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“Giuseppe Guarino: il coraggio della verità” di R. SALOMONE-MEGNA

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Sono pochissimi gli italiani per i quali mi metto in piedi e mi tolgo il cappello, sentendo proferire i loro nomi. Uno di questi è Giuseppe Guarino.

Giuseppe Guarino, purtroppo, è mancato il 16 aprile scorso alla veneranda età di 97 anni, anni spesi benissimo, alla ricerca della verità e della giustizia.

Non riporto il suo sterminato curriculum vitae, sempre al servizio dello stato e della patria, ma vi racconterò del mio incontro con lui, assolutamente fortuito, ma che ha cambiato radicalmente il mio modo di pensare e di valutare fatti ed eventi.

Di lui avevo sentito parlare negli anni ottanta solo come uomo politico democristiano. Anche della sua attività da ministro non ricordavo alcunché, per cui dopo i primi anni novanta Giuseppe Guarino uscì al di fuori dei miei interessi.

In quel periodo ero un europeista convinto, credevo, poiché così mi avevano fatto credere, che tutti i mali del mondo, e quindi anche le mie sorti, dipendessero dall’esito sempre incerto della eterna battaglia tra sinistra e destra. In una visione dicotomica e in una interpretazione manichea della realtà, se vinceva la sinistra era un bene, se vinceva la destra era un male.

Passavano gli anni e restava in me la convinzione che l’Italia, inserita nel contesto europeo, fosse il miglior mondo in cui vivere e crescere i propri figli. Certamente avevo ben viva la memoria storica delle prima repubblica e di come in essa l’economia andasse sicuramente meglio e ci fossero grandi speranze per il futuro e la denatalità era sconosciuta. Quando poi, nel corso degli anni novanta, le nubi cominciavano ad addensarsi sul futuro dell’Italia, per la scarsa crescita economica e la mancanza di lavoro, credevo che tali problematiche sarebbero scomparse facendo le fantomatiche riforme, taumaturgiche per qualsiasi male.

Questo asserivano i maîtres à penser di quei tempi. Le riforme furono fatte e che riforme! Pur tuttavia svenduto quell’enorme patrimonio di beni comuni costituito dalle aziende IRI, privatizzato il rapporto di lavoro degli statali, modificato in peius lo statuto dei lavoratori, trasformato il lavoro in merce, tagliate la scuola, la sanità, la ricerca e le pensioni, la situazione continuava a peggiorare. C’era sempre qualche altra riforma da fare, qualche altra sforbiciata da dare allo stato sociale e poi tutto sarebbe andato a posto. Era la logica del “ lo chiede l’Europa” e della mano invisibile dei mercati che si autoregolamentano. In un mondo senza Dio il mercato aveva assunto un ruolo messianico. Per la politica italiana il giudizio dei mercati era l’odierna ordalia.

Comunque, di taglio in taglio, di riforma in riforma, di sacrifici su sacrifici arriviamo agli eventi della crisi economica del 2008. Sorta negli Stati Uniti come crisi di debito privato, in Europa si trasformò d’amblèe in crisi di debito sovrano, il tutto per salvare le banche tedesche e francesi. Ove non bastasse, il buon presidente Obama, fautore del multilateralismo, lasciò mano libera alla Germania, affinché scatenasse la sua furia austerizzatrice.

Nel 2011 avviene il mio incontro con Giuseppe Guarino. Avviene nel posto più improbabile: un trafiletto nascosto nell’ultima pagina della rivista L’Espresso riportava la denuncia del prof. Guarino del fatto che la moneta euro in circolazione si fondava su presupposti giuridici diversi da quelli originariamente previsti nei trattati di Maastricht. Col senno del poi posso asserire che vent’anni di inutili abbonamenti a quella rivista filo europeista furono ampiamente ripagati dalla pubblicazione di quel piccolo trafiletto.

Fui incuriosito, poiché sapevo che Giuseppe Guarino non era un “terrapiattista”. Mi procurai il suo famoso “saggio di verità” sull’Europa e sull’euro e dopo la lettura delle sue argomentazioni, fondate sul diritto ed espresse con logica stringente e tutte ben documentate, cambiai la mia opinione sull’Europa e sull’euro.

Non sarò mai grato abbastanza a Giuseppe Guarino , per avermi disvelato con i suoi scritti e con le sue interviste tutta un’altra realtà. Mi ha condotto fuori della caverna platonica. E’ stato per me l’inizio di un proficuo percorso di conoscenza , ma anche di sofferenza interiore, per aver scoperto gli inganni di quella parte politica per la quale avevo sempre militato.

Giuseppe Guarino intraprese la sua critica all’Unione Europea ed all’euro quando era ottuagenario. Avrebbe potuto vivere tranquillo, ma non rinunciò a far conoscere agli italiani la verità. Diede con l’autorevolezza della sua persona e la profondità della sua conoscenza anche quei fondamenti in dottrina, che ancora mancavano al movimento sovranista.

E’ brutto fare paragoni, ma non posso non cogliere l’abisso morale ed intellettuale tra le dichiarazioni di Prodi , che oggi esorta gli italiani a chiedere l’intervento del MES, ben consapevole delle conseguenze che un simile atto comporterebbe, e Guarino che invece denunciava le vessazioni ai danni dell’Italia, contenute nei regolamenti comunitari sottoscritti dallo stesso Prodi prima di diventare presidente della Commissione Europea.

Da credente quale sono ho l’assoluta certezza che, se si può scampare al giudizio degli uomini, già scampare al giudizio della storia è molto difficile, a quello divino è impossibile.

I consiglieri fraudolenti del popolo italiano, quelli che hanno condotto le pecore al lupo, i traditori della patria dovrebbero meditare attentamente.

Giuseppe Guarino è passato a miglior vita e certamente riposa in pace, quando arriverà il momento del trapasso per gli altri, presto o tardi che sia, chissà….

Raffaele SALOMONE-MEGNA


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