Politica
Elezioni 1994: il confronto TV fra Berlusconi e Occhetto
Quello che andrete a leggere è la trascrizione dei principali dialoghi avvenuti durante la trasmissione elettorale “braccio di ferro” del 23 marzo 1994 andato in onda su Canale 5. Il dibattito televisivo che ha dato il via alla “seconda repubblica“.
Condotto da Enrico Mentana, questa puntata è un testa a testa fra i leader delle coalizioni di centrodestra (polo delle libertà) e di centrosinistra (polo dei progressisti), rispettivamente guidate da Silvio Berlusconi e Achille Occhetto.
Berlusconi non ha bisogno di tante presentazioni, nel 94 entrò in politica e lo fece con questo messaggio: “l’Italia è il paese che amo”.
Occhetto invece è quasi sparito dalla circolazione, di tanto in tanto va in TV ma poca roba.
Quest’uomo è passato alla storia come colui che diede il “colpo di grazia” al PCI nel 1991, trasformandolo in PDS (Partito Democratico della Sinistra). Segue illustrazione satirica.
Questo non è un dibattito a caso, la puntata fece il record di ascolti dell’epoca, con ben 10 milioni di telespettatori incollati allo schermo (dato del Sole 24 Ore).
Con questo confronto, di fatto, iniziò la cosiddetta seconda repubblica. Purtroppo il video integrale ce l’ha solo Mentana (che aveva mandato in onda una versione ridotta nel 2018), noi ci dobbiamo accontentare del solo audio che si trova nell’archivio di Radio Radicale, l’audio della puntata integrale.
Ecco la trascrizione dei “momenti salienti” (e relativo minutaggio) con alcuni brevi commenti.
COMINCIA IL DIBATTITO
La trasmissione integrale dura circa 90 minuti. Mentana introduce il dibattito con queste parole:
« Buonasera è la trasmissione finale di braccio di ferro, ormai mancano quattro giorni al voto e l’attesa era forte. Del resto per questa trasmissione dovevano partecipare i leader dei due schieramenti antagonisti per definizione di questa tornata elettorale.
Ed effettivamente, lo dico subito, sono qui e – allargando l’inquadratura – li potete vedere. Secondo i canoni politici: alla mia destra, giustamente, c’è Silvio Berlusconi (leader di Forza Italia), alla mia sinistra c’è Achille Occhetto leader del PDS (partito democratico della sinistra).
Insieme a me, eccezionalmente, per questa puntata finale così attesa (perché negarlo?) di braccio di Ferro ci sono – oltre ai colleghi del TG5 che affollano le tribune del nostro studio – anche tre illustri colleghi della carta stampata.
Li vedete, da sinistra nell’inquadratura: Gad Lerner (vicedirettore de La Stampa e noto alle platee televisive), quello in mezzo è Ferruccio De Bortoli (vicedirettore del Corriere della Sera) e l’editorialista di Repubblica Nino Fucillo (…) »
Occhetto è stato sorteggiato per fare il primo intervento (min 4:34)
« Io voglio ricordare che ieri Berlusconi ha chiesto con che faccia mi sarei presentato oggi a questo incontro, dal momento che ero il mandante di un complotto nei confronti di Forza Italia. Eccomi qua con questa faccia; cioè con la faccia di una persona onesta (…) »
Durante il corso di questo dibattito vi accorgerete che il vero complotto è quello ai danni degli italiani, all’epoca ignari di tutto.
Occhetto dunque dà il via al teatrino con la “questione morale” che serviva a distrarre dai veri problemi, ma soprattutto a giustificare demenziali politiche economiche, che proporrà nel corso del dibattito.
I TEMI DIVISIVI: MAFIA E INSULTI PERSONALI
La prima vera divisione emersa era riguardo la mafia, l’estratto nel minuto 15-16, un pericolo che gli italiani sentivano molto vicino in quel periodo.
OCCHETTO: « quando lei farà la guerra alla mafia, come la sa fare Violante, avremmo fatto grandi passi in avanti »
BERLUSCONI: « non si preoccupi onorevole Occhetto, che noi la guerra alla mafia la facciamo. Nel nostro programma è al primo punto, ne abbiamo dedicato un capitolo. Nel vostro ci sono soltanto 4 righe e nemmeno molto chiare. »
Infatti era anche il titolo di Repubblica del giorno dopo “Occhetto e Berlusconi divisi dalla mafia“. Vediamo adesso alcuni insulti.
Alla domanda di Gad Lerner, su cosa accadrebbe in caso di vittoria dell’avversario, Berlusconi risponde così (min 18:33)
BERLUSCONI « Beh io non credo che posso stare molto tranquillo, visto che il numero due del PDS (l’onorevole D’Alema), ha dichiarato ai giornali che se vince il PDS, io dovrò riparare all’estero.
Aggiungo a questo che precedentemente, aveva anche dichiarato che il suo grande sogno è quello di vedermi chiedere l’elemosina nelle vie di Roma.
E aggiungo anche che ultimamente ha raccontato a qualcuno che – se dovesse vincere il PDS – io sarò incarcerato, perché verrà dimostrato che ho dei contatti con la mafia per il riciclaggio del denaro sporco (…) »
LERNER « in definitiva, se vincessero loro ci sarebbero dei pericoli di libertà, di democrazia »
BERLUSCONI: « io credo di sì, io credo di sì, a questo punto credo che andremo verso un regime illiberale senza vera democrazia e senza vera libertà »
Nella prima mezzora del dibattito, l’andamento medio è questo. Ma appena si parla dei programmi economici, di colpo, le posizioni dei due candidati convergono!
Convergono, ma sono diverse formule di comunicazione: Berlusconi molto diretto, Occhetto invece provava ad “addolcirle” o con tecnicismi o con una sedicente moralità.
Andiamo a vedere.
IL RISANAMENTO DEI CONTI (34:39)
DE BORTOLI « La prima emergenza è coprire il buco aggiuntivo di almeno 15.000 miliardi che si è aperto nei conti dello stato. La banca d’Italia probabilmente vi avvertirà che bisogna dare un segnale forte e convincere i mercati che l’azione di risanamento non sia interrotta.
Promettere un taglio delle spese è troppo poco, probabilmente è impossibile ridurre le tasse in questa fase. Voi che cosa fate? Correte il rischio di una crisi della lira e una crisi di Titoli di Stato? O aumentate le tasse? In ultimo non è che ci aumenterete la benzina nei primi 100 giorni del vostro governo? »
BERLUSCONI « Se il ministro Spaventa (mio avversario) avesse fatto meglio i conti, non ci sarebbe questo buco di 15.000 miliardi (e noi lo erediteremo).
Io ritengo che non si possa continuare a procedere con manovre o manovrine perché non si risolve assolutamente niente.
Credo che si debba procedere ad una riorganizzazione profonda dello stato, credo che si debba procedere a un lavoro molto duro nei confronti della spesa pubblica e nei confronti del sistema fiscale.
Credo non sia giusto e non si possa pensare di andare a cavare ancora soldi dalle tasche degli italiani.
Penso che si potrebbe procedere in altro modo, per esempio accelerando le privatizzazioni di una qualche azienda pubblica e credo che ce ne siano molte. »
Dunque riforma strutturali, tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni selvagge (lo dice con una certa acquolina in bocca).
Dov’è che lo abbiamo già sentito? Ah si è Mario Monti! Le stesse cose dette da Monti poi nel 2011, solo che non ce lo ricordavamo!
Un ritornello che nasceva proprio in quell’epoca e che rimane tutt’oggi il mantra dominante.
Sentiamo Occhetto.
OCCHETTO « Mah io ritengo che la cosa essenziale sia quella di continuare nel programma di risanamento e abbattimento del debito pubblico avviata dal governo Ciampi. Sostenere che il governo Ciampi ha portato al buco dello stato è una cosa che si giudica da sé.
Perché questo fatto è avvenuto nel periodo glorioso dei governi del C.A.F. (Craxi-Andreotti-Forlani) che hanno sperperato, distrutto il patrimonio pubblico, rubato, costruito clientele.
E quindi il problema è il risanamento, l’abbattimento del debito pubblico attraverso una politica che non può annunciare demagogicamente che vengono tolte le tasse, ma che deve capire che bisogna abbassare gradualmente il debito pubblico e poi abbassare gradualmente il carico delle tasse.
Chi vuole operare rapidamente solo in una direzione o nell’altra sbaglia e porta al disastro, quindi io credo che non si può presentare una soluzione demagogica e bisogna dire la verità agli italiani. »
Le stesse ricette di Berlusconi nascoste sotto la formula “abbattimento del debito pubblico”, quindi più difficile da capire per il pubblico.
IL MILIONE DI POSTI DI LAVORO (49:22)
Avete presente il famosissimo “milione di posti di lavoro” di Berlusconi? Ecco come voleva crearli.
GAD LERNER « Ha fatto molta sensazione in campagna elettorale, non so se chiamarla la promessa, l’impegno, l’obiettivo di Berlusconi per un milione di posti di lavoro.
So che ha anche firmato un referendum di Pannella in cui si chiede l’abolizione dell’istituto della cassaintegrazione speciale. Quindi ipotesi liberista spinta, niente cassaintegrazione e nuovi posti affidati alla libera intrapresa, senza troppi interventi dello stato.
Occhetto d’altra parte voi avete appoggiato un governo che ha firmato grandi accordi sindacali come quelli sul costo del lavoro, sulla flessibilità e in difesa anche di accordi con aziende nei quali i cosiddetti ammortizzatori sociali in un periodo di crisi sono previsti.
Qual è la differenza fra voi? »
BERLUSCONI « mah intanto io devo dire che quello di 1 milione di posti è una promessa, è un obiettivo ed è anche un impegno che siamo assolutamente convinti di poter raggiungere perché conosciamo bene la situazione del lavoro in Italia.
Ci sono 4 milioni di imprenditori che in questo momento sono senza fiducia, che hanno dei rapporti difficili col loro lavoro, hanno dei rapporti difficili con la pubblica amministrazione che generalmente si comporta come una macchina politico-burocratica-amministrativa che è perfetta per creare difficoltà.
Se questa macchina cambierà la sua mentalità, se il prossimo governo potrà dare fiducia ed entusiasmo a questi imprenditori. Con una serie di misure che abbiamo indicato nel programma: la facilitazione delle assunzioni, la detassazione delle assunzioni giovanili, la detassazione dei profitti, che le imprese si obbligassero a reinvestire nello sviluppo della loro azienda per creare posti di lavoro.
Ecco se questo succederà gli imprenditori italiani sono prontissimi a ripartire con slancio. E sarà un obiettivo facilmente anche superabile quello di un milione di posti di lavoro. Sono 4 milioni gli imprenditori, basterà che uno di loro crei un nuovo posto di lavoro. (…) noi crediamo davvero che sia possibile se l’Italia riparte nella direzione dello sviluppo di ottenere questo risultato importante che metterebbe fine alle angosce, alle ansie di tanti giovani »
OCCHETTO « mah io ritengo che il discorso sul fatto che ci sono 4 milioni di imprenditori e che se ciascuno può prendere un lavorare, non regge se è totalmente avulso da una seria politica industriale (…) nei 4 milioni di imprenditori ci sono grandi, piccoli, medi e artigiani. Ci sono molti imprenditori che fanno fatica a tenere quelli che hanno, una fatica grandissima.
E quindi non potranno farlo se non si mette in campo una politica simile a quella messa in campo da Clinton cioè di un pubblico capace di creare lavoro. Ritengo che per permettere agli imprenditori di investire bisogna spostare ingenti risorse dalle rendite all’investimento, detassare. Avere un fisco che viene utilizzato per favorire l’investimento produttivo. Poi soprattutto bisogna dare ai piccoli e ai medi la possibilità di entrare nel mercato. (…)
Questo mi sembra un programma che deve avere come punto di riferimento un fondo dell’occupazione fatto da capitali pubblici e privati senza aumentare di una lira il debito pubblico. Proponiamo che vengano espropriati i soldi rubati, non solo dalla malavita organizzata ma anche da tangentopoli, in modo da metterli in un fondo per l’occupazione giovanile e per la formazione. »
Non è ancora finito il discorso, ma facciamo il punto. Questa prima parte del discorso di Berlusconi ricorda molto il mantra liberista secondo cui “il lavoro lo crea il privato e non lo Stato“.
Occhetto prova a obiettare dicendo che serve l’intervento dello Stato ma che non deve fare spesa pubblica, che non deve far aumentare il debito pubblico… e allora che razza intervento pubblico vorrebbe fare?
Andiamo avanti che ora arriva il bello!
REPLICA DI BERLUSCONI « tutte le soluzioni che proponete in un programma che presentate come moderato e liberista, passano attraverso un intervento dello stato, quindi vi confermate quei dirigisti e statalisti che oggi negate di essere. Perché non si può pensare che sia lo stato a creare vera occupazione, è l’iniziativa privata. Questa era la sostanza del discorso di Clinton.
Voi nel vostro programma indicate proprio questo fondo dell’occupazione che è esattamente il contrario di ciò che il paese ha bisogno. Il paese ha bisogno di riprendere lo sviluppo dando forza e sostegno all’iniziativa privata. Mentre lo stato deve ridursi, ridursi a quelli che sono i suoi doveri fondamentali, lasciando all’iniziativa privata tutti quei servizi che lo stato fa male e che allo stato costano moltissimo. »
REPLICA DI OCCHETTO « il nostro non è un programma statalista, perché quando noi parliamo di pubblico, parliamo di un pubblico capace di mobilitare le risorse in funzione del mercato. E quindi io sono d’accordo che poi quello che conta è la capacità di chi rischia e dell’imprenditore. Ma ha bisogno di un pubblico che organizzi anche le risorse, questo è quello che dice esattamente Clinton.
Se no Clinton non sarebbe passato, per esempio, nella sanità dal sistema di Reagan a un nuovo sistema. È inutile che scuota la testa lo sanno tutti. Quindi il nostro non è un programma statalista (…) fa solo propaganda »
Insomma, lo Stato deve ridursi e sottomettersi al mercato, anziché coordinarlo e disciplinarlo: questa era la visione di questi due imbecilli.
LE PENSIONI (1:03:00)
Andiamo avanti, sapevate che già nel 1994 non si potevano pagare le pensioni? Ascoltate qui.
DE BORTOLI « il presidente dell’INPS Mario Colombo ha lanciato in questi giorni l’allarme sui conti dell’istituto di previdenza. Ha detto che chiunque governerà sarà costretto a scelte dolorose per gli italiani.
Per esempio, l’innalzamento dell’età pensionabile o la riduzione dei prepensionamenti. Io vorrei solo chiedervi: dite agli italiani che ne sarà delle loro pensioni. »
BERLUSCONI « la situazione è molto chiara, guardando dentro i conti dello stato si capisce che siamo davvero a un passo dalla bancarotta e che andando avanti cosi se non si ridurranno le spese pubbliche, se non si invertirà la tendenza, e noi abbiamo fatto una proposta molto precisa a riguardo, non ci saranno neppure più i soldi per pagare le pensioni.
Quindi si può arrivare a qualche misura nell’immediato come questa dell’innalzamento dell’età in cui finisce l’attività lavorativa. Ma credo che questi 65 anni che sono stati indicati dovranno via via essere superati. Non si può risolvere questo problema se non si cambia in maniera radicale il sistema delle pensioni.
Se non si avvia cioè una riforma per cui chi può, chi è benestante si indirizzi a dei fondi pensioni privati, a delle assicurazioni private. E invece lo stato si occupi delle categorie meno abbienti. Soltanto in questo modo si arriverà ad avere oltre il 2000 la possibilità da parte dello stato di pagare queste pensioni.
Perché altrimenti in quel momento si dovrà togliere dalla busta paga di chi lavora il 50% di ciò che il lavoratore guadagna per pagare le pensioni a un numero di pensionati molto elevato, visto l’innalzamento della media dell’età.
Credo quindi che, almeno per quanto riguardo questo settore, nessuno possa contraddirci quando affermiamo che bisogna introdurre un rinnovamento profondo nel senso della libera iniziativa. »
OCCHETTO « tre ipotesi. La prima è quella di dare a tutti una sicurezza. noi siamo per garantire un minimo di pensione a tutti, riteniamo che il minimo vada elevato e che soprattutto vada costantemente agganciato al costo della vita. Secondo livello una pensione contributiva che sia collegata lungo tutto l’arco lavorativo, terzo livello una pensione integrativa per chi ha la facoltà e la possibilità di farcela. Però l’elemento di copertura della vecchiaia deve essere universale. L’eccessiva privatizzazione può portare alla situazione francese dove per esempio con il sistema delle assicurazioni private maxwell è fallito e la gente non è stata più coperta. »
REPLICA DI BERLUSCONI « nessuno ha parlato di eccessiva privatizzazione, io mi sono ben guardato da questo. Credo che se si continua cosi, se non si intraprende di una strada di una privatizzazione non eccessiva ma corretta, lo Stato davvero non sarà in grado di sostenere questo peso »
REPLICA DI OCCHETTO « lo Stato è in grado perché noi abbiamo delle proposte di disboscamento e di riforma di tutto il sistema previdenziale che può portare dei fortissimi risparmi »
La “giusta privatizzazione” che intendeva Berlusconi, è quella di privatizzare il profitto e socializzare le perdite dando ai privati tutte quelle classi che ti fanno guadagnare.
O vogliamo credere che le multinazionali si sacrificano per pagare le pensioni ai soggetti benestanti?
Berlusconi racconta anche la palla per cui se non si privatizza aumentano i costi, quando è sempre successo il contrario (in generale)
Mentre Occhetto continua a proporre tagli per far peggiorare l’erogazione del servizio, specularmente al suo “avversario”.
GLI STATI UNITI D’EUROPA (1:06:52)
Ma il passaggio più surreale di tutto il dibattito è quello in cui, entrambi, ammettono si essere liberisti e europeisti convinti.
MENTANA: « nella campagna elettorale del 48, c’era chi stava con la Russia e chi stava con gli Stati Uniti. Oggi se dovreste indicare un paese che chiamereste a modello per l’Italia che vorreste ricostruire che paese sarebbe? »
OCCHETTO: « io credo che in questo momento i modelli devono essere tanti a seconda dei problemi e delle soluzioni. Ho già detto per il lavoro prendo a modello la politica di Clinton.
Sui problemi istituzionali, per esempio, io sono per un mix tra l’ipotesi francese del doppio turno e l’ipotesi federale seria alla tedesca, dove si danno più poteri alle regioni, in questo caso.
E quindi si determini una capacità del cittadino a partire dal fisco che deve essere più nelle mani dei poteri locali, cosi c’è un controllo diretto fra chi paga le tasse e poi i servizi che vengono dati in cambio, si possa fare una politica reale di democratizzazione del paese »
MENTANA « ha preso dei pezzi di carta geografica… »
OCCHETTO « e poi li metterei insieme in una grande ipotesi che è quella degli Stati Uniti d’Europa per la quale bisogna lavorare »
BERLUSCONI « bene prendo atto che questa tesi è una tesi a cui l’onorevole Occhetto si è convertito e mi fa piacere »
OCCHETTO « convertito a cosa? »
BERLUSCONI « Convertito all’Europa, onorevole Occhetto (…) Io so che lei ha fatto il giro delle 7 chiese per far vedere che si era convertito al liberismo e un programma moderato. Però perché con questo programma cosi liberista e moderato allora [gli elettori] dovrebbero dare fiducia per il governo a chi si è convertito nell’ultima ora. E non invece a un liberista convinto da sempre come il signor Berlusconi. »
OCCHETTO « (…) io sono andato a fare la campagna elettorale a rischio, perché per poco non perdevano, in Francia, sul trattato di Maastricht. »
La sinistra era già diventata liberista, e Berlusconi lo prende pesantemente per il c**o. E gli eredi del PDS (il PD) lavorano tutt’oggi per gli Stati Uniti d’Europa che avevano esplicitamente nel programma, sia nelle politiche del 2018 sia in quello delle europee 2019
Io credo nell'Europa, ma il grande sogno europeista dei padri fondatori è destinato a fallire se l’Europa non cambia e non ritorna ad essere una potenza militare a livello mondiale. @EPPGroup pic.twitter.com/W8pZ2hVVZc
— Silvio Berlusconi (@berlusconi) January 15, 2020
Berlusconi oggi si nasconde dietro i termini “soggetto politico” e “difesa comune”, ma sono sempre gli Stati Uniti d’Europa
Andiamo avanti.
GLI ERRORI DI OCCHETTO (1:12:54)
DE BORTOLI « Occhetto che cosa lei pensa di più del suo passato di vecchio comunista: i legami e i soldi di Mosca, l’appoggio a Castro, il no al sistema monetario europeo (SME) del 79, la proposta di occupare la Fiat nell’80, il referendum sulla scala mobile dell’84. qual è stato il più grande errore? »
OCCHETTO « intanto voglio dire che noi siamo cosi poco europeisti che oggi tutti gli uomini della sinistra europea (e sono uomini che dirigono interi stati in Europa) hanno fatto un appello di sostegno in questa campagna elettorale dei progressisti in Italia. Questo è un fatto storico di grandissima portata che conta più di tutte le chiacchere sul nostro pretesa… diciamo legame con posizioni del passato »
INTERRUZIONE DI BERLUSCONI « avete votato contro lo SME, avete votato contro gli euromissili, questi sono i fatti »
OCCHETTO « ho soltanto il dubbio della scelta fra tutte queste proposte. Direi che sicuramente quella che mi pesa di più è quella che riguarda l’uscita dallo SME, perché è stata più negativa dal punto di vista di un ritardo rispetto alla prospettiva europea. Il resto sono cose che guarderanno gli storici. »
Oggi col senno degli storici possiamo affermare che lo SME fu un crimine epocale contro i popoli europei, per non parlare del trattato di Maastricht per cui tu, caro Achille, nel 1992 hai votato a favore della legge di ratifica assieme a D’Alema, ben consapevoli di quello che stavate facendo!
In tempi più recenti Occhetto infatti si “pente” di aver sposato un fallimentare modello neoliberista. Lo dichiara in un’intervista a “TPI” il 10 agosto 2018
“Non c’è dubbio che uno degli errori fondamentali non solo della sinistra italiana ma di quella europea, è di essere stata subalterna alle politiche neoliberiste. (…) E fin quando la sinistra non si libererà delle vecchie concezioni di stampo neoliberista e fin troppo subalterne alle politiche di austerità, non potrà svolgere il proprio ruolo, che è quello di stare vicino agli ultimi, di riallacciare i propri legami con le fasce più deboli della popolazione.”
Andiamo avanti!
L’AMICIZIA FRA CRAXI E BERLUSCONI (1:19:54)
DE BORTOLI « Occhetto si è liberato di parte del suo passato. Adesso lo faccia lei dottore. faccia una dichiarazione pubblica e dica: “mi pento di aver sostenuto Craxi e di avere avuto vantaggi dalla sua amicizia” »
BERLUSCONI « io le dico subito invece che non posso farla una dichiarazione pubblica di questo tipo, perché io sono stato amico personale di Craxi. Ma non ho con lui avuto nessuna relazione di affari o altro. (…) io non ritengo che un’amicizia personale possa essere trasformata, come si vuole fare, in qualche cosa di diverso. Io non rinnego l’amicizia personale, non l’ho mai fatto, non l’ho fatto in altre occasioni. La storia deciderà, i giudici magari giudicheranno, cosa ha fatto di bene Craxi, cosa ha fatto di male. »
https://youtu.be/0p078rg_K1I
Contrariamente a Berlusconi, Craxi aveva capito i pericoli del trattato di Maastricht, e almeno questo lo rende preferibile a Silvio che probabilmente non ha mai capito nulla dei trattati europei.
Del resto, oggi, Berlusconi lamenta che “i sovranisti non vogliono farsi dare ordini da nessuno”. E inoltre, come già detto, lui lavora ancora per il “più europa”.
Questo tweet è la trascrizione di un pezzo dell’intervista con Mentana a “Bersaglio Mobile” il 22 maggio 2019, intervista cominciata con Berlusconi che ricordava proprio questo confronto elettorale del 94.
Abbiamo quasi finito, manca poco.
LA SPESA IMPRODUTTIVA (1:22:22)
FUCILLO « onorevole Occhetto lei parla spesso di riduzione della spesa pubblica e di risanamento dei conti pubblici. Anche per lei un piccolo elenco: ministeriali, insegnanti, dipendenti della sanità, cassintegrati, pensionati.
Chi o quanti di questi dovranno stringere la cinghia se ci saranno meno soldi pubblici per loro? E se non saranno loro a dover pagare, a chi toccherà? Quali altre categorie eventualmente? »
OCCHETTO « (…) Su questo io ritengo che il problema è generale: cioè bisogna fare uno spostamento dalle rendite agli investimenti. quindi bisogna colpire, dovendo colpire, tutte le posizioni di rendita, di clientela e di sperpero. E di aiutare tutte le posizioni legate alle produzione.
Quando si parla di pubblico impiego non è tanto in Italia la quantità di pubblico impiego che al livello degli standard europei ma è la sua produttività.
E quindi è il problema della riforma generale della pubblica amministrazione che deve seguire tra l’altro un principio: i politici non devono toccare una lira tutto deve essere diretto dagli amministratori, i politici devono dare solo progetti. »
“Rendite, clientele e sperperi” erano quelle che oggi chiamiamo kasta, kricca e korruzione?
IL SALUTO FINALE
BERLUSCONI « beh è molto semplice credo che gli italiani siano già informati del nostro programma. È un programma di cui non si può dire che sia miracoloso. È un programma basato sulla conoscenza che abbiamo del lavoro, dei problemi concreti, dell’economia.
È un programma che mira a risolvere il problema più urgente del paese che è quello del rilancio dell’economia, al fine di permettere il mantenimento dei tanti posti di lavoro che sono a rischio. Al fine di permettere la creazione di nuovi posti di lavoro.
Dobbiamo, per fare questo, per poter finanziare lo sviluppo, ridurre la spesa pubblica, dobbiamo ridurla dando più equità al sistema fiscale. Dobbiamo soprattutto ottenere che lo stato possa fare della solidarietà vera e non a parole nei confronti di chi ha bisogno, di chi soffre, degli anziani.
Credo che sapremo farlo, dateci fiducia, fateci provare, non vi deluderemo mai. »
OCCHETTO « (…) voglio promettere a tutti gli italiani che noi governiamo nel nome dell’efficienza e della solidarietà umana. Noi governeremo per il risanamento e per introdurre un grande elemento di innovazione. E sarà per noi un’ossessione: il lavoro, il lavoro e ancora il lavoro.
Non voglio vincere tutto, possiamo metterci d’accordo e penso che è bene che il Milan vinca il campionato e i progressisti le elezioni »
BERLUSCONI « rimando la palla a lei, sono disposto a rinunciare anche al Milan. Credo che sarà molto difficile che lei non ci veda prevalere nelle elezioni, perché i sondaggi non saranno il voto ma sono abbastanza scientifici per indicare che noi prevarremmo »
OCCHETTO « allora ci vedremo dopo il voto e non dopo i sondaggi, e vedremo chi avrà avuto ragione »
Forse Berlusconi voleva dire “non ce ne andremo mai”, mentre Occhetto con “risanamento” intendeva “distruggere il lavoro”, cosa che – negli anni a venire – hanno fatto soprattutto le coalizioni di centrosinistra, mentre se ci provava Berlusconi si trovava un milione di persone in piazza.
Il falso dualismo della seconda repubblica cala la maschera proprio nel 2011, quando PD e PDL votarono la fiducia al governo Monti, ma questa è un’altra storia.
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