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Garibaldi, manigoldi, manipolatori e ruffiani vari.

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Stimolato da un articolo già apparso ed abbastanza ferrato nel campo storico, che è il mio mestiere, mi permetto un breve riassunto in tono non accademico su come si unì l’Italia sapendo benissimo che dispiacerà a chi si nutre di luoghi comuni, ma che è una lezione per la situazione odierna.

Francesco secondo
Partiamo da un dato assodato: la classe dirigente meridionale di fatto tradì il Regno dei Borboni (il popolo no), dinastia peraltro che non aveva amato. (In Sicilia la odiavano). Ricordiamoci che i Borboni per avviare i primi timidi tentativi di industrializzazione s’erano rivolti ad ingegneri e capitalisti svizzeri non certo alla classe dirigente locale (peraltro aliena ad un utilizzo dei propri ingenti capitali liquidi che in modo non fosse redditiero-parassitario). L’impresa di Garibaldi non fu affatto sponsorizzata da Cavour che sarebbe stato fieramente contrario, ma dagli inglesi con la benedizione di Vittorio Emanuele II. Cavour  a tre mesi dalla spedizione garibaldina aveva detto  testualmente: “l’unità d’Itala è una minchiata”, ma Cavour dopo il trattato di Villasanta era emarginato e fuori dai giochi. Prima di attaccare il suo Regno gli inglesi avevano fatto diverse advance e richieste a Francesco Secondo di Borbone.

Lord Palmeston

Primo ministro Inglese

Primo, l’accesso e il controllo dei porti del Meridione per equilibrare i vantaggi che nel centro del Mediterraneo la flotta francese avrebbe potuto ottenere dagli eccessi ai porti del regno di Sardegna*. Secondo, La chiusura delle fabbriche siderurgiche e di materiale ferroviario del Sud in mano agli svizzeri  per far diventare il regno  acquirente del materiale ferroviario inglese (sicuramente di migliore qualità).

Terzo, un attacco allo Stato della Chiesa nelle Marche. Questa richiesta può sembrare strana, ma aveva una duplice finalità, primo far pagare a Pio IX l’offesa alla Regina Vittoria fatta nominando Cardinale Newman e restaurando la Gerarchia Cattolica in Inghilterra. La seconda, più importante, ottenere col controllo del porto di Ancona e delle Marche la possibilità strategica di un fronte contiguo con l’Impero Asburgico in funzione antifrancese. He sì! Perchè la storia non bisogna guardarla con gli occhi del passato contemporaneo con quelli del passato del periodo studiato ed in quel passato gli Inglesi ritenevano che il loro nemico storico ed atavico fossero i francesi e vedevano l’allargato Regno di Sardegna come un protettorato francese a cui bisognava rispondere con un protettorato inglese nel Sud Italia.
Poi, come spesso accade, le ciambelle non riuscirono col buco, il progetto andò in altro modo… Cavour ritornò e per rimediare alla dabbenaggine di re Vittorio che rischiava di trasformare l’Italia nel prossimo campo di battaglia tra francesi ed inglesi venne fuori l’Unità di’Italia.
Ma vediamo più in dettaglio cosa accadde. A Genova alla polizia sabauda sfuggì il raduno di un migliaio di giovanotti in camicia rossa che si imbarcarono dopo uan settimana su due navi della compagnia Rubattino, compagnia che spesso lavorava direttamente per le autorità sabaude.
Le due navi del tutto casualmente e per far sgranchire le gambe ai focosi giovanotti imbarcati fecero scalo a Talomone dove i soldati di guardia all’arsenale se n’erano andati tutti assieme all’osteria peraltro dimenticando di chiudere i portoni. Fu così che Garibaldi aggiunse al suo arsenale fatto dalle armi portate dai volontari e da parecchie casse contenenti decine di modernissimi fucili rigati a retrocarica ed a cartuccia metallica, gentile dono di compleanno del primo ministro inglese, (a qualcuno al compleanno regalano un maglioncino di Cashmere o vestiti firmati, a Garibaldi regalavano fucili) parecchie centinaia di fucili, a un po’ di cannoni e munizioni a gogò. Rimbaldanziti i volontari ripreso la navigazione ed in mezzo al Tirreno casualmente incontrarono la squadra navale inglese del mediterraneo. Sempre casualmente scoprirono di far la stessa rotta. E quando arrivarono dalle parti di Trapani iniziarono sbarcare proprio nel tratto di mare dove la squadra aveva deciso di far le esercitazioni. Fu così che la flotta Napoletana accorsa, la più potente degli stati italiani, si trovò nel campo di tiro inglese. Naturalmente cercò di aggirarlo, ma casualmente, ogni volta gli inglesi avvertivano di aver cambiato il poligono scelto.
Sbarcati con successo grazie alle esercitazioni inglesi i garibaldini incentrarono 5/6000 picciotti armati alla meglio mandati dai proprietari terrieri siciliani… Per la cronaca erano gli eredi dei bravi di manzoniana memoria ed erano “galantuomini” che avevano il compito di tenere in riga la marmaglia dei “cafoni”. Oggi li chiameremmo mafiosi. Assieme si trovarono ad affrontare un robusto contingente di soldati borbonici mandato da Palermo a Calatafini. La battaglia ebbe fasi alterne. Le guide garibaldine coi moderni fucili inglesi dalla collina prospiciente facevano strage nelle file compatte dei soldati borbonici tenendosi fuori tiro, ma la massa delle truppe garibaldine fatte di fanteria leggera indisciplinata aveva difficoltà a sfondare le formazioni chiuse di modello napoleonico dell’esercito napoletano. Decisivo fu il fatto che il comandante della piazza di Palermo si rifiutò di mandare rinforzi e di aiutare in alcun modo il contingente impegnato.
A questo punto c’è un mistero: la piazzaforte di Palermo aveva dozzine di cannoni, 20000 soldati, contingenti di cavalleria mentre i garibaldini non avevano artiglieria d’assedio ed erano molti meno, nonostante questo la fortezza si arrese. Questo apre la prima domanda di fondo come fece un esercito di mille uomini a batterne uno di 90000?
La risposta è semplice: centinaia di ufficiali (quasi 2/3 dell’esercito) erano stati comprati dagli inglesi i quali furono particolarmente abili, anche se lasciarono tracce. All’indomani dell’Unità infatti il Sud Italia era pieno di piastre d’oro ottomane, quando il commercio con tale potenza era scarsissimo. Spiegazione:  da quando nel 1831 l’esercito inglese s’era impossessato della cassa dell’Impero Ottomano in Grecia l’Inghilterra custodiva decine di casse di quella moneta, se ne servì in quest’occasione per corrompere i quadri  dell‘esercito di Re Francesco. Non bisogna stupirsene: era il modo ordinario con cui la Gran Bretagna faceva guerra ai suoi nemici. L’esercito inglese pur essendo ben addestrato ed attrezzato è sempre stato piccolo e ciò era anche il prezzo pagato dagli inglesi per non avere una monarchia assoluta. In caso di conflitto la Corona ricorreva ai mercenari arruolati nella Legione del Re ai quali peraltro era proibito mettere piede nella Madrepatria. Oppure… puntava su eserciti stranieri nemici del suo avversario corrompendo politici, ufficiali, principi al fine di ottenere alleati e carne da cannone ovviamente sostenuta dal denaro inglese (se avete dubbi rileggetevi la storia delle guerre napoleoniche).

Insomma era normale per la Gran Bretagna che, in caso di conflitto, il ministero degli Esteri inglese e i suoi servizi spendessero di più del ministero della Guerra.
Non bisogna per ciò stupirsi che metà dello stato Maggiore Garibaldino fosse inglese, come la lingua più parlata, c’erano dentro, oltre ad un certo numero di avventurieri tra cui la stessa amante di Garibaldi, ufficiali di collegamento della Marina, uomini del Foreign Office, addetti alla logistica, giornalisti-propagandisti, agenti segreti, consiglieri militari ect. Quando Garibaldi si trovò senza mezzi per attraversare lo stretto di Messina furono le scialuppe e i marinai del Royal Navy a risolvere il problema, alla flotta napoletana fu poi impedito con un vero atto di guerra di uscire dal Golfo di Napoli pena l’affondamento. In altri termini Francesco Secondo non stava combattendo solo Garibaldi, ma Sua Maestà Britannica.
Resta allora una seconda domanda perché mai Sua Maestà Britannica rinunciò alla creazione di un governo fantoccio filo inglese per favorire l’Unità d’Italia?
Qui le certezze storiche vacillano, però penso che ci sia un tesi abbastanza probabile basata sull’empirismo pratico, linea guida della politica inglese.
Partiamo da un fatto ben conosciuto l’episodio di Bronte. A Bronte i “cafoni meridionali” ( cioè i contadini) insorsero ed al grido “viva la rivoluzione! viva Garibaldi!” si misero ad uccidere i proprietari terrieri. (NB non ho parlato di reddito di cittadinanza). Tra essi trucidarono la nipote dell’ammiraglio Nelson, il più grande eroe inglese, che aveva ricevuto dalla monarchia borbonica enormi latifondi in Sicilia in compenso per la protezione accordata durante il periodo napoleonico. Adesso facciamo mente locale: che effetto avrebbe avuto in Inghilterra la notizia che una rivoluzione istigata dal governo inglese avesse portato ad una morte barbara ed orrenda la nipote di un eroe venerato? Come minimo la caduta del governo. E qui si spiegano alcune cose; Garibaldi manda Bixio con l’ordine di far piazza pulita dei rivoltosi. Checché si dica di Garibaldi, che fosse un avventuriero senza coscienza politica, che aspirasse a fare il leader messianico, che fosse un istrione (in effetti gliene dicevano di tutti colori) una cosa è sicura, non era sanguinario ed amava atteggiarsi a difensore del popolo. Quegli ordini a Bixio furono dati perché non aveva scelta, gli stessi inglesi non avevano scelta.**

Nino Bixio
Io penso che la lezione di Bronte non passò inosservata agli occhi dei politici inglesi. Era ancora vivo il ricordo (anche perché c’era stato il loro zampino) di ciò che era avvenuto a Napoli nel periodo napoleonico con la rivolta dell’esercito della Santa Fede del Cardinal Rufo che condusse le plebi cattoliche meridionali a distruggere il governo napoleonico giacobino. Cosa sarebbe successo ad una repubblica del Sud una volta che la maschera fosse caduta ed avrebbe rivelato che allla rivoluzione non era a favore delle masse contadine, ma dei proprietari terrieri? Garibaldi avrebbe retto una situazione del genere? (per capirci mi riferisco alla cosiddetta Guerra del Brigantaggio 1861-1865)

Il Cardinal Rufo
La risposta era ovvia… sarebbe stato molto probabilmente necessario mandare per sostenere il suo regime contingenti dell’esercito regolare inglese: Occorreva una soluzione alternativa. La offrì loro Cavour, che spiegò al Re di Sardegna che il suo appoggio all’eroe di Nizza rischiava di portare l’Italia ad essere il campo di battaglia della prossima guerra in Europa,  spiegò all’Imperatore francese il pericolo di una repubblica filo inglese che si alleasse con l’impero austriaco, offrendo poi sostanzialmente agli inglesi le tre richieste originariamente respinte da Francesco Secondo. Il trattamento per le navi inglesi e francesi sarebbe stato lo stesso in tutti porti di un regno italiano unito, non ci sarebbe stato quindi alcun cambio di equilibrio nel centro mediterraneo, le industrie ferroviarie borboniche sarebbero state chiuse, il materiale ferroviario necessario all’Italia sarebbe stato comprato in misura uguale da inglesi e francesi, si sarebbe occupato l’esercito sabaudo di bastonare Pio IX portandogli via Ancona e le Marche. Era l’80% di ciò che gli inglesi volevano e li toglieva da un impiccio! Così il povero Garibaldi privato del sostegno, del denaro e delle munizioni non poteva che dire che “Obbedisco”. Gli inglesi sentendosi in colpa cercarono poi di compensarlo in ogni modo possibile ed impossibile, trattandolo come un vero eroe inglese, ma questa è un’altra storia.


Di questa fa invece parte il fatto che alle classi dirigenti del Sud poi venne offerta in cambio della sottomissione e collaborazione una politica che mantenesse e aumentasse i loro privilegi, con un sistema fiscale calibrato sui consumi (poveri) a spese della povera gente, e con la possibilità di spostare i loro capitali in sicuri investimenti redditieri nel Nord (ricorda qualcosa?).
Conclusione il vero genio creatore dell’Unità d’Italia fu Cavour il quale in origine (a differenza di Mazzini) non la voleva, ma seppe leggere ed utilizzare al meglio gli obiettivi di altri giacché l’Italia era al centro di interessi esogeni internazionali.

Come oggi anche allora c’erano gli imbecilli che erano manovrati e che per interessi privati si ammantavano di nobili ideali.  E’ vero  che in effetti il Sud fu tradito e pagò un prezzo altissimo per l’Unità, superiore perfino a quello del Nord, ma fu proprio la sua classe dirigente a tradirlo. E infine che non bisogna stupirsi se oggi ci siamo personaggi come Soros che per in propri fini manipolano interi popoli, ne che, dopo i deputati PD e PDL in Europa hanno venduto gli interessi del Sud,  i cittadini meridionali abbiano votato in massa 5S e anche Lega.
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Comunque ora come allora il destino della penisola dipende molto anche da giochi di potere internazionale che di solito si fa finta di ignorare specie se ci si è venduti in segreto ad una parte in gioco.

*Bisogna  ricordare che Lord Palmerston, capo del governo inglese, era così terrorrizzato  dall’intervento francese in Italia da  ordinare un costosissimo piano per fortificare tutti i porti della Royal Navy temendo perfino un’invasione della Gran Bretagna.

** Lord Palmeston aveva due abilissimi e potenti nemici Lord Derby ed Disraeli che avrebbero approfittato sicuramente di  un simile scandalo.


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