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EPIDEMIA ED ECONOMIA: ANCHE LA CINA HA UN LIMITE AGLI STIMOLI

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Se le borse mondiali non hanno ancora avuto un crollo verticale a causa del Covid-19 è semplicemente perche le banche centrali, cinese in testa (PBOC) hanno proseguito con politiche monetarie estremamente espansive. Aggiungiamo che la Cina ha applicato anche misure espansive di carattere fiscale ed il mix di stimoli è completo. Ecco una tabella comprensiva degli ultimi interventi

Però questo non può durare in eterno.

In un’intervista alla rivista del Partito Comunista Cinese Qiushi il ministro delle finanze Liu Kin ha messo un freno alla politica di spesa illimitata e di stimolo continuo  che sinora sembrava essere seguita dal governo cinese senza un termine.

Liu Kin chiama in causa la necessità di una allocazione più efficiente delle risorse economiche per giustificare un cambio di rotta decisivo e francamente capitalistico della politica economica: infatti, pur perfettamente conscio del fatto che nel primo quadrimestre le entrate fiscali si ridurranno a causa del virus, afferma che il paese seguirà una politica di spesa molto più attenta e diretta all’efficienza, mentre dall’altro lato concederà dei firti sconti fiscali alle aziende.

Dal punto di vista economico si tratta di un colpo al cerchio ed uno alla botte: infatti si espande con i tagli fiscali, na si restringe con annunciati  tagli alla spesa, tanto che il ministro parla di “Equilibrio stretto” a livello di bilancio pubblico. Intanto, allo stato attuale, il bilancio cinese sembra avviato a superare il 3% nel rapporto deficit/Pil. Il timore del ministro cinese probabilmente è legato alla spesa delle amministrazioni locali che, lasciata incontrollata, porterebbe ad un’esplosione del debito locale che, con la crisi legata al virus, potrebbe risultare finanziariamente non tollerabile con il default degli enti locali. Comunque siamo ad una inversione di tendenza politica. Anche in Cina sembra esistere un limite allo stimolo, ma questo cambio di rotta potrebbe avere conseguenze procicliche devastanti sino al l’azzeramento del tasso di crescita del PIL di Pechino.


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