Difesa
Flotta Britannica Sotto Tiro: Sensori Russi Scoperti Vicino alle Basi Navali, la Sicurezza Nazionale è un Colabrodo?
Le acque territoriali britanniche non sono più sicure. Trovati sensori russi vicino alle basi dei sottomarini nucleari britannici

Un allarme rosso squarcia la nebbia della Manica e del Mare del Nord, riverberando fino ai corridoi della NATO. La scoperta di sofisticati sensori sottomarini russi in prossimità di basi navali strategiche britanniche solleva interrogativi sulla sicurezza nazionale del Regno Unito e sulla vulnerabilità delle sue infrastrutture critiche sottomarine.
Non siamo più ai tempi della Guerra Fredda, ma la guerra ibrida di Mosca sembra aver trasformato le acque domestiche britanniche in un campo di battaglia invisibile, mettendo a rischio persino il fiore all’occhiello della deterrenza nucleare di Sua Maestà.
🇬🇧🇷🇺 Russian Spy Sensors Found Near UK, Likely Targeted Submarines and Cables — The Sunday Times
British ex-defense officials say Russia planted devices offshore to monitor nuclear subs and potentially tap undersea cables. Some were found by naval minehunters. pic.twitter.com/r6RR9QOtdJ
— Conflict Dispatch (@ConflictDISP) April 6, 2025
Funzionari britannici sospettano, con crescente preoccupazione, che questi dispositivi siano stati piazzati per monitorare i movimenti della flotta di sottomarini classe Vanguard. Questi quattro colossi sottomarini rappresentano la spina dorsale della deterrenza nucleare indipendente del Regno Unito, ognuno capace di trasportare fino a 16 missili balistici Trident II D5 armati con testate nucleari.
Basati principalmente presso la HM Naval Base Clyde in Scozia, garantiscono da oltre 56 anni una “deterrenza continua in mare” (continuous at-sea deterrent), operando, fino ad oggi si credeva, nell’anonimato più totale.
La scoperta di questi sensori suggerisce un tentativo russo audace e preoccupante di squarciare questo velo di segretezza. Un’azione che, se efficace, potrebbe alterare drasticamente gli equilibri strategici in caso di conflitto.
Ma non è tutto: la Royal Navy ha identificato anche veicoli sottomarini senza pilota (UUV) vicino a cavi di comunicazione vitali, suggerendo una campagna più ampia mirata a colpire le arterie sottomarine che garantiscono la connettività dell’Occidente. Il 95% del traffico internet britannico, secondo lo stesso Ministero della Difesa, passa attraverso questi cavi.
Tecnologia e Tattiche d’Ombra
Ma cosa sono esattamente questi sensori? Sebbene i dettagli siano classificati, gli esperti ipotizzano un mix di dispositivi di rilevamento acustico (per captare i rumori delle eliche o degli scafi) e magnetico (per rilevare le distorsioni del campo magnetico terrestre causate dagli scafi metallici). Un network capace, potenzialmente, di individuare anche i sottomarini più silenziosi come i Vanguard, noti per le loro piastrelle anecoiche e sistemi di propulsione silenziosi. Si dibatte se trasmettano dati in tempo reale via satellite o se siano registratori passivi da recuperare successivamente.
La vera novità, e forse la più inquietante, è il come questi sensori potrebbero essere stati piazzati. L’intelligence punta il dito verso un attore insospettabile: i superyacht di proprietà di oligarchi legati al Cremlino. Navi come l’Eclipse di Roman Abramovich (prima delle sanzioni), dotate di baie per sottomarini e forse anche “moon pools” (aperture nello scafo per operazioni subacquee), potrebbero essere state usate per queste missioni clandestine.
Questi yacht, battenti bandiere di comodo, possono navigare in acque internazionali senza destare i sospetti di una nave militare, incarnando perfettamente la strategia russa della “zona grigia” (grey zone): azioni ostili che restano appena sotto la soglia del conflitto aperto, avvolte da una plausibile negabilità. Una versione moderna dei pescherecci sovietici che spiavano le flotte NATO durante la Guerra Fredda.
Vulnerabilità Svelate e Risposte Insufficienti?
Questa scoperta getta una luce impietosa sulla vulnerabilità delle infrastrutture sottomarine occidentali. Per decenni, questo dominio è stato dato quasi per scontato. La risposta britannica include la RFA Proteus, una nave da sorveglianza oceanica multi-ruolo varata nel 2023, capace di ispezionare asset sottomarini. Ma i critici la definiscono una “sentinella solitaria” in un oceano vasto e opaco. La Norvegia, ad esempio, gestisce una rete ben più robusta nel Mare del Nord.
Perché questi sensori sono stati scoperti solo ora? Le lacune nella sorveglianza sottomarina sono note: l’oceano è immenso, i sonar tradizionali faticano contro oggetti piccoli e stazionari, e i satelliti non vedono sotto la superficie. Come ha dichiarato una fonte militare britannica al Sunday Times, “Non ci dovrebbero essere dubbi, c’è una guerra in corso nell’Atlantico… un gioco del gatto e del topo… che ora si sta surriscaldando di nuovo.”
Un Fronte Atlantico e Baltico Incandescente
Il ritrovamento nel Regno Unito si inserisce in un contesto più ampio di tensioni sottomarine. Negli ultimi 15 mesi, ben 11 cavi di comunicazione sono stati danneggiati nel Mar Baltico. Un incidente, secondo le autorità finlandesi, sarebbe legato alla petroliera russa Eagle S, sequestrata e trovata piena di attrezzature di spionaggio.
Navi spia come la Yantar (ufficialmente una nave da ricerca, ma dotata di sommergibili capaci di raggiungere i 6000 metri), operata dal GUGI (Direttorato Principale per la Ricerca Sottomarina) russo, sono state ripetutamente avvistate vicino alle acque britanniche.
La Quiete Prima della Tempesta Sottomarina?
Il Ministero della Difesa UK insiste che la deterrenza nucleare rimane intatta e si impegna a rafforzare la sicurezza offshore. Ma i dubbi restano. La scoperta di questi sensori potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di una rete più vasta, che minaccia non solo i sottomarini, ma anche parchi eolici offshore o le stesse installazioni sottomarine della NATO.
La realtà è che le acque territoriali britanniche, un tempo considerate un santuario sicuro, appaiono ora permeabili alle incursioni di un avversario tecnologicamente avanzato e spregiudicato. L‘Atlantico, una volta un “lago della NATO”, è diventato una frontiera contesa. La “guerra silenziosa” sotto le onde si intensifica, e l’Occidente sembra costretto a inseguire, reagendo più che prevenendo. La domanda è: siamo pronti ad affrontare questa sfida prima che sia troppo tardi?
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