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Fusione nucleare: spin off the Max Planck ottiene finanziamenti per costruire una complessa macchina per la fusione

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Una startup tedesca ha ottenuto il suo primo investimento per mettere in scala una complessa macchina a fusione dall’aspetto contorto che potrebbe alimentare il mondo con energia abbondante, pulita e illimitata.

Proxima Fusion ha raccolto 7 milioni di euro di finanziamenti per costruire un dispositivo noto come stellarator, un reattore a fusione dalla forma complessa e convoluta che potrebbe essere la chiave per sbloccare il potenziale di questa forma d’energia rendendola realizzabile in un tempo breve.

Sebbene il finanziamento iniziale sia stato esiguo, è degno di nota perché la startup è il primo spinout dello stimato Max Planck Institute for Plasma Physics della Germania.

L’istituto si dedica esclusivamente alla ricerca sulla fusione e ospita lo stellarator più grande del mondo. Chiamata Wendelstein 7-X, la macchina è il risultato di 27 anni di ricerca e progettazione (e di 1,3 miliardi di euro di investimenti), aiutata dai recenti progressi nel supercalcolo e dalla teoria del plasma all’avanguardia.

Sebbene la fisica alla base della macchina sia estremamente complicata, ciò che conta è che gli stellarator offrono una serie di potenziali vantaggi rispetto al più popolare tokamak a forma di ciambella, un progetto che ha dominato il settore della fusione per decenni.

La configurazione attorcigliata dei magneti superconduttori in uno stellarator aiuta a mantenere il plasma surriscaldato che contiene abbastanza stabile da fondere i nuclei e rilasciare energia. Ancora più importante per una futura centrale a fusione, essi possono teoricamente funzionare in modo continuo, mentre i tokamak devono fermarsi periodicamente per resettare le bobine dei magneti.

Tuttavia, gli stellarator sono notoriamente complessi da progettare e costruire, motivo per cui, dopo la reaalizzazione di alcuni prototipi,  sono stati accantonati negli anni ’60 a favore del loro cugino più semplice, il tokamak.

Un tokamak è facile da progettare e difficile da far funzionare, mentre uno stellarator è difficilissimo da progettare ma, una volta progettato, è molto più facile da far funzionare“, ha dichiarato al Financial Times Ian Hogarth, co-fondatore di Plural Platform, che sta guidando l’investimento di 7 milioni di euro.

Da quando l’allora cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha acceso il W7-X nel 2016, ha raggiunto una serie di scoperte scientifiche che stanno “fondamentalmente definendo l’intero campo della fusione a confinamento magnetico”, ha detto Hogarth.

La fisica della fusione Josefine Proll della Eindhoven University of Technology è altrettanto entusiasta. “All’improvviso, gli stellarator sono tornati in gioco”, ha detto.

Proxima Fusion, grazie all’investimento iniziale, intende commercializzare questi sviluppi. L’amministratore delegato Francesco Sciortino ritiene che il legame della startup con l’Istituto Max Planck, con un numero di ricercatori legati alla fusione perfino superiore al famoso MIT, sia essenziale.

Mentre gli investimenti privati si sono riversati sui pionieri dei tokamak – come CFS, spinout del MIT, valutato oltre 2 miliardi di dollari – le recenti scoperte nella tecnologia degli stellarator potrebbero aprire la strada a una nuova schiera di startup della fusione come Proxima.

Type One, uno spinoff dell’Università del Wisconsin-Madison e l’unico altro concorrente di Proxima, ha raccolto a marzo 29 milioni di dollari da Breakthrough Ventures di Bill Gates per sviluppare uno stellarator commercialmente valido.

I tempi di attesa per un utilizzo commerciale della fusione appaiono lunghi, ma investimenti importanti possono aiutare a tagliare i tempi in questione.

 


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