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Francia: il fallimento delle politiche di integrazione in un grafico

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I disordini urbani scoppiati in Francia in seguito alla morte del diciassettenne Nahel M. durante un controllo stradale della polizia hanno ravvivato i già annosi dibattiti sui problemi delle periferie francesi, che uniscono questioni sociali, storiche, urbanistiche e di sicurezza.

Martin Armstrong di Statista osserva che, nonostante i “piani periferie” attuati da oltre quarant’anni, le politiche relative ai quartieri svantaggiati non sono riuscite a ridurre le disuguaglianze e il divario sociale rispetto al resto della popolazione francese.


I cosiddetti “quartieri prioritari” per interesse sociale della Francia sono definiti dal reddito medio dei loro abitanti: meno di 11.250 euro pro capite all’anno.

Il governo francese conta 1.514 quartieri prioritari distribuiti in 859 comuni, che comprendono circa 5,4 milioni di abitanti, ovvero l’8% della popolazione francese.

In questi luoghi, il tasso di disoccupazione è 2,5 volte superiore alla media nazionale e circa un quarto dei giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni non ha un’istruzione ed è disoccupato (rispetto al 13% della popolazione nel suo complesso).

Come mostra l’infografica di Statista, la metà degli abitanti dei quartieri prioritari vive con meno di 1.168 euro al mese (reddito netto mediano), rispetto ai 1.822 euro medio per  tutti i francesi.

Ciò significa circa 650 euro in meno al mese per vivere.

Il tasso di povertà nei quartieri prioritari supera il 40% (rispetto al 15,5% della media). Quasi tre volte tanto

Anche il tasso di disoccupazione in queste aree è più che doppio rispetto al resto della Francia. Poi si dice che non si può incrementare la spesa pubblica perché la disoccupazione è troppo bassa e potrebbe scoppiare l’inflazione.

 


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