Euro crisis
La Grecia è corrotta? Sì, ma… (di Luigi Pecchioli)
Ringrazio Francesca Cosentino, una ex manager, oggi in crisi ed esodata, che su Twitter ha dato luogo ad un ampia discussione su corruzione, crescita, crisi economica e situazione italiana e greca con Maurizio Cocucci, che mi segue sul blog ,perché mi hanno fatto venir voglia di scrivere ancora sulla Grecia, dopo il post sugli effetti della crisi.
Sì, possiamo dirlo, la Grecia è una Nazione con un alto tasso di corruzione. Nessuno può negare che nel paese ellenico vi è un perverso intreccio fra oligarchi e politica e che i primi possano usufruire di favori da parte dell’amministrazione pubblica, sia riguardo agli appalti che riguardo alla possibilità di eludere controlli fiscali e farla franca. Era corrotta prima dell’entrata nell’eurozona e lo è ancor più adesso (e prossimamente vedremo perché).
Il punto è però: è questa la causa della crisi? Il crollo del PIL dal 2008 ad oggi, l’alto debito pubblico, l’elevata disoccupazione, la perdita di competitività, la chiusura di aziende, il crollo dei redditi, sono tutti fenomeni spiegabili semplicemente con una corruzione arrivata a livelli insostenibili?
Vediamo intanto qualche dato sulla dinamica economica del Paese:
Gli indicatori sono disastrosi ed il confronto con il resto dell’eurozona, pur in crisi, impietoso: la Grecia risulta avere un andamento ed un livello peggiore in tutti i parametri analizzati e questo lo sapevamo. Ma il secondo grafico ci dice qualcosa di interessante e meno scontato: subito dopo la crisi del 2008 e fino al’inizio del 2010 la situazione delle famiglie era accettabile. I salari avevano tenuto, così come il welfare, ed anche se i consumi ed il reddito disponibile erano in calo la situazione sembrava in linea con quella degli gli altri Paesi periferici. Poi, dal 2010, il crollo verticale di tutti gli indicatori, crollo che si accentua nel 2011 per quanto riguarda salari e prestazioni sociali.
Cosa succede nel 2010 e nel 2011? Succede che, dopo che nel dicembre 2009 l’allora premier Papandreou rivela (!) al mondo che il debito della Grecia è superiore a quanto comunicato dal precedente governo, nel maggio del 2010 l’Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale approvano un piano di salvataggio di € 110 mld., ma, in cambio, viene stilato un memorandum, dove sono indicati minuziosamente gli interventi da fare.
Gli interventi da attuarsi immediatamente sono:
– Aumento delle aliquote dell’IVA.
– Aumento delle accise su carburante, tabacco ed alcolici.
– Riduzione dei salari pubblici con la riduzione delle gratifiche pasquali, estive e natalizie e delle indennità degli impiegati.
– Eliminazione delle gratifiche pasquali, estive e natalizie per i pensionati, con salvezza di quelli che guadagnano fino a 1900 euro l’anno.
– Cancellazione del fondo per le emergenze .
– Riduzione delle pensioni più elevate.
– Abolizione della maggior parte dei fondi di solidarietà sociale (eccetto una parte del fondo per i poveri).
-_Riduzione degli investimenti pubblici per € 500 mln..
– Approvazione di una legge per l’aumento delle aliquote progressive per tutti i tipi di reddito e per l’introduzione di un’aliquota fissa sui redditi generati da lavoro e patrimoni.
– Approvazione di una legge che elimini ogni esenzione ed inserisca la previsione di una tassazione autonoma (retroattiva a gennaio 2010) per le indennità riconosciute ai lavoratori pubblici.
– Approvazione di una legge che preveda statistiche mensili del bilancio dello Stato.
– Creazione all’interno della Banca di Grecia di un autonomo Fondo per la Stabilità Finanziaria a garanzia di potenziali insolvenze ed a supporto del sistema bancario greco.
– Revisione della legge sul fallimento, secondo le indicazioni della BCE.
– Riforma delle Pubbliche Amministrazioni locali, finalizzata a ridurre i costi di funzionamento ed i salari dei dipendenti.
– Revisione da attuarsi con il confronto con le parti sociali per rivedere il peso dei salari privati e gli accordi contrattuali.
Da attuarsi alla fine del 2010 sono:
– Introduzione del blocco dei turnover al 80%.
– Riduzione dei consumi intermedi della Pubblica Amministrazione per almeno € 300 mln..
– Riforma della PA con l’obiettivo di ridurre i costi nel periodo 2011-2013 di € 1.500 mln. di cui almeno € 500 mln. entro il 2011.
– Congelamento dell’indicizzazione delle pensioni.
– Riduzione degli investimenti finanziati internamente di almeno € 1.000 mln., dando priorità agli investimenti finanziati da fondi EU.
– Introduzione di una “tassa di crisi” temporanea sulle imprese ad alto profitto.
– Incentivazione a sanare abusi edilizi per ottenere almeno € 1.500 mln. nel periodo 2011-2013, con almeno € 500 mln. nel 2011
– Aggravamento della tassazione presuntiva degli autonomi
– Aumento della base imponibile IVA e riconduzione all’aliquota normale di almenno il 30% dei beni che godono aliquota ridotta.
– Introduzione di una “tassa verde” sulle emissioni di CO2.
– Espansione della tassa sugli immobili con la revisione delle aliquote catastali.
– Aumento delle tasse sulle licenze, comprese quelle per i taxi.
– Introduzione di una tassa speciale sull’occupazione abusiva del suolo.
– Aumento delle tasse sui beni di lusso.
Segue un elenco di interventi da farsi legislativamente, come ad esempio, l’allungamento dell’età pensionabile (se avete voglia e pazienza il memorandum completo lo trovate qui).
A questo memorandum ne seguiranno altri, di controllo e modifica secondo i risultati ottenuti, che vi consiglio di leggere perché evidenziano una certa soddisfazione per i successi (!) ottenuti nel consolidamento fiscale e strutturale che stride ferocemente con i drammi sociali da questi causati e del tutto ignorati nei report.
A luglio 2011 un altro memorandum viene presentato a fronte di ulteriori € 50 mld, di aiuti, il quale prevede:
– Riduzione degli impiegati pubblici con l’obiettivo di licenziarne 150.000 o almeno il 20% del totale impiegato entro il 2015.
– Chiusura di Enti e Agenzie statali non essenziali.
– Riduzione dei compensi ai pubblici impiegati, in linea con quanto avvenuto nel settore privato.
– Razionalizzazione e rimodulazione dei servizi sociali, incluso tetto alle pensioni e revisione delle indennità di disoccupazione.
– Riforma delle pensioni.
– Riduzione del numero dei lavoratori con lavori usuranti.
– Revisione del criterio di inabilità per le pensioni dei disabili.
– Taglio del 10% dei bonus forfettari nelle pensioni per i dipendenti pubblici.
– Riforma della sanità con l’introduzione di ulteriori controlli sulla spesa farmaceutica ed ospedaliera
– Eliminazione di esenzioni e regimi speciali di tassazione.
– Inasprimento delle norme tributarie per la riscossione.
– Piano di azione anti evasione fiscale.
I risultati, come abbiamo visto nei grafici non è stato quello che si aspettavano: il debito pubblico non si è ridotto e con il crollo del prodotto interno lordo (sceso nel periodo del 25%) è arrivato al 169% del PIL e la Grecia ha bisogno di altri fondi per andare avanti. Forse la spiegazione è che quei lazzaroni dei greci non hanno fatto quanto si chiedeva loro? Anche in questi giorni si ripete da parte degli organismi europei e dalla Germania che i greci devono fare di più. E’ così? Non proprio:
Questo grafico, che l’OCSE ha prima tentato di cancellare e poi, subissato dalle proteste di chi l’aveva già visto, ha modificato e reso meno espressivo, mostra che i più solerti a fare le riforme (parola diventata ormai liturgica in un contesto liberista dal tono economico-religioso…) sono stati proprio i greci, con a ruota i portoghesi ed i spagnoli, ovvero tutt’e tre i Paesi che più hanno sofferto e soffrono per la crisi. Il titolo si può tradurre come “Il saldo delle riforme” ed evidentemente il saldo è totalmente negativo.
Si può dire quindi che la colpa è della corruzione? Se la corruzione esisteva anche prima della crisi e persino prima dell’entrata della Grecia nell’euro, circostanza che non mi pare discutibile, allora si possono fare due ipotesi: la prima è che, dopo il 2001 (data di entrata della Grecia nell’Unione Monetaria) e soprattutto nel 2010 i greci sono diventati TUTTI ignobilmente corrotti e nonostante le riforme draconiane tendenti a portare un po’ di sana gestione non è cambiato nulla, oppure proprio le riforme con la loro azione pro-ciclica e quindi, in questo contesto di ciclo economico, depressiva hanno portato a tali risultati drammatici.
Io propendo per questa ultima ipotesi, voi non so.
Luigi Pecchioli
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