Seguici su

Attualità

Esclusiva intervista a Flavio Tosi: “La mia ricetta per far rinascere l’Italia”

Pubblicato

il

Di seguito l’intervista in esclusiva a Flavio, Sindaco di Verona e Candidato in pectore alla Leadership del Centro Destra, da parte della redazione di Scenarieconomici.it

 gpg1 (644) - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy

LA SFIDA PER LA LEADERSHIP

D – Lei non fa mistero di volersi candidare alla Leadership del Centro-Destra e dell’Italia: perché questa sfida?

“La vecchia contrapposizione ideologica tra Comunismo e Capitalismo, tra destra e sinistra, che ha caratterizzato la vita politica e sociale dell’occidente per decenni e sulla quale è stato imperniato il sistema politico italiano, è oggi superata dai nuovi assetti economici e sociali prodotti dalla globalizzazione, che impongono la necessità di ripensare completamente il nostro modo di vivere e il nostro modello di sviluppo e di organizzazione statale.

Per    affrontare questa  nuova e difficile  fase è indispensabile un  rinnovamento profondo e sostanziale della politica, da cui nasca una classe dirigente capace di cogliere le nuove e reali esigenze di riforma del Paese, che non faccia facili promesse ma prospetti i necessari ma sopportabili sacrifici, che abbia la concretezza e il realismo pragmatico necessari a trovare, superando le contrapposizioni ideologiche, soluzioni praticabili che raccolgano il consenso per poter essere realizzate”.

D – Lei ha detto che vorrebbe che il Centro-Destra facesse primarie aperte come negli USA, potrebbe chiarirci chi avrebbe titolo a votare e come si dovrebbero svolgere le votazioni? Oppure puo’ dirci a quale modello esistente si ispira?

“Negli USA le primarie, sia pur con modalità che possono variare da Stato a Stato, consentono di esprimere la preferenza per un candidato alla carica di Presidente a ogni cittadino, alla sola condizione che alle primarie voti solo per un candidato e che dichiari di votarlo anche successivamente alle elezioni vere e proprie. Questo permette una scelta non interamente condizionata dagli apparati dei partiti. In ogni caso in Italia la legge elettorale va cambiata, i cittadini devono poter tornare a scegliere direttamente le persone da eleggere nel Parlamento nazionale, ripristinando il sistema delle preferenze affinché i parlamentari possano rispondere realmente al loro elettorato.

D – Come farebbe rinascere l’Italia, se fosse premier? Ci puo’ dire i provvedimenti cardine per cortesia?

“Rinnovamento della politica e dei poteri, con una riforma costituzionale che dia al Presidente del Consiglio poteri analoghi a quelli del presidente USA o di quello francese. Federalismo, non solo dal punto di vista fiscale, ma anche amministrativo, con il decentramento dei poteri e l’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, che consente alle Regioni più virtuose di conquistare una maggiore autonomia contrattandola con lo Stato centrale. Riduzione della spesa pubblica, tagliando gli sprechi dello Stato centrale, che deve recuperare risorse per abbattere il debito anche dismettendo le grandi Aziende di Stato, la partecipazione statale in società non strategiche e con operazioni    di dismissione e  valorizzazione del suo ingente patrimonio immobiliare. Riforma della burocrazia e concreto sostegno al principio di sussidiarietà, con la possibilità di affidare prestazioni e servizi ai privati, nel caso in cui convenga rispetto alla pubblica amministrazione. Tornare a generare crescita  sostenendo le imprese, favorendo l’occupazione e lasciando maggiori risorse alle famiglie. Modernizzare il sistema di istruzione italiano. Riforma della giustizia e del sistema carcerario”.

 

SUL NORD

D – Recenti sondaggi indicano una quota di popolazione favorevole all’indipendenza del 47% in Lombardia, e tra il 48% ed il 56% in Veneto. Perché, visti i numeri, non puntate in modo aperto sull’indipendentismo, senza alleanze a Roma, al pari dei partiti fiamminghi e catalani?

“Su questo è indispensabile una verifica democratica, che coinvolga l’elettorato. Per questo il Consiglio comunale di Verona nel luglio di quest’anno ha approvato un ordine del giorno per sostenere la “Legge referendaria per l’autodeterminazione del Veneto”, con l’obiettivo di sollecitare il Consiglio regionale del Veneto a discutere e votare urgentemente la proposta di legge 342 per l’indizione del referendum per l’autodeterminazione del Veneto, precisando che i costi della consultazione popolare dovranno essere sostenuti attraverso la raccolta di erogazioni liberali di privati e imprese. Una consultazione a costo zero per l’ente pubblico, quindi, che al contempo consente ai cittadini di esprimersi democraticamente, e di mandare un segnale politico preciso contro la situazione inaccettabile attuale”.

 gpg1 (645) - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy

L’ECONOMIA ITALIANA

D – Su Scenarieconomici.it e su Rischio Calcolato sosteniamo la necessità di ridurre significativamente la Spesa pubblica e simultaneamente la tassazione e ridare fiato agli Investimenti, ed abbiamo elaborato proposte dettagliate a riguardo. Crede che programmi di questo tipo siano realmente proponibili ed applicabili in Italia?

La responsabilità della crisi economica attuale non è del sistema dell’economia e dell’impresa, ma di una politica nazionale vecchia e imbalsamata, incapace di introdurre le riforme necessarie al Paese per affrontare i nuovi livelli di competitività e i problemi che ne sono derivati. Per questo, senza un radicale cambiamento della politica, non sarà possibile introdurre le riforme oggi indispensabili all’Italia. Per tornare a generare crescita è indispensabile che da una parte le imprese possano continuare a lavorare con i mercati esteri: l’export e il made in Italy sono ancora una garanzia. È inoltre indispensabile che vengano lasciate più risorse alle famiglie, affinché abbiano più soldi da spendere e favoriscano la crescita. Questo può avvenire soltanto attraverso una minor pressione fiscale, e le minori entrate dello Stato dovrebbero necessariamente essere compensate da minori uscite con una riduzione significativa della spesa pubblica non indispensabile. La nuova occupazione va favorita anche attraverso sgravi fiscali per le nuove assunzioni, agevolazioni per le “start up” nei primi 5 anni, con decontribuzione dei costi del lavoro e istituendo un contributo interessi per le “start up” per le quali oggi i tassi d’interesse sono più cari rispetto alle aziende normali. Inoltre, per combattere l’evasione fiscale, si introdurrà il metodo del “contrasto di interessi” nei settori merceologici e di servizi maggiormente soggetti all’evasione dei tributi. Bisogna inoltre favorire i grandi investimenti infrastrutturali, le opere pubbliche soprattutto per trasporti e vie di comunicazione, attraverso un forte incentivo fiscale, affinché i soggetti italiani e stranieri abbiano vantaggio a investire in Italia. Vanno adottate adeguate misure per favorire la permanenza delle imprese sul nostro territorio. Gli investimenti devono essere supportati dal sistema bancario e quindi dai grandi Istituti di Credito che devono tornare a fare le banche e ad essere quindi motore di sviluppo, sull’esempio di quanto fatto in Spagna alla fine del 2012 con la Sareb (bad bank)”.

D – Secondo lei il debito pubblico italiano va onorato così come è oppure va ripudiato e quindi ristrutturato?

“Il debito pubblico dell’Italia oggi è circa il 130% del PIL. I Paesi europei che hanno vissuto o stanno vivendo una profonda crisi economica sono quelli dove il rapporto debito-PIL è più alto (Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo, Italia); è chiaro, quindi, che un debito pubblico elevato aggiunge un carico pesante, in termini di interessi passivi (in Italia circa 90 miliardi di euro all’anno) al Paese, una situazione che oggi scontiamo nei rapporti commerciali e che mette fuori mercato l’Italia. È indispensabile, quindi, ridurre progressivamente il debito anche attraverso la riduzione della spesa pubblica. Occorre tagliare drasticamente gli sprechi dello Stato centrale, che deve recuperare risorse per abbattere il debito anche dismettendo totalmente o parzialmente le grandi Aziende di Stato e la partecipazione statale in società non strategiche (50 miliardi di euro), con operazioni di dismissione e valorizzazione, attraverso fondi immobiliari, del suo ingente patrimonio immobiliare oggi spesso mal utilizzato e causa di inutili costi e utilizzando 50 miliardi delle nostre riserve auree”.

 D – Lei sa perfettamente che l’Italia ha perso dal 1995 ad oggi, rispetto alla media Europea, il 18% del PIL ed oltre il 30% della produzione Industriale, e che la tendenza al declino, anche nel contesto europeo, e’ in fase di accelerazione. E’ evidente che vi siano problemi strutturali in Italia, nonché che l’economia non s’e’ adattata ad un sistema economico a cambi fissi. Sull’Euro lei sembra avere una posizione molto pragmatica, per non dispiacere agli Imprenditori: non pensa che invece un Leader dovrebbe prendere chiara posizione a riguardo?

“L’uscita dalla crisi non dipende tanto dall’euro quanto dalle mancate riforme di modernizzazione del Paese, dalla sua incapacità di ridare efficienza sia al sistema politico che alla Pubblica Amministrazione. Questa è la priorità. L’uscita dall’euro sarebbe solo una scorciatoia illusoria, che costerebbe assai cara al nostro Paese. Ciò non toglie, comunque, che la nostra classe politica non si sia dimostrata all’altezza in Europa rispetto all’introduzione della moneta unica: sono sotto gli occhi di tutti gli esempi dei Paesi che, con l’euro, hanno guadagnato”.

D – Ritiene che le societa’ cosiddette “utility” o “multi-utility” debbano essere possedute o partecipate dallo Stato e / o dagli enti locali o piuttosto che lo Stato dovrebbe limitarsi a fissare regole ed eventualmente ad organizzare appalti competitivi per l’erogazione di servizi pubblici come gas, acqua, elettricita’, gestione dell’immondizia e altri servizi pubblici similari?

“Basta attraversare le Alpi (Francia) per capire come le aziende pubbliche possano essere efficienti e remunerative: quel che occorre impedire, in Italia, è che siano fonte di deficit, disservizi e sprechi rimuovendo e punendo gli amministratori che se ne rendano responsabili”.

gpg1 (646) - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy - Copy


L’ITALIA E L’EUROPA

D – Parliamo di Immigrazione: nonostante la legge Bossi-Fini sono entrati in Italia circa 4 milioni di immigrati in 12 anni: cosa propone lei a riguardo?

“L’immigrazione di cittadini stranieri non può rimanere un fenomeno sostanzialmente incontrollato negli ingressi e inefficace per l’allontanamento e l’espulsione di chi è entrato irregolarmente nel nostro Paese. Il diritto dei cittadini stranieri regolarmente immigrati alla permanenza nel nostro Paese e all’integrazione deve essere strettamente legato al pieno rispetto della legalità, come nella maggior parte dei Paesi europei, e deve cessare in caso di reati che creano allarme sociale o di comportamenti di degrado urbano. Occorre rafforzare ogni iniziativa utile a contrastare in modo rigoroso l’immigrazione clandestina; sul modello della legislazione in materia della Germania, prevedere che i cittadini extracomunitari abbiano il permesso di soggiorno approvato e in vigore prima di trasferirsi nel nostro Paese e, considerati gli elevati indici di disoccupazione nel Paese, sospendere i decreti vigenti sui flussi migratori. Per quanto riguarda gli sbarchi di massa illegali, drammaticamente aumentati nel corso di quest’anno, l’Italia non può limitarsi ad assistere impotente a “tragedie del mare” annunciate e organizzate da racket malavitosi. L’Italia, dovrà contrastare, con l’aiuto delle flotte degli altri Paesi UE, fin dalle coste di partenza, i viaggi illegali, e promuovere un accordo a livello di Unione Europea affinché ciascuno Stato membro dell’Unione si faccia carico di accogliere una quota di profughi proporzionale al numero della sua popolazione”.

D – La ringraziamo per l’Intervista. Può mandare un messaggio di speranza ai nostri lettori?

“Il rinnovamento della politica deve riportare nel Paese la speranza per un futuro migliore della nostra società, far recuperare pienamente e promuovere quel senso civico e identitario, quei valori di fondo della nostra comunità nazionale che hanno consentito la crescita e lo sviluppo nel secondo dopoguerra e che si sono poi attenuati o smarriti con il boom economico e la globalizzazione, portando il nostro mondo verso l’egoismo e l’individualismo. Il nostro Paese non deve perdere la sua identità, perché anche su questo valore potrà rinascere dalla crisi”.

  

By Alberto Lusiani e GPG Imperatrice

Mail: [email protected]

Clicca Mi Piace e metti l’aggiornamento automatico sulla Pagina Facebook di Scenarieconomici.it

Segui Scenarieconomici.it su Twitter


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito


1 Commento

1 Commento

  1. Pingback: hefalimp cardijon

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento