Attualità
Governo Draghi: oggi e ieri, parallelismi e differenze
Mussolini arrivò al potere, a ottobre del 1922, dopo una “sceneggiata” – secondo quanto descritto nel libro Biografia non autorizzata di Benito Mussolini, di Marco Pizzuti (1)- chiamata Marcia su Roma in cui tutti i partiti e tutte le istituzioni del Regno erano d’accordo, dai massoni al Re, dai liberali ai popolari, dalle questure ai militari. Tutti? No, tranne i socialisti e i comunisti, che rappresentavano il vero obiettivo da contrastare del neonato governo. Che fu la ragione per cui Mussolini fu sostenuto non solo dalla borghesia e dalla massoneria italiana, ma anche dai servizi di intelligence inglesi.
Ricordiamo che lui – a differenza dei tecnici di oggi – era entrato regolarmente in Parlamento, votato, l’anno prima grazie all’apertura fattagli da Giolitti che per le elezioni del 1921, pensando di controllare i Fasci, gli propose di entrare nei “Blocchi nazionali” insieme alle liste liberali.
Draghi arriva al potere, a febbraio 2021, dopo una sceneggiata messa in atto da Renzi e un golpe mondiale chiamato Covid – Certificate of Vaccination Identity Digitalization – per l’ennesimo governo “tecnico” cioè non eletto (Monti, Letta, Gentiloni, Conte bis) in cui tutti si sono trovati d’accordo, dai partiti al deep state, dai massoni al Presidente della Repubblica, da Forza Italia al PD. Tutti? No, tranne i sovranisti che rappresentano il vero obiettivo da contrastare, la vera ragione per cui Draghi ha trovato sostegno non solo dagli industriali e dalla massoneria italiana, ma anche da quella internazionale e dalle loro cancellerie.
I sovranisti sempre più spaccati così come i comunisti di allora sempre più divisi.
Allora Mussolini – dopo il golpe della Marcia su Roma – formò una squadra di ministri composta da 3 fascisti (Giustizia, Finanze, Terre Liberate), 2 popolari (Tesoro e Lavoro), 2 militari (Guerra e Marina), 2 democratici (Lavori Pubblici e dell’Industria e del Commercio, 1 nazionalista (Colonie), 1 demosociale (Poste), 1 liberale (Agricoltura), 1 indipendente (Istruzione: Giovanni Gentili).
Ma nel 1924 andò ad elezioni, nel tentativo di normalizzare e parlamentarizzare il fascismo.(1)
Draghi forma una squadra il cui unico collante è sconfiggere il sovranismo e traghettarci nel grande reset, a giudicare da Colao, ex presidente di Vodafone e componente del Comitato tecnico scientifico (che si era distinto per la visione futurista dell’iniezione a distanza), messo a Ministro della transizione digitale. Per il resto ci sono tanti “tecnici” cioè collaboratori della finanza, tra cui all’Economia il Direttore della Ragioneria dello Stato, Daniele Franco, il relatore della famosa letterina inviata da Draghi da presidente della BCE per il “golpe” a Berlusconi con grande clamore e proteste dell’allora onorevole Brunetta, accontentato oggi con un ministero alla Pubblica amministrazione.
Cadono come macigni sulla testa degli elettori la riconferma della Lamorgese – quella del toto immigrazione clandestina – a ministro dell’Interno, quando nel 2017 avevano vinto Lega e M5S proprio per il loro programma di fermare l’immigrazione clandestina. E Speranza e Di Maio che ci fanno nel consiglio del “supercompetente” Draghi? Speranza il non dottore alla Sanità per continuare la linea dell’OMS, Bill Gates, Rockefeller Foundation e World Economic Forum nella gestione del covid in versione Great Reset, e Di Maio il non laureato che non conosce le lingue e che non ha vissuto altrove che in Italia nella sua provincia prima di andare a Roma, utile fantoccio pro Via della Seta, e pro Cina-Huawei agli Esteri. Giorgetti, allo Sviluppo economico, è stato premiato per avere “suo malgrado” proposto in Parlamento il pareggio di bilancio?
A quali massonerie sta rendendo conto?
Dal 2011 noi non abbiamo più un governo espressione del voto dei cittadini. Tranne che per un fugace anno, ci ritroviamo costantemente con un regime autoritario chiamato “tecnico”.
Almeno Mussolini dopo due anni dalla presa del potere ebbe la decenza di organizzare delle elezioni il 6 aprile del 1924, dopo avere varato una nuova legge elettorale (legge Acerbo, maggioritario a collegio unico nazionale), per garantire all’opposizione di non volere abolire il parlamento. Non come oggi che si sente continuamente parlare, per bocca di eminenti “democratici” “del rischio delle urne”, visto che vincerebbe chiunque portasse avanti idee “sovraniste”, al momento poco o niente rappresentate nell’arco dei partiti parlamentari (soprattutto dopo questa mossa: la Meloni, santificata dall’Aspen Institute, e favorevolissima al toto vaccini, è chiaro che è diventata l’opposizione controllata).
Contrariamente a Mussolini, i “tecnici”, tranne “incidenti”, non hanno alcuna intenzione di farci andare alle urne, e anche quando ci andassimo, come nel 2018 – dopo ben sette anni – gli intrighi di palazzo farebbero in modo di scongiurare lo “spettro” del sovranismo con lo scivolamento verso il tecnico grazie alla “rotella” di scorrimento dei piddini che hanno inglobato gli ex sovranisti grillini – stritolandoli, come previsto – e che faranno fare la stessa fine alla Lega, se non fa un passo indietro, cosa che purtroppo non farà.
All’epoca di Mussolini, il grande pericolo era lo spettro del bolscievismo che in Italia organizzava picchetti e scioperi generali e guerriglie, e che in Russia arrivò ai massacri dei Romanov e dei Kulaki, proprietari fondiari che non vollero adeguarsi alla cancellazione della proprietà privata, e ai gulag.
Oggigiorno il “grande pericolo” invece è chi rivendica gli articoli della Costituzione, e la sovranità, chi pretende i legittimi diritti umani, sempre più smantellati, chi non vuole perdere il lavoro né la casa, chi rifiuta “i campi” da quarantena, la malasanità, chi ripudia la propaganda in atto, chi, infine, non vuole finire come i Kulaki.
Mussolini aveva già pronta una rosa di ministri prima che venisse travolto dal delitto Matteotti (10 giugno 1924) organizzato da alcuni gerarchi fascisti, per lo più massoni e affaristi, probabilmente bonificati dalla Sinclair Oil che era una filiale della Standard Oil (Rockefeller).
Tale delitto fu fatto sia per evitare che uscissero i nomi dei corrotti, che il deputato socialista avrebbe fatto al parlamento, sia per incolpare del delitto Mussolini onde uccidere sul nascere, una volta per tutte, qualsiasi velleità di governo da “compromesso storico” ante litteram, se è vero che i candidati non fascisti che aveva in mente per il suo nuovo governo con le opposizioni era costituito da (1):
“Giovanni Amendola, liberale, Pubblica Istruzione; Ludovico D’Aragona, socialista, segretario CGIL, Lavoro; Bruno Buozzi, socialista, segretario Fiom, o Gino Baldesi, sindacalista socialista, Ministero tecnico; Giulio Casalini, medico socialista, Sanità, Ivanoe Bonomi, liberale e Emilio Caldara, ex sindaco socialista di Milano, Finanza e Tesoro; Rinaldo Rigola, sindacalista socialista, Ministero senza portafogli”.
E poi gli eventuali sottosegretari:
“Argentina Altobelli, organizzatrice lavoratrici nei capi, Agricoltura, Ettore Reina, insegnante socialista, istruzione popolare, felice Quaglino, sindacato muratori, Lavoro italiano all’estero, Ludovico Caldara, socialista genovese, organizzazioni portuali.”
Si noti come in questo governo che non fu, prima della svolta alla dittatura, ogni Ministro, compresi quelli dell’opposizione, ha la competenza nella vita per la quale viene chiamato a dirigere il suo settore, a livello nazionale. Non come Spadafora, per dirne uno tra tanti – che congedandosi da Ministro dello Sport, ha dichiarato: “Non conoscevo questo mondo.”
Oggi in un contesto di regime autoritario a tutti gli effetti, con tanto di coprifuoco, di multe, i suoi divieti assurdi eccetera che riecheggiano quel regime, siamo in una sorta di fascismo chiamato “governo tecnico”, di cui si ha persino l’ardire di chiamare dubitativamente “politico” e il cui precipuo scopo è quello di annientare qualsiasi residuo di sovranismo, unico vero ultimo ostacolo nell’autostrada che va dritto al grande reset, quello che sta provocando la perdita nel mondo di decine di milioni di posti di lavoro. Il regime autoritario fascista, in cambio, realizzò un ampio programma tutto incentrato sul lavoro.
Se il buongiorno si vede dal mattino, si è visto che il tunnel è ancora lungo, poiché è crollata qualsiasi speranza di deviare dal selciato, e oggi si è capito definitivamente, dalla rosa di personaggi che Draghi ha messo al governo, che è stato chiamato non solo per il Recovery Fund, ma anche per il Mes, non certo per salvare il paese, ma per passare a “raccolta”, non solo per “fare debito”, ma per fare il commissario liquidatore, e liquidandoci, passare al grande reset, digitalizzazione totale, niente sport, turismo sotto controllo delle grandi piattaforme digitali e cultura a Franceschini. Esproprio di tutto il patrimonio pubblico e privato, azzeramento dei risparmi “in cambio” di un reddito universale accordato unicamente sotto forma digitale con patentino digitale, app digitale eventualmente sensore sotto pelle digitale connesso al cloud di MSN (vedasi il sensore brevettato da Microsoft).
Commerci e imprese fallite, in cambio del via libera delle cavallette che si nascondono dietro ai proprietari delle multinazionali, che potranno spadroneggiare con il “supermercato diffuso” nei nostri bellissimi borghi storici la cui entrata sarà sottoposta a patentino digitale.
Sono anni che vaticino. C’è qualcuno?
Nforcheri 13/02/2021
Riferimenti
https://www.ibs.it/biografia-non-autorizzata-di-benito-libro-marco-pizzuti/e/9788833801773
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