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Gli USA andranno ad indagare sulle emissioni globali di CO2 derivanti da commercio e produzione. Perché

Gli USa vogliono iniziare a indagare sulle emissioni di CO2 legate al commercio internazionale per poi andare a sanzionare chi sposta le produzioni in paesi meno attenti alle emissioni

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CO2, simbolo chimico dell'anidride carbonica

Il governo federale degli Stati Uniti creerà una task force speciale per affrontare le emissioni globali di carbonio derivanti dal commercio e dalle attività produttive.

La notizia è stata data da John Podesta, il nuovo inviato degli Stati Uniti per il clima che sostituirà John Kerry.

In un discorso tenuto in occasione di un evento alla Columbia University, Podesta ha definito il commercio globale “un elefante nella stanza… che sta producendo molte emissioni” e ha proseguito dicendo che i governi devono sfruttare i sistemi economici internazionali per l’azione sul clima.

A tal fine, è stata istituita la Task Force Clima e Commercio, per affrontare le imperfezioni degli attuali sistemi commerciali internazionali e renderli più rispettosi del clima, motivando la riduzione delle emissioni in tutto il mondo.

La task force affronterà problemi come la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, ovvero il caso in cui la produzione ad alte emissioni si sposti da un Paese con regole severe sulle emissioni ad un altro in cui le regole sono più deboli. Anche quello che Podesta ha definito “dumping delle emissioni di carbonio” sarà un’area di attenzione per la nuova entità: quando i beni prodotti in un Paese con restrizioni più lassiste sulle emissioni finiscono per essere esportati in un Paese con regole climatiche più severe.

A titolo illustrativo, Podesta ha detto: “Oggi, oltre la metà dell’alluminio mondiale è prodotto in Cina, dove la tonnellata media di alluminio produce il 60% di emissioni in più rispetto agli Stati Uniti. Questa è una storia negativa per i lavoratori americani che hanno perso il lavoro e per le comunità americane che sono state scavate”. Il funzionario ha aggiunto che la produzione di alluminio a livello globale è “più sporca di quanto debba essere”.

Oltre a cercare di ridurre la fuga di carbonio e il dumping, “lavoreremo a stretto contatto con i partner commerciali per sviluppare modi standardizzati e autorevoli di misurare le emissioni incarnate, in modo che ogni Paese possa sfruttare i vantaggi comparativi nella produzione pulita”, ha detto Podesta.

La task force accumulerà ed elaborerà anche i dati sulle emissioni che saranno utilizzati come base per nuove politiche climatiche e commerciali, ha detto anche il nuovo inviato degli Stati Uniti per il clima.

Il risultato sarà una politica che, almeno in toeria, discriminerà nel commercio mondiale sulla base delle emissioni di carbonio. Ovviamente quest’arma sarà a doppio taglio:

  • la Cina sta sviluppando un’economia basata su centrali nucleari e fonti rinnovabili, per cui ischia di spiazzare ulteriormente i competitori internazionali;
  • gli USA rischiano di essere tagliati fuori da forniture economicamente più convenienti e quindi di vedere un’ulteriore spinta inflazionistica;
  • si rischia di danneggire le relazioni con paesi sempre più imprtaanti internazionalmente come l’India

Un CBAM all’americana rischia di essere molto controproducente.

 


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