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E ora ….Non perdiamoci in un bicchiere d’ acqua! di Rosalba Fragapane

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Il crollo del cavalcavia Morandi ha gettato il paese in un cordoglio unanime, ma le colpe e i colpevoli cosi evidenti sono indiscutibili: qui non si tratta di giustizia sommaria, non si tratta neppure di cercare molto lontano le prove, il fatto è ontologicamente la prova e i colpevoli sono ontologicamente la causa: lo sbriciolamento di un ponte all’improvviso è verum ipsum factum che se una manutenzione veniva fatta non era adeguata, che chi sapeva BENE che il ponte era diventato per vetustà pericolosissimo per i cittadini (che oltretutto pagavano un pedaggio salato) allora doveva avere la coscienza anzi il dovere di dirlo e chiuderlo immediatamente. Siamo solo all’inizio, ma oggi il Nuovo Governo del Cambiamento sta già evidenziando una nuova direzione di marcia. I segnali non bastano più a questo paese e la speranza è che non si fermi mai il cambiamento annunciato, o che non venga fermato. Da Montesquieu, passando per Locke, il nostro ordinamento repubblicano assegna al Governo e al Parlamento le sue prerogative di potere esecutivo e legislativo che possono e devono essere esercitate nell’interesse generale del popolo. Il Governo attuale sembra abbia deciso di esercitare completamente le sue prerogative e oserei dire ..finalmente. Perchè quando si viene a sapere di “contratti secretati ” fra il governo di sinistra di allora e Autostrade per l’Italia, secondo una tipologia di contratto che non esiste in nessuna alta parte al mondo e che neppure a un funzionario della Stasi del RDT gli sarebbe venuto in mente…

Perchè quando si viene a sapere che il sistema delle concessioni è malato al punto Autostrade per l ‘Italia per contratto, una volta incassato il pedaggio trattiene per sé il 97,6 per cento di utili e allo Stato viene attualmente lasciato il 2,4 per cento, e parliamo di una media in tutti questi anni di 4 miliardi annui, allora ci si chiede che uso hanno fatto i governi di allora di queste prerogative nell’ interesse generale di chi li aveva eletti.
In tema di beni demaniali e di patrimonio indisponibile dato in Concessione ai Privati ci preme sollevare anche un altro importantissimo capitolo, spesso troppo dimenticato: quel
amaro calice delle acque minerali che sgorgano spontanee nel nostro bel territorio. Le acque minerali (e termali) sono di proprietà dello Stato e di conseguenza un bene di tutti i cittadini, un bene che la natura ci ha dato gratuitamente. Sì, stiamo parlando delle bottiglie e bottigliette (93% in plastica contro 7% in vetro oggi distribuite) che vengono acquistate dagli italiani in gran quantità e che ci classifica al secondo posto dopo il Messico in tutto il Mondo e al primo posto in Europa come consumatori .
Quello della produzione delle acque minerali è un asset davvero considerevole ed a vedere le cifre, non meno di quello delle Autostrade. Ogni anno vengono consumati 14 miliardi di litri che si traducono in 7 miliardi di bottiglie …al netto di ciò ogni italiano beve 200 litri di acqua in bottiglia all’anno, con qualche distinguo: il 70% dei sardi beve acqua minerale, mentre il 91% dei trentini beve acqua del rubinetto di casa come si legge nel rapporto pubblicato da Legambiente con Altraeconomia nel marzo 2018.
Secondo il nostro ordinamento, sono Le Regioni ad assegnare le concessioni per conto dello Stato. Ma a fronte delle cifre enormi di consumo che si traducono ancora una volta in elevatissimi profitti per i privati concessionari, le Regioni oggi incassano cifre ridicole, da presa in giro, soldi che non servono neppure a ricoprire le spese per la gestione e per i controlli da parte dei funzionari e che in molti casi sono fermi a 80 anni fa.
E vediamole dunque queste cifre. Il fatturato del settore dell’imbottigliamento delle acque minerali si aggira intorno ai 2,7 miliardi di euro, ma le Regioni (dunque lo Stato) hanno ricevuto un introito pari a circa 18,4 milioni di euro, che corrisponde allo 0,68 % del fatturato totale delle aziende, multinazionali, che imbottigliano l’ acqua minerale italiana. Sì, avete capito bene…meno dell’1 per cento. I dati sono relativi al 2015 e provengono dal Mef ( governo precedente) che pubblicò un suo rapporto nell’aprile del 2018 e che si fondano su dati a loro volta forniti da Mineracqua (la Confindustria del settore). Sono passati più di 3 anni dagli ultimi dati a disposizione e con ogni probabilità le cifre indicate potrebbero essere lievitate almeno un po’…ma sempre in ottimi dividendi per le multinazionali del settore che ingrassano vendendo l’acqua di tutti.
Ma non è finita qui: il groviglio di leggi, leggine,norme che regolano il rapporto giuridico /economico fra la Pubblica Amministrazione e le multinazionali dell’imbottigliamento è tale che lascia davvero sconcertati. Basti pensare che per quanto riguarda i canoni di concessione ne esistono ben 3 tipologie diverse e qui non ci capacitiamo di come sia possibile, forse in 70 e oltre anni ognuno ci ha messo del suo. E così accade che l’ 85 per cento delle Regioni applica un canone in funzione degli ettari in concessione alle società private. Il 29 per cento applica invece un canone in funzione dei volumi di acqua emunti. L’ 86 per cento applica un canone relativo ai litri imbottigliati. E poi, siccome ognuno fa come vuole, il 62 per cento delle Regioni applica un doppio canone, mentre il 19 per cento , forse i più temerari … applica tutti e 3 i criteri.
La differenza fra litri estratti e imbottigliati è importante ai fini del guadagno perché durante la lavorazione negli stabilimenti si perdono tanti litri d’acqua che non vengono più recuperati e vanno così perduti.
Ristabilire i giusti introiti per lo Stato in questo settore sarebbe un bene per tutti, perché l’acqua è un bene prezioso, con gli stessi ricavi si potrebbero migliorare le condizioni di alcuni acquedotti . E precisiamo alcuni perché l’ acqua potabile che sgorga dai rubinetti delle case è anche se molti non lo sanno di buona qualità. La legislazione italiana prevede parametri molti stringenti per l’acqua del rubinetto, circa 200, mentre per l’ acqua in bottiglia solo 48 parametri. Anche questa una concessione…..nella concessione? Rivedere e semplificare soprattutto le norme che regolano i rapporti economici fra lo Stato e le aziende dell’acqua minerale e uniformarle per tutte le Regioni è doveroso. Stabilire un prezzo per il prelevato e non più per l’ imbottigliato e ancora
regionalizzare la distribuzione al fine di evitare chilometri per il trasporto che in gran parte avviene su gomma e disincentivare l’ imbottigliamento in plastica come stanno già facendo altri paesi europei potrebbe essere, e lo speriamo, uno dei prossimi provvedimenti del Governo del Cambiamento.


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