Euro crisis
Heisbourg e Savona: il destino dell’euro e’ segnato, d-day in un paio d’anni
L’AGONIA DELL’EURO
Giancarlo Mazzuca, direttore de “Il Giorno scrive :
HO PARTECIPATO ieri ad un’interessante conferenza del professore francese François Heisbourg, guru delle strategie internazionali e autore di un libro molto interessante sul futuro della moneta comune. L’incontro, organizzato dall’imprenditore Ernesto Preatoni, mi ha aperto gli occhi sui prossimi scenari del Vecchio Continente. Anche se a Palazzo Chigi siede Matteo Renzi – già ribattezzato, con una punta di cattiveria, Cola di Renzi – in grado di promettere mari e monti, il destino dell’euro appare segnato. L’economista Paolo Savona, che ha sempre manifestato grandi dubbi sulla moneta europea, suggerisce anche una data per il d-day: un paio di anni al massimo.
LA SITUAZIONE è, infatti, destinata ad appesantirsi ulteriormente e anche i tedeschi, pressati da francesi e italiani, saranno costretti a rivedere la loro posizione. Forse provare a fare un passo indietro prima della catastrofe non sarebbe poi male – hanno affermato gli economisti presenti all’incontro – anche perché, e su questo punto i nostri politici continuano a sbagliare, essere contro l’euro, non significa affatto essere contro l’Europa, anzi. Proprio se si vuole salvare l’ideale europeistico, che non può essere solo un’utopia, occorre sacrificare la moneta comune che ci sta trascinando verso l’abisso. Troveremo degli eroi capaci di convincere i partner europei a studiare dei rimedi efficaci, prima che sia troppo tardi?
La tesi di Heisbourg: l’austerità è un errore, l’Europa si salvi abbandonando l’euro
Lo stesso tema e’ ripreso dal Sole 24 Ore
«Quando si separano dei gemelli siamesi, uno muore; così per salvare il sogno europeo bisogna sacrificare l’euro e tornare alle monete nazionali». Questa è la tesi provocatoria del libro uscito a ottobre in Francia di François Heisbourg, dal titolo “La fine del sogno europeo“, presentato alla società del Giardino di Milano alla presenza dell’economista Paolo Savona, il professore Giuliano Urbani e l’imprenditore Ernesto Preatoni. Un attacco alla moneta unica che viene dall’interno delle elites francesi, non da un euroscettico ma da un fervente sostenitore del federalismo europeo, nonché presidente del prestigioso think tank, International Institute for Stretegic Studies (IISS), che vuole far ripartire la costruzione del progetto europeo dalle fondamenta di un’unione politica e fiscale per poi passare a quella economica e monetaria e non viceversa.
«Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, dice che la crisi nell’eurozona è causata da debito pubblico e perdità di competitività: ma se ha ragione nel chiedere riforme per recuperare gli svantaggi (anche la Francia deve fare la riforma del lavoro e delle pensioni), non ne ha quando chiede una svalutazione interna e l’austerità come via maestra per eliminare gli squilibri di bilancio. A quel punto si ottiene solo recessione, aumento della disoccupazione e a quel punto è meglio uscire dall’euro, usare una svalutazione monetaria classica con valute nazionali», spiega Heisbourg. In altri termini sarebbe stato meglio far uscire momentaneamente la Grecia per qualche anno dall’euro, farle prendere una «vacanza dall’eurozona e consentirle di svalutare» e poi farla eventualmente rientrare piuttosto che farle subire sei anni di recessione con i moltiplicatori fiscali sbagliati, come ha ammesso lo stesso Fmi di Blanchard». «Quanto al piano di uscita dall’euro non è traumatico perché potrebbe essere attuato tecnicamente in un lungo weekend, a mercati chiusi, così come accaduto nella separazione della Repubblica cecoslovacca o con l’addio al cruzeiro per il real in Brasile nel 1994». Insomma se «tutto è iniziato con la crisi del 2008, poi si è agravato con la crisi greca del 2010, a quel punto l’euro è diventato un problema e non la soluzione», spiega Heisbourg che prevede una forte avanzata dei movimenti anti-euro alle elezioni europee che avanzeranno in Francia con “Il Front National” di Marine Le Pen e in Olanda. …..
«Nel mio libro sostengo la tesi che l’euro è una moneta che non sviluppa la crescita e che spinge le persone contro il progetto europeo. Io sono un federalista europeo, non un economista di professione, sono un esperto di economia politica. L’euro è stato salvato due volte dal presidente della Bce, Mario Draghi: la prima volta con nel dicembre 2001 con la liquidità dell’Ltro, e la seconda il 25 luglio del 2012 a Londra quando disse che avrebbe fatto: «Whatever it takes», qualsiasi cosa serva per salvare l’euro. Con l’Outright monetary transaction, ha brandito l’arma atomica e ha sconfitto i mercati che scommettevano contro l’euro». Ora, però possiamo fare uno stato federale europeo con imposte federali al 5 o 10% sul Pil, dobbiamo tornare alla crescita e alla riduzione della disoccupazione. Poi avremo un ministero delle finanze comune e poi una banche centrale». «Quanto all’Italia ha ancora un’industria, un avanzo commerciale e una svalutazione monetaria vi favorirebbe. Inoltre vi permetterebbe di monetizzare il debito. In Francia, invece, non avremmo molti vantaggi, mentre la Germania avrebbe un rivalutazione della moneta che con l’euro e stata frenata. In conclusione l’esperimento dell’euro è fallito».
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