Politica
E’ TUTTA COLPA DEL PRESIDENTE? (Di Mirella Ramonda)
La Costituzione Italiana, questa sconosciuta.
Qualche giorno fa è stata definitivamente varata la squadra di Governo.
Tra gli incarichi, decisi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in un elenco di nomi di personalità certamente considerevoli, spicca quello affidato al Prof. Luciano Barra Caracciolo, profondo conoscitore della nostra Legge Costituzionale, che ricoprirà il ruolo di Vice di Paolo Savona alle Politiche Europee.
Per amore nei confronti della nostra Prima Legge, non posso nascondere la mia soddisfazione per questa scelta. Parliamo quindi di norme Costituzionali.
Sono trascorsi ormai abbastanza giorni, e si sono verificati innumerevoli avvenimenti, da quello in cui Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella pose il suo veto alla nomina di un Ministro, il Professor Paolo Savona, autorevole e competente, giustificando la sua scelta come dovuta a causa delle critiche esternate in passato dallo stesso alla moneta unica , critiche che “potrebbero provocare l’uscita dell’Italia dall’euro” e portare il paese ad una crisi finanziaria.
Questa è stata una dichiarazione, con la quale, probabilmente senza che il Presidente se ne rendesse conto, si è rischiato di creare un precedente pericoloso: in Italia i partiti si guardino bene dallo sfidare l’Unione Monetaria e le èlite ad essa favorevoli.
Se non fosse bastato, in caso di rifiuto e resistenza, sarebbe stato il Presidente della Repubblica a formare un Governo tecnico, fantoccio, non votato dagli italiani, ma ubbidiente ai mercati, di minima durata, perché nato già privo della fiducia del Parlamento.
A bocce ferme, e a crisi risolta, posso finalmente esternare le mie impressioni, senza parer intenzionata a forzare pensieri altrui. Questo non per rinvangare il passato, ma per esternare la speranza, che tutto ciò non accada più.
L’onorevole Luigi Di Maio richiese l’impeachment, ai sensi dell’art.90 della Costituzione, affinché la crisi venisse ufficializzata ed affrontata dal Parlamento, sollevando un polverone di pesanti polemiche di una certa stampa e di una certa politica di parte.
L’eventuale richiesta di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica è legittima, in quanto trattasi di una facoltà costituzionalmente riconosciuta ai parlamentari che dovessero ritenere violata la Costituzione.
Luigi Di Maio lanciò, con tale richiesta, un messaggio: in Italia esiste una Legge Costituzionale, difesa dagli Italiani da un subdolo tentativo di modifica-distruzione, e vogliamo che venga tenuta in debita considerazione.
Il Presidente della Repubblica (Parlamentare, non Presidenziale) ha, a parere di molti Costituzionalisti di indiscussa competenza, “sbagliato”, attuando una scelta invasiva nell’ambito dell’indirizzo “politico” del Governo, sicuramente pressato dalla minacciosa oligarchia euro-tedesca e in quanto ostaggio della paura della punizione dei “mercati finanziari privati, ma non solo.
Il Presidente Mattarella rappresenta istituzionalmente la Prima Carica dello Stato Italiano, ma è anche un esser umano, in quanto tale non è onnisciente, e di conseguenza è possibile commetta errori.
Questo è il motivo per cui la Presidenza si avvale della collaborazione dei suoi consiglieri, nominati dal Presidente stesso, che ne definisce compiti e funzioni, e di consulenti per specifici compiti di collaborazione.
Si presume trattarsi di professionisti, giuristi, costituzionalisti, dediti a tempo pieno allo studio delle norme, quindi sicuramente portatori di altissime competenze, che hanno l’obbligo di fornire al Presidente consigli e consulenze non di parte, basate sulle esclusive previsioni di legge, scevre quindi da interpretazioni personali.
Sono speranzosa, con il nuovo Governo, sia grazie alla nomina di un Segretario Generale capace, attento e vigile, con la presenza nella squadra di Governo del Prof.Luciano Barra Caracciolo e di altri Ministri, segretari e funzionari fedeli alla nostra Carta Costituzionale, che questi “errori”, non abbiano più a verificarsi.
Altro problema che ad oggi non è ancora affrontato, data la sua enorme invasività a livello culturale, è quello della cosiddetta carta stampata e delle trasmissioni televisive, altamente disinformanti, che vanno a loro volta ad operare pesanti pressioni sulle varie interpretazioni delle leggi, creando caos e confusione.
Il ripristino di una pluralità e correttezza della informazione dovrà essere tra le priorità del nuovo esecutivo, soprattutto perché la sua soluzione richiederà tempo.
Ci sarà la possibilità di procedere alle nomine RAI, personalmente spero vengano sostituiti gli eterni tuttologi con soggetti competenti e neutri nel fornire le informazioni.
Se è vero che gli italiani sono convinti di essere un popolo di chef stellati, abbiamo purtroppo imparato a pensarci soprattutto come un popolo di giuristi e costituzionalisti.
Le nostre trasmissioni televisive rigurgitano di pseudo giornalisti, tuttologi, soggetti che sino al giorno prima scrivevano magari scoop su amori e umori dei personaggi dello spettacolo, che improvvisamente riversano sui poveri indifesi spettatori/lettori la loro verità assoluta su spread, debito pubblico, hanno la soluzione perfetta contro la corruzione, conoscono l’unico modo possibile per competere economicamente nel mondo.
Il tutto nonostante l’assoluta mancanza di cultura al riguardo, e galleggiando nel mare della superficialità, senza approfondire mai nulla, con l’ausilio dell’utilizzo della pessima e maleducata abitudine di interrompere chi sta parlando.
Ma non si dovranno combattere solo l’impreparazione e l’ignoranza.
In ambito RAI si dovrà contrastare l’occupazione quasi militare di esponenti di stretta osservanza UE germanocentrica, di sostenitori degli interessi di banchieri e predatori finanziari, di adoratori della Troika e del pareggio di bilancio, personaggi succubi di interessi non italiani, di inservienti delle lobby. Non potremo purtroppo ottenere risultati nei network privati asserviti a tale sistema globalista. Fortunatamente i vari conduttori televisivi succubi e mono orientati, non riescono più a frenare la sempre crescente voglia di ‘populismo’ nel paese.
L’insistere con le interviste sempre gentili e sempre scevre di domande vere agli onnipresenti affossatori della nostra economia, il riportare gli insulti dei giornali stranieri allo scopo di farci sentire colpevoli di non aver votato secondo le indicazioni dei mercati, portano anche i meno informati all’insofferenza.
Per risolvere questa situazione negativa, almeno a livello di reti pubbliche, è auspicabile che vengano riservate trasmissioni dedicate esclusivamente agli interventi di chi veramente si è costruito con anni di seri studi il proprio bagaglio di conoscenza.
Si potrebbe poi lasciare spazio a qualche salotto, chiaramente definito come tale, onde non venir tacciati di volontà prevaricatrice, nei quali permettere a tutte le persone senza qualifica ne titolo, ma che non riescono a trattenersi di raccontar corbellerie, di farlo liberamente.
Lasciando alle reti private, se lo desidereranno, il libero piacere di divulgare la disinformazione, sempreché i cittadini non decidano di disertarne definitivamente la visione.
Non si tratta di censura, ma di semplice buon senso.
Vi sembrerebbe normale trovare in un aula universitaria un professore di diritto intento a spiegare il miglior metodo per costruire un grattacielo, o un impresario edile impegnato a impartire lezioni di economia?
A me ritorna in mente la serie di lontana memoria del Maestro Manzi, che attraverso il video insegnava a leggere e scrivere ai tanti analfabeti dell’epoca.
Quella trasmissione, io la seguivo con interesse nonostante fossi già scolarizzata, perché non trasmetteva solo insegnamenti, ma trasmetteva un grande amore da parte sia degli autori che del conduttore nei confronti del Popolo Italiano.
Con altrettanto amore vorrei che la RAI tornasse a parlare agli italiani, dedicando il tempo necessario all’insegnamento delle Nostre Leggi, prima fra tutte la Costituzione.
Perché ragionando di questa materia, di analfabetismo ci ritroviamo ancora oggi, purtroppo, a parlare.
Peveragno, 14 giugno 2018.
Mirella Ramonda
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