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Economia

Germania in balia di Njörðr: sempre poco vento e i prezzi energetici crescono

I prezzi dell’energia in Germania crescono perché continua la calma di vento che obbliga a produrre energia dal gas naturale o a importarla. Geniale puntare tutto sulle rinnovabili

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Secondo i modelli elaborati da Bloomberg, questa settimana il margine di potenza della Germania, ossia l’offerta di elettricità disponibile per soddisfare la domanda, scenderà al livello più basso mai raggiunto quest’inverno, poiché la bassa velocità del vento e il clima più freddo stanno mettendo a dura prova il sistema elettrico.

Questa settimana, la velocità del vento in Germania è scesa di nuovo, mentre le temperature più fredde del solito si sono assestate su gran parte dell’Europa nord-occidentale.Il cosiddetto “Dunkelflaute” sta colpendo le rinnovabili tedesche, mentre il solare è anch’esso al minimo fra giornate più corte, maltempo e nevicate. 

Dall’inizio di novembre, la cosiddetta “Dunkelflaute”, in tedesco “calma di vento”, ha spesso fatto sì che i parchi eolici della più grande economia europea generassero solo una frazione della loro capacità nominale, portando i prezzi giornalieri dell’elettricità per le ore di picco della domanda a livelli elevati che non si vedevano dalla crisi energetica del 2022.

I prezzi dell’energia elettrica a breve termine sono aumentati a causa delle fluttuazioni dell’offerta, mentre la domanda è cresciuta con le temperature più rigide. La Germania ha dovuto importare più elettricità dalla Francia e fare maggiore affidamento sui combustibili fossili per la produzione di energia elettrica durante i periodi di bassa velocità del vento.

Questo evento è la materializzazione della follia tedesca che ha voluto chiudere le stabili (e relativamente sicure) centrali nucleari per puntare sulle rinnovabili, instabili e che, alla fine fanno dipendere dal vento.

La produzione di energia elettrica a gas in Germania è aumentata a novembre rispetto a ottobre, registrando il più grande incremento mensile di sempre, secondo i dati del think tank energetico Ember citati da Reuters la scorsa settimana.

Ciò è dovuto principalmente alla riduzione del 25% della produzione di energia eolica in ottobre e novembre rispetto agli stessi due mesi dell’anno scorso.  Njörðr, il Dio germanico dei mari e dei venti, evidentemente, è infuriato con i tedeschi.

La Germania e il resto d’Europa hanno attinto agli stoccaggi di gas naturale ai tassi più alti dal 2016, a causa del clima freddo e senza vento.

Negli ultimi due mesi, il crollo della produzione eolica – non solo in Germania ma anche in altri Paesi dell’Europa nord-occidentale – e il gas aggiuntivo necessario per sostenere il sistema elettrico hanno fatto salire i prezzi dell’energia elettrica e hanno richiesto alcune misure di emergenza per stabilizzare la rete in diverse economie europee.

L’aumento dei prezzi dell’energia e del gas, in un contesto di margini e mercati più ristretti, è destinato a colpire ancora una volta l’industria europea, costringendola a perdere ulteriore competitività, poiché i prezzi elevati dell’energia, l’aumento dei prezzi del gas naturale e le preoccupazioni per l’approvvigionamento di gas quest’inverno stanno aumentando l’incertezza sull’utilizzo degli impianti in un contesto di costi crescenti.

Le scelte energetiche europee stanno spingendo verso una rapida, e assurda, deindustrializzazione dell’Europa. Avete voluto la bicocletta green? Adesso pedalate.


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