli interessi sul debito pubblico e senza reprimere la crescita.
  • Velocità dell’aggiustamento fiscale: Quanto velocemente il governo aumenta le tasse o taglia la spesa per ridurre il debito. La reazione del governo all’aumento del debito dovrebbe essere non immediata, in modo da permettere all’inflazione di ridurre il peso reale del debito.

 

L’autofinanziamento dei deficit non è solo un concetto teorico interessante, ma potrebbe avere rilevanza pratica in determinate circostanze. Tuttavia, è importante sottolineare che questo meccanismo non è una panacea per i problemi fiscali. Funziona solo quando l’economia è in una situazione di sottoccupazione e l’inflazione è contenuta. Se l’economia è già vicina alla piena capacità o l’inflazione è elevata, uno stimolo fiscale può portare a un aumento dell’inflazione senza un corrispondente aumento della produzione, limitando la portata dell’autofinanziamento.

In sintesi, lo studio di Angeletos, Lian e Wolf ci invita a ripensare il modo in cui pensiamo al finanziamento dei deficit. Ci ricorda che, in un mondo con rigidità nominali e consumatori non perfettamente lungimiranti, i deficit possono, in una certa misura, contribuire al proprio finanziamento.

L’autofinanziamento non è una panacea e comunque dipende da come avviene la spesa. Nello stesso tempo bisogna iniziare a ripensare seriamente a tutti i vincoli di carattere fiscale applicati dalla UE. Se crollano i ponti e non si aggiornano le indrastrutture è proprio per una politica improntata esclusivamente a una gretta austerità. Tutta l’intelligenza della comunità si concentra in un banale debito: il rapporto deficit/PIL…


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito


E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento