Esteri
Dopo una presidenza fallimentare, gli USA ed il mondo sono pronti per Donald Trump? Difficile dirlo ma certamente non farebbe peggio della corrente amministrazione
L’ultimo discorso sullo Stato dell’Unione (State of the Union) di Obama prima di accomiatarsi dai suoi concittadini a novembre prossimo è stato secondo lo scrivente assolutamente simbolico: il Presidente USA asserisce che il rispetto del mondo per gli Usa è cresciuto negli scorsi 8 anni.
Mah, sarà, ma a me sembra il perfetto contrario. Ho letto una serie di numeri impressionanti sugli USA, Bottarelli su Rischiocalcolato.it* ha fatto un’analisi eccelsa al limite del cinismo: possiamo sintetizzare che certamente Obama nei suoi 8 anni di presidenza ha fatto decollare il debito USA, ha raggiunto il record di occupazione per lavori a basso stipendio, ha abbassato le tasse solo per i più ricchi (mica male per un presidente democratico tendenzialmente più attento al sociale dei repubblicani), ha fatto fuori alleati storici laaciando al loro posto certamente situazioni ben più caotiche (Mubarak, Berlusconi, sotto certi versi lo stesso Assad, scopriamo in questi giorni anche Gheddafi che collaborò con gli anglosassoni per combattere Daesh, ndr), ha creato ad arte tensioni in mezzo globo e soprattutto con Cina e Russia oggi incredibilmente unite in veste anti-USA, ha manipolato i mercati come nessuno con i vari QE finalizzati principalmente a tenere su le borse (della serie, che l’economia reale vada a ramengo…) ed in tutto questo non ha mantenuto importanti promesse elettorali come ad esempio chiudere la base di Guantanamo o ridurre la belligeranza indotta dagli USA all’estero .
Semplicemente, la corrente Amministrazione USA ha attuato una politica estera che ha trasformato i sentimenti delle popolazioni storicamente alleate gli USA portandole a considerare la Washington di Obama più come un soggetto da cui guardarsi piuttosto che un amico fidato, un gigante in disfacimento molti, troppi dicono… (qui sotto, il WSJ).
Io non penso la realtà sia questa, gli USA restano per lo scrivente il più grande paese occidentale, per altro l’unico vero custode dei tradizionali valori anticomunisti. Il problema è che gli errori in politica estera di Obama sono stati tali e tanti da far impallidire anche il più acceso sostenitore. E dunque l’immagine USA ne sta pesantemente soffrendo…
Il retaggio di Obama sarà purtroppo una forma di caos mondiale che potrà sfociare solo ed esclusivamente:
- in una guerra/caos globale o
- in un presidente USA populista. Il problema è che Trump il populista dà fastidio ai poteri elitari americani e non, soprattutto quelli inglesi: la scorsa settimana addirittura Martin Wolf di FT** ha citato un’analisi in cui il caso di un ipotetico presidente impreparato alla guida degli USA potrebbe essere fattore scatenante di un depressione economica globale!!!
Disclaimer: Ritengo bassa la probabilità che creare il caos globale per avvantaggiarsene in modo relativo possa essere una strategia voluta da parte di Washington, ma posso sbagliarmi…
In ogni caso lo scrivente ritiene che gli USA debbano tornare al pragmatismo storico che li ha sempre contraddistinti: gli errori fatti da Obama pesano come macigni e purtroppo sembrerebbe ai più impossibile ricuperare il debito di fiducia accumulato negli scorsi 8 anni, soprattutto con i partners stranieri. Inoltre a seguito dell’ardita diplomazia obamiana è stato – volontariamente o meno – dato il via alla de-dollarizzazione del sistema monetario globale con enormi problemi là da venire (per altro molti commentatori suggeriscono che Obama possa essere ricordato nelle more dell’epilogo dell’impero del dollaro; chi scrive ritiene che sarà anche e soprattutto la vittima sacrificale americana da parte di quella minoranza tipicamente WASP che la storia la scrive, ossia rischia di venire ricordato anche ingiustamente come la persona a cui ricondurre tutte le colpe del declino…).
Temo infatti che le recenti spinte deflazionistiche globali siano da correlare anche con la minore effettiva e soprattutto prospettica propensione al consumo di beni (stranieri) dei consumatori USA: se il dollaro crollerà – come penso succederà con Trump o conqualsiasi presidente repubblicano – il commercio mondiale soffrirà le pene dell’inferno in caso di una riduzione della propensione all’acquisto – ed a indebitarsi – degli americani! Oggi il dollaro resta alto solo per calcoli sbagliati delll’amministrazione USA perfettamente non in grado di trovare un accordo globale stile Plaza per far salire i tassi senza far decollare il dollaro. Ovvero, l’economia USA è segnata. Ed in tutto questo vi immaginate se l’enorme deficit commerciale USA venisse dimezzato nottetempo, con consumi internazionali sostituiti da produzioni interne made in USA? Bang…..
Nessuno sarà(/sarebbe) immune al declino USA.
Vedremo se il probabilmente ultimo presidente di colore degli States avrà la capacità di capire che il mondo ordinato che lui pensa di averci lasciato in realtà è una polveriera, a partire dall’EU e dal Medio Oriente. E che forse il Trump di turno sarebbe invece utilissimo per tenere in piedi i pezzi spuri figli dello sbalestrato interventismo ideologico obamiano globale dal 2009 ad oggi.
Certamente tutto ciò significherà/significherebbe un ridimensionamento degli USA nel mondo, downsizing che andrà assolutamente gestito come forse solo un Trump – che è andato in concordato un paio di volte, ndr – sembra in grado di fare. Certamente con pragmatismo e sano buon senso. A partire dall’imposizione – a fronte di un più limitato raggio di intervento americano – del ridimensionamento della Germania in EU, Germania che purtroppo si sta sempre più avvicinando agli interessi russi per propri esclusivi interessi nazionali ed in prospettiva anche di sfida con chi sta dall’altra parte dell’Atlantico: la riappacificazione occidentale con la Russia deve aver origine in USA, passando per una Ucraina filorussa ed una Siria in equilibrio tra Turchia, Iran, Israele ed USA.
Non riconoscere il ruolo tedesco nella destabilizzazione euro-russo-mediterranea presente e futura, anche a fronte di una inevitabile prossima unità di intenti di Berlino con Mosca non a vantaggio europeo ma solo tedesco, sarà il principale errore della fallimentare diplomazia obamiana di inizio terzo millennio.
Per intanto, per festeggiare l’ultimo speech di Obama la borsa americana ha fatto vedere ieri quello che non si vedeva da tempo, una discesa continua degli indici per tutta la sessione di borsa. Un segnale più che chiaro.
Mitt Dolcino
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