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Ebola: gli USA impongono controlli alla frontiera per i viaggiatori dall’Uganda

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I viaggiatori diretti negli Stati Uniti che sono stati in Uganda nei 21 giorni precedenti saranno reindirizzati in cinque grandi aeroporti americani per essere sottoposti a controlli per l’Ebola, dopo che i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) giovedì hanno lanciato un allarme agli operatori sanitari per sensibilizzarli sull’attuale epidemia.

L’agenzia ha dichiarato che al momento non ci sono casi sospetti o confermati di malattia sul territorio statunitense, mentre il ceppo sudanese di Ebola alimenta le ultime infezioni in Uganda.

Secondo il Ministero della Salute ugandese, almeno nove persone sono morte a causa della malattia in Uganda il 3 ottobre, da quando le autorità della nazione dell’Africa orientale hanno annunciato l’epidemia di febbre emorragica mortale il 20 settembre. L’agenzia ha aggiunto che i casi totali sono 43, compresi i decessi.

I controlli negli aeroporti statunitensi sono iniziati giovedì, ma si prevede che i requisiti per l’imbarco entrino in vigore entro la prossima settimana, ha dichiarato una fonte a Reuters. -Standard GH

“Per abbondanza di cautela (CDC) e il Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS) Customs and Border Protection (CBP) applicheranno nuovi livelli di screening in questi cinque aeroporti statunitensi in risposta all’epidemia di Ebola in Uganda”, ha dichiarato l’ambasciata statunitense in Uganda.

I cinque aeroporti sono JFK, Newark, Atlanta, Chicago O’Hare e Washington Dulles. Secondo due fonti, ogni giorno arrivano negli Stati Uniti circa 140 persone che si recano regolarmente in Uganda, il 62% delle quali atterra in uno dei cinque aeroporti.

Il dottor Michael Osterholm, esperto di malattie infettive dell’Università del Minnesota, ha dichiarato che l’allarme sanitario del CDC ricorda che le persone devono essere preparate alla diffusione dei focolai.

“Siamo in grado di gestire l’Ebola in modo sicuro nell’ambiente ospedaliero e di fornire le migliori cure al paziente, ma bisogna essere consapevoli che potrebbe anche essere una possibilità”, ha detto, riferendosi a un incidente del 2014 in cui un passeggero affetto da Ebola che era stato in Liberia è stato inizialmente respinto da un ospedale di Dallas – e poi ricoverato due giorni dopo quando venne ammesso al pronto soccorso.

“Il messaggio chiave è che se vedete qualcuno con una malattia clinica e con una storia di permanenza in Uganda, è lì che dovete concentrare i vostri sforzi”.

L’Ebola non è il Covid, è una febbre emorragica con un’alta probabilità di morte se non curata per tempo, che, fortunatamente, si diffonde con i contatti tramite fluidi corporei, per cui non è di semplice contagio. Nonostante questo è una malattia pericolosissima che deve essere mantenuta sotto controllo.


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