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Germania: crescono i costi alla produzione. Vedremo quante aziende salteranno

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Denny Muller foto

 

Qualche problema per il sistema produttivo tedesco: i prezzi alla produzione in Germania sono aumentati a un nuovo tasso record del 25% su base annua a gennaio del 2022, al di sopra delle previsioni di mercato del 24,2% e rispetto al 24,2% di dicembre. I prezzi dell’energia continuano a fornire il maggior contributo al rialzo (+66,7%), in particolare la distribuzione di gas naturale (119%), elettricità (66,7%), olii minerali (32,9%). Altri incrementi di prezzo sono stati registrati per i beni intermedi (20,7%), principalmente metalli (36,9%) comprese le ferroleghe (51,5%); carta e cartone (72,7%); fertilizzanti e composti azotati (+67,4%); contenitori in legno (+65,7%); legname segato (52,8%); oli vegetali grezzi (+58,5%); burro (61,1%); caffè (14,7%); beni strumentali (5,3%, l’aumento maggiore dal dicembre 1982), principalmente macchine (6%) e veicoli (3,8%). Escludendo l’energia, i prezzi alla produzione sono aumentati del 12%. Rispetto al mese precedente, i prezzi alla produzione sono aumentati del 2,2%, sotto il 5% a dicembre. Ecco un grafico che mostra l’andamento confrontato con quello degli scorsi 25 anni.

La Germania sembra disinteressarsi del problema energetico che, comunque, colpisce anche le sue aziende. La Francia sta cercando di fare qualcosa, fatto che si può permettere anche perché lo stato ha il controllo di EDF, la società elettrica. L’Italia almeno fa finta di fare qualcosa, cioè ha dato qualche soldo per le bollette, non potendo fare molto. La Germania sembra assolutamente passiva, quasi che cerchi di lasciar andare alla deriva il proprio apparato industriale.

Le decisioni del governo “Semaforo”, dal taglio dei contributi per l’edilizia, e quindi questa inanità danno l’impressione che la via tedesca verso il verde derivi dalla de-industrializzazione del paese, magari dal trasferimento nelle economie semi coloniche dell’est le produzioni più invasive.

 


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