Economia
Fallisce a chiude un grande Marchio USA: addio Forever 21, ucciso da Temu e Shein
Forever21 chiude in modo definitivo, e con lei oltre 350 punti vendita. La fine di un marchio che aveva segnato i primi anni del 2000, ma che è stato sconfitto nella corsa al ribasso

Forever 21, un tempo leader nella vendita al dettaglio di moda giovanile, si appresta a chiudere definitivamente tutti i suoi negozi negli Stati Uniti dopo aver presentato per la seconda volta istanza di fallimento. Si tratta di circa 354 punti vendita
L’operatore dell’unità statunitense del marchio ha dichiarato domenica che la colpa è della concorrenza straniera dei rivali del fast-fashion, dell’aumento dei costi, delle sfide economiche e dell’evoluzione delle tendenze dei consumatori. Nella vendita di capi giovanili e, francamente di scarsa qualità Shein e Temu , con un ciclo di prodotto ancora più rapido e prezzi più ridotti, hanno battuto e distrutto il brand USA.
Una corsa verso al basso ha visto vincitori chi si fa meno scrupoli a trovare fonti di fornitura a basso costo ed è pronto a copiare senza nessur ritegno, né capacità creativa, ma vende a un dollaro meno degli altri.
Per il momento, i negozi e il sito web dell’azienda rimarranno aperti mentre Forever 21 inizia a chiudere le operazioni e cerca un offerente dell’ultimo minuto per i suoi beni.
La dichiarazione di fallimento arriva mentre si accumulano le sfide per il settore della vendita al dettaglio negli USA e non solo. I marchi di consumo hanno messo in guardia gli investitori sul rallentamento della crescita di quest’anno e le vendite al dettaglio, aumentate solo dello 0,2% il mese scorso, sono risultate più deboli del previsto nei dati federali pubblicati lunedì.
Le assunzioni in tutto il settore si sono stabilizzate e gli analisti prevedono che quest’anno gli operatori del commercio al dettaglio chiuderanno altre sedi. Le chiusure di negozi al dettaglio nel 2024 hanno raggiunto il livello più alto dai tempi della pandemia, con i recenti annunci di chiusura da parte del venditore di tessuti Joann, del discount Big Lots, di Party City e di altri.
Fondato nel 1984 da immigrati coreani in California, Forever 21 è diventato rapidamente un punto fermo dei centri commerciali per i millennial alla ricerca di stili ispirati alla moda, insieme al rivenditore low-cost H&M e al più costoso Abercrombie & Fitch. Le sue vendite hanno raggiunto un picco di oltre 4 miliardi di dollari nel 2015, e si stima che i fondatori Jin Sook e Do Won “Don” Chang abbiano un patrimonio netto complessivo di 5,9 miliardi di dollari.
Tuttavia, con l’avanzare degli anni 2010, il marchio ha iniziato a essere eclissato dai rivali online, compresi i rivenditori di fast-fashion ultra-economici come Shein e Temu, che spediscono i capi agli acquirenti statunitensi da oltreoceano, soprattutto dalla Cina. L’abbraccio dell’e-commerce si è rivelato una sfida per Forever 21, che per lungo tempo ha fatto affidamento sul traffico pedonale nelle sedi fisiche.
Nessuno si muoverà per salvare una catena che ormai ha una formula non competitiva, anzi questo fallimento è il campanello d’allarme per tante altre catene del pronto moda a basso prezzo che affollano i centri commerciali su entrambe le sponde dell’Oceano.
Se i costi devono essere minimizzati, allora lo sono anche a livello di distribuzione: quindi perché vendere attraverso i negozi?
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