Economia
Gas nel Mare di Wadden: la Germania sceglie la via dura per salvare l’economia, ambientalisti in rivolta
Scopri il drammatico scontro nel Mare di Wadden: la Germania approva l’estrazione di gas per combattere la dipendenza dal GNL e i costi energetici alle stelle, scatenando l’ira degli ambientalisti. Una decisione cruciale per l’economia europea.

La Germania e i Paesi Bassi hanno dato il via libera a un progetto congiunto per lo sfruttamento di giacimenti di gas naturale nel Mare del Nord, Più precisamente nel Mare di Wadden, una mossa che segna un punto di svolta drammatico nella crisi energetica europea. La decisione, arrivata direttamente dal governo tedesco e già approvata dall’Aia, è un chiaro segnale: Berlino è pronta a tutto pur di affrancarsi dalla costosa e precaria dipendenza dalle importazioni di GNL, i cui prezzi continuano a strangolare l’economia tedesca. Gli oppositori? Gli ambientalisti, che si ritrovano impotenti di fronte a una necessità economica sempre più impellente.
La Scelta Obbligata di Berlino: Meno Dipendenza, Più Gas Domestico
Con costi energetici alle stelle che minacciano di paralizzare l’industria, il governo tedesco, attraverso un accordo nel trattato di coalizione tra CDU e SPD, ha deciso di accelerare sull’estrazione di gas domestico. La ministra dell’Economia Katherina Reiche (CDU) è stata lapidaria: “Sosteniamo i Paesi Bassi nell’estrazione dal giacimento transfrontaliero.” Una dichiarazione che non lascia spazio a interpretazioni: la Germania, spinta dalla dura realtà economica, ha scelto la via pragmatica.
Il progetto, affidato alla compagnia olandese One Dyas, non è solo una mossa per la sicurezza energetica tedesca, ma secondo Reiche, rafforzerà l’intero mercato del gas europeo. L’impegno, per minimizzare l’impatto ambientale, è di utilizzare energia da un parco eolico offshore tedesco e di sfruttare il giacimento solo finché ci sarà domanda da Germania e Paesi Bassi, in linea con le ambizioni di neutralità climatica. Ma per molti, queste promesse suonano come una flebile consolazione.
La Furia Degli Ambientalisti: Un Tradimento Inaccettabile
Mentre il governo tedesco si muove con decisione, il fronte ambientalista è in subbuglio. Environmental Action Germany (DUH) ha duramente criticato la decisione, definendola “un regalo all’industria fossile” presa nonostante le massicce proteste vicino all’isola di Borkum. L’organizzazione non governativa denuncia rischi catastrofici: incidenti, emissioni di gas serra incontrollate, e una minaccia diretta a delicate strutture di barriera corallina e specie in via di estinzione.
Sascha Müller-Kraenner, capo di DUH, non ha usato mezzi termini, sottolineando la tempistica beffarda della decisione, arrivata all’indomani dell’abbassamento dell’allerta sulla fornitura di gas in Germania. Per lui, CDU/CSU e SPD stanno creando un “fatto compiuto”, ignorando persino una causa legale in corso contro le trivellazioni al largo di Borkum. La precedente amministrazione si era tirata indietro proprio a causa di queste incertezze legali, ma ora, la pressione economica sembra aver spazzato via ogni scrupolo.
Il Dilemma Tedesco: Ambiente Contro Sopravvivenza Economica
La vicenda del Mare di Wadden è l’ennesimo, drammatico capitolo di un conflitto globale: la sopravvivenza economica contro la tutela ambientale. Mentre gli ambientalisti lanciano l’allarme per un ecosistema fragile e unico, la Germania si trova con le spalle al muro, costretta a prendere decisioni drastiche per mantenere in vita la sua potente industria e proteggere i suoi cittadini dall’onda d’urto dei costi energetici.
Certo, se la Germania non avesse chiuso le centrali nucleari, magari avrebbe avuto meno bisogno di gas dal Mare di Wadden, ma anche il nucleare è tabù per gli ambientalisti tedeschi.
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