Difesa
Guerra India-Pakistan dopo l’attentato in Kashmir: Uno Scenario Possibile
Pakistan e India sono al limite dello scontro militare, nato da un attentato, ma che rischia di incrementarsi per la questione delle acque dell’Indo. Quali sono le forze militari in campo e quali sarebbero le prime fasi del confronto militare? Una nostra analisi

L’attacco terroristico a Pahalgam, nel Kashmir sotto amministrazione indiana, che ha causato la morte di decine di turisti, ha riacceso drammaticamente le tensioni tra India e Pakistan. Le accuse incrociate, la retorica infuocata, le misure diplomatiche punitive reciproche (sospensione del Trattato sulle Acque dell’Indo da parte indiana, chiusura dello spazio aereo pakistano, revoca dei visti) e gli scambi di fuoco lungo la Linea di Controllo (LoC) hanno riportato i due vicini dotati di armi nucleari sull’orlo di un conflitto aperto.
Sebbene una guerra totale sia uno scenario che entrambe le parti, almeno a parole, dichiarano di voler evitare, la storia dei conflitti passati (1947, 1965, 1971, 1999) e la natura intrinsecamente instabile della disputa sul Kashmir rendono l’escalation una possibilità concreta.
Utilizzando le informazioni disponibili e una logica basata sulla teoria dei giochi, proviamo a ipotizzare come potrebbero svolgersi le primissime fasi di un eventuale confronto militare.
Fase 1: La Mossa Indiana – Punizione e Deterrenza
Seguendo la logica espressa da analisti e commentatori indiani dopo attacchi simili (come Uri e Pulwama), e le dichiarazioni ufficiali successive a Pahalgam, una possibile mossa iniziale dell’India mirerebbe a imporre costi significativi al Pakistan e a ripristinare la deterrenza.
Le opzioni sul tavolo, graduate per intensità, potrebbero includere:
- Rottura del Cessate il Fuoco: Abrogazione formale dell’accordo di cessate il fuoco del 2021 lungo la LoC, la linea di controllo, cioè l’attuale confine informale, giudicato da alcuni analisti indiani come uno “stupido cessate il fuoco”, per avere mano libera.
- Fuoco Intenso sulla LoC: Utilizzo massiccio di artiglieria pesante (obici Bofors da 155mm, M777 ultraleggeri) e lanciarazzi multipli (Pinaka indigeni, Smerch russi) per colpire postazioni pakistane, presunte basi di lancio e campi di addestramento terroristici nel Kashmir sotto amministrazione pakistana (Azad Kashmir).
- Azioni “Chirurgiche” Mirate: Possibili attacchi limitati, aerei o terrestri (simili a quelli post-Uri o Balakot), contro specifici quartier generali o infrastrutture terroristiche ritenute responsabili dell’attacco, anche oltre la LoC. Velivoli come i Sukhoi Su-30MKI, i Rafale francesi, i Mirage 2000 (aggiornati) o gli elicotteri d’attacco AH-64E Apache potrebbero essere impiegati.
- Attacchi Missilistici: L’uso di missili da crociera supersonici BrahMos (sviluppati con la Russia) contro obiettivi di alto valore potrebbe essere considerato per mandare un messaggio forte e visibile, minimizzando i rischi per i piloti indiani.
L’obiettivo strategico di Nuova Delhi sarebbe dimostrare risolutezza, punire i mandanti dell’attacco e dissuadere azioni future, calibrando la risposta per evitare (idealmente) un’escalation incontrollata ma accettando il rischio di una reazione pakistana.
Fase 2: La Reazione Pakistana – Risposta “Misurata” e Rischio Calcolato
Il Pakistan, pur negando ogni coinvolgimento nell’attacco di Pahalgam e definendolo una “false flag operation” indiana, si troverebbe sotto pressione per rispondere a qualsiasi azione militare indiana.
La leadership militare e politica pakistana ha dichiarato che risponderebbe “colpo su colpo” (“in kind”) e che una guerra totale è una possibilità se attaccata. La reazione potrebbe articolarsi così:
- Risposta di Fuoco sulla LoC: Immediata e intensa risposta con artiglieria (obici semoventi M109A5, SH-15 cinesi) e lanciarazzi (A-100 cinesi, KRL indigeni) contro postazioni e infrastrutture militari indiane lungo la frontiera contesa.
- Allerta Aerea e Difesa: Massima allerta per le forze aeree (PAF) e attivazione dei sistemi di difesa aerea (come gli HQ-9 di fabbricazione cinese). I caccia F-16 (di origine USA), i JF-17 Thunder (sviluppati con la Cina) e i Mirage III/V sarebbero pronti a intercettare eventuali incursioni indiane e a condurre missioni offensive.
- Possibili Incursioni Aeree: Come avvenuto il giorno dopo l’attacco indiano a Balakot nel 2019, la PAF potrebbe tentare attacchi dimostrativi o mirati contro obiettivi militari in territorio indiano, rischiando scontri aria-aria diretti. Principali obiettivi sarebbero gli aereoporti indiani nell’area del Nord Ovest, dove recentemente si sono concentrate forze aeree indiane.
- Mobilitazione Terrestre: Movimenti di truppe e mezzi corazzati (carri armati Al-Zarrar, T-80UD ucraini, VT-4 cinesi) verso la frontiera per rafforzare le posizioni difensive e segnalare la prontezza a un conflitto più ampio.
La logica pakistana sarebbe quella di dimostrare la propria capacità e volontà di reagire, scoraggiando ulteriori azioni indiane e cercando di riportare la situazione a uno stallo, seppur teso. Tuttavia, la fragilità economica del Pakistan rappresenta un vincolo significativo, rendendo un conflitto prolungato potenzialmente disastroso per Islamabad.
Forze in Campo: Un Confronto Asimmetrico
Un’analisi comparativa delle forze convenzionali (basata su dati recenti di Global Firepower e altre fonti) evidenzia un vantaggio generale per l’India, sebbene con alcune aree di parità o superiorità pakistana:
- Esercito: L’India ha un numero maggiore di personale attivo (circa 1.2 milioni contro 654.000 pakistani), più carri armati (circa 4.200-4.600 T-90S, Arjun, T-72 contro 2.600-3.700 Al-Zarrar, T-80UD, VT-4) e un numero enormemente superiore di veicoli corazzati (quasi 150.000 contro 17.500-50.000). Il Pakistan ha però più pezzi d’artiglieria semovente (circa 660 contro 100 indiani) e lanciarazzi multipli (circa 600 contro 260). L’India prevale nell’artiglieria trainata (quasi 4.000 contro 2.600).
- Aeronautica: L’India ha una flotta aerea complessivamente più grande (oltre 2.200 velivoli contro circa 1.400 pakistani) e più caccia moderni (513-600 Su-30MKI, Rafale, Tejas, MiG-29, Mirage 2000 contro 330-390 F-16, JF-17, Mirage III/V). L’India ha anche più elicotteri totali (circa 900 contro 370), ma il numero di elicotteri d’attacco è più ravvicinato (80 Apache indiani contro 57 Cobra pakistani). L’India ha sistemi di difesa aerea superiori (S-400 russo), mentre il Pakistan si affida principalmente all’HQ-9 cinese. La PAF ha però più aerei da addestramento e leggermente più aerei per missioni speciali (AEW&C) e normalmente è nota per la capacità dei suoi piloti. L’aviazione indiana, in mezzo a questa tensione ha lanciato un’esercitazione chiamata “Akramat”, “Attacco”.
- Marina: Dominio indiano netto. L’India possiede 2 portaerei (INS Vikramaditya e INS Vikrant) contro nessuna del Pakistan, più sottomarini (18 contro 8, inclusi sottomarini nucleari indiani come l’INS Arihant), 13 cacciatorpediniere (contro 0), più fregate (14 vs 9), corvette (18 vs 9) e navi pattuglia (135 vs 69). La Marina Indiana ha capacità “blue-water” (oceaniche), mentre quella pakistana è più una forza “green-water” (costiera).
- Nucleare: Entrambi i paesi sono potenze nucleari dichiarate. Le stime sul numero di testate variano, ma si ritiene che il Pakistan ne possegga un numero leggermente superiore (circa 140-165 contro 130-160 indiane). L’India ha una dottrina dichiarata di “No First Use” (NFU), ma con capacità di rappresaglia massiccia e una triade nucleare (missili balistici terrestri Agni, bombardieri aerei come Rafale/Mirage 2000, sottomarini lanciamissili come l’Arihant). Il Pakistan non ha una politica NFU esplicita e si ritiene possa contemplare l’uso di armi nucleari tattiche per compensare lo svantaggio convenzionale indiano (“Cold Start” doctrine). I vettori pakistani includono missili balistici Shaheen e Ghauri, missili da crociera Babur e Hatf, e caccia F-16/Mirage.
La Pericolosa Logica dell’Escalation
La fase iniziale di un conflitto India-Pakistan sarebbe dominata da una logica di “azione-reazione” tipica della teoria dei giochi. Ogni mossa è calcolata non solo per l’effetto immediato, ma anche per come verrà interpretata dall’avversario e per la reazione che provocherà.
- Il Dilemma dell’Escalation: L’India, volendo punire, deve calibrare l’azione per non provocare una reazione sproporzionata che porti a una guerra su larga scala. Il Pakistan, volendo dimostrare risolutezza, deve rispondere in modo credibile senza però innescare un’ulteriore, più devastante, contro-reazione indiana. È la classica “scala dell’escalation”, dove ogni piolo è più pericoloso del precedente.
- L’Ombra Nucleare: La presenza di armi nucleari su entrambi i fronti rappresenta il deterrente supremo, ma anche il rischio più catastrofico. Anche un conflitto convenzionale limitato porta con sé il rischio intrinseco, per quanto basso possa essere ritenuto da alcuni analisti, di degenerare in uno scambio nucleare se una delle parti percepisce una minaccia esistenziale o subisce perdite convenzionali inaccettabili.
- Asimmetria e Razionalità: L’India gode di un vantaggio convenzionale e di un’economia molto più robusta. Il Pakistan è economicamente fragile e più dipendente da aiuti esterni, ma ha stretti e forti legami con la Cina e ora anche con la Turchia. Questo potrebbe influenzare la propensione al rischio, ma la storia dimostra che anche attori apparentemente più deboli possono intraprendere azioni rischiose per ragioni di prestigio nazionale, sopravvivenza del regime o percezioni di ingiustizia. In passato la maggiore aggressività dei pachistani ha pagato sul campo di battaglia. La “razionalità” degli attori in crisi non è mai garantita.
Un Equilibrio Instabile e pericoloso
Le prime fasi di un ipotetico conflitto tra India e Pakistan sarebbero estremamente pericolose. Una mossa calcolata da una parte potrebbe essere interpretata come eccessivamente aggressiva dall’altra, innescando una spirale di rappresaglie difficilmente controllabile. Le forze convenzionali, pur sbilanciate a favore dell’India, vedono il Pakistan mantenere capacità significative in alcuni settori chiave, sufficienti a infliggere danni considerevoli.
Soprattutto, l’ombra della dimensione nucleare incombe su qualsiasi scenario. Anche se molti analisti ritengono l’uso di armi nucleari improbabile data la loro natura autodistruttiva, il semplice rischio di un errore di calcolo o di un’escalation involontaria rende la situazione attuale particolarmente allarmante. La comunità internazionale osserva con preoccupazione, sperando che la diplomazia e la razionalità prevalgano sulla retorica bellicosa e sulla tentazione di risolvere con le armi una disputa decennale dalle conseguenze potenzialmente apocalittiche.
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