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Germania: la “nazionalizzazione” di Gazprom e obblighi della UE costano 5 miliardi di euro.. che andranno alla Russia

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GAZPROM GASDOTTO NORD STREAM IMPIANTO GAS TUBO GRU

Le politiche decise dalla UE sulle sanzioni e sul riempimento obbligatorio al 90% dei depositi di gas per il primo novembre, uniti alla politica tedesca poco lucida sull'”Esproprio” (o quasi) di Gazprom Germania costeranno cinque miliardi di euro al governo tedesco e di più ai consumatori, come riporta la Welt.

“Le sanzioni del Cremlino contro Gazprom Germania e le sue filiali potrebbero portare a costi aggiuntivi per i contribuenti tedeschi e per i consumatori di gas per un ammontare di circa cinque miliardi di euro all’anno. L’alternativa è l’acquisto urgente di gas, che attualmente comporta costi aggiuntivi”, si legge nell’articolo.

Il Cremlino ha interrotto le forniture di energia alla compagnia tedesca Gazprom Germania perché messa sotto amministrazione fiduciaria, cioè controllata dallo stato tedesco, da parte dello stato tedesco, praticamente un esproprio senza trasferimento della proprietà delle azioni. Questo ha fatto saltare i contratti esistenti, a lungo termine e prezzi più bassi, e la Germania ha dovuto riorientarsi verso altri fornitori di gas, acquistando però ai prezzi spot attuali. Questo creerà un onere significativo per il bilancio federale, che si trova obbligato a sovvenzionare gli acquisti per arrivare al primo novembre con i depositi pieni, come ordinato dalla UE, al 90%.  Ora un megawattora di gas naturale costa circa 85 euro per la Germania, mentre prima dell’imposizione delle sanzioni contro la RF il prezzo era da 20 a 30 euro, scrive l’agenzia di stampa federale.

Quindi la Germania si è trovata nel mezzo di una tempesta perfetta:

  • Gazprom Germania sotto amministrazione controllata è una scatola vuota senza gas che deve trovarlo sul mercato, ma non può farso senza pesanti sovvenzioni pubbliche. Paradossalmente ENI continua a comprare con i vecchi contratti a lungo termine. Tra l’altro la proprietà è rimasta a Gazprom per cui eventuali utili delle operazioni rischiano di tornare alla Russia;
  • la Russia incassa gli altissimi prezzi spot attuali del mercato TTF olandese, altra creazione artificiale europea, e ride del mezzo esproprio tedesco;
  • l’obbligo di riempimento imposto dalla UE, obbliga ad acquistare nel momento peggiore ai prezzi più alti;
  • per aggiungere al danno la bella una quota dei costi per il gas naturale è legata alle tasse ecologiche per spingere alla neutralità carbonica.

Ormai Berlino non può fare diversamente se non pagare caro e salato il gas per riempire le proprie riserve. Certo, se non avesse deciso una politica folle di carattere energetico, e magari non avesse deciso l’inutile presa di controllo di Gazprom Germania, le cose avrebbero potuto andare diversamente.

 


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