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EUROZONA: FINE DELL’ILLUSIONE ED AFFERMARSI DELLA DEPRESSIONE PERMANENTE DEL SUD

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Quando fu creato l’euro e per lo meno sino al 2005 vi era l’illusione che potesse effettivamente ad una omogeneizzazione dell’Unione Europea e ad una convergenza delle economie. Una illusione temporanea,

Le crisi del 2008 prima e del 2010-11, dopo hanno spazzato via quelle speranze di convergenza, ci hanno guidato nell’attuale limbo in cui la divisione fra i paesi del nord e del sud Europa è sempre più segnata e sensibile. Vediamo i grafici relativi alla disoccupazione

E quello relativo al PIL pro capite anch’esso mostra la divisione fra paesi in e out dell’unione.

La situazione non solo non è migliorata, ma sta peggiorando: dal punto di vista macroeconomico, la Francia fa attualmente parte dell’Europa meridionale. Dal 1965 al 2000 circa, il nostro vicino d’Oltralpe era, stranamente, più ricco della Gran Bretagna. Negli anni ’90, la Francia era ricca quasi quanto la Germania, che ebbe problemi nel digerire l’annessione della Germania orientale precedentemente comunista. Oggi, non avendo la propria moneta (a differenza della Gran Bretagna), a causa di enorme welfare state, un mercato del lavoro eccessivamente regolamentato (rispetto alla Germania), e di una domanda che punisce ke piccole e medie aziende m, non si può negare che la Francia sia di diritto entrata fra i paesi del sud Europa.

Questa differenza è destinata ad esplodere per il COVID -19,  prevede per i paesi belle Sud Europa un calo dal 12,5% (Francia) al 12,8% (Spagna ed Italia dati FMI) del prodotto interno lordo, di 5 punti superiore a quello, ad esempio, della Germania. Tutto questo accentuerà la depressione demografica dei paesi mediterranei, già più bassa rispetto a quelli del Nord Europa, dove il tasso di sviluppo della popolazione è mantenuto più elevato da un mix di immigrazione extraeuropea, africana, asiatica ed orientale, e di natalità superiore per un rassicurante welfare state.

Il Covid-19  accentuerà questo andamento e porrà due crisi irrisolvibile con gli strumenti ordinari:

  • una crisi economica e demografica per il Sud, che però mantiene una maggiore uniformità etnica;
  • una crisi razziale e sociale per il Nord Europa quando la percentuale dei migranti, per i flussi e la diversa dinamica demografica faranno si che questi peseranno non più il 20%, ma per il 40% della popolazione, ma con un reddito medio molto più basso;

La soluzione è solo una: la rottura, almeno in due parti, dell’area euro, in modo che ognuna delle due aree possa seguire le politiche fiscali e monetarie più adeguate ai propri bisogni. Una soluzione che per non è ancora emersa, ma fra qualche mese le prospettive potrebbero essere completamente diverse.


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