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Dopo quelli neri, rossi e bruni, avremo un totalitarismo verde?

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L’eco degli ecodeliri di Bruxelles, questa volta, arriva attutita. La c.d. legge “Natura” è stata sì approvata dall’europarlamento, ma in una misura sensibilmente depotenziata rispetto alle aspettative e agli auspici degli Hezbollah green. Il che dimostra come – perduta forse irrimediabilmente la partita della sovranità nazionale – resta comunque una “ridotta” (in tutti i sensi): una residua trincea dove continuare a combattere per l’affermazione del buonsenso e dei diritti naturali, tradizionali e universali dell’uomo e contro le derive anti-umanistiche degli euro-burocrati.

Proprio di queste ultima tocca, e forse merita, di parlare. La legge di cui sopra ha ambizioni prometeiche: salvare il pianeta, nientemeno. E farlo restituendo a Madre Natura ciò che gli uomini ingordi e cattivi hanno sottratto alla Pachamama tanto cara a Bergoglio, a furia di carbonizzazione, urbanizzazione e industrializzazione. Giusto per intendere il livello di pretenziosità cui sono giunti i feticisti del riscaldamento climatico di origine antropica, essi vorrebbero “ripristinare” il venti per cento della superficie terrestre e marina del vecchio continente con almeno 25.000 chilometri di “libero scorrimento” entro il 2030. Ad ogni costo, beninteso, e a qualsiasi prezzo. Anche a costo di radere al suolo (o di impedire la realizzazione di) qualsiasi opera di contenimento delle piene fluviali o di togliere dalle spese milioni di piccoli imprenditori agricoli nonché famiglie e persone di contorno mantenute grazie al relativo indotto.

È ormai tempo di iniziare seriamente a interrogarsi sul fenomeno: si tratta solo delle perdonabili esagerazioni di appassionati paladini del clima? Oppure ci troviamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso e perversamente “sinistro” (in tutti i sensi, anche in questo caso)? Propendiamo per la seconda ipotesi. Le misure economicide, liberticide, e fondamentalmente anti-umane partorite a getto continuo dalla cattedrale unionista potrebbero essere le avvisaglie di un nuovo totalitarismo. Probabilmente non difforme, quanto a lucida spietatezza e ambizione demiurgica, rispetto ad altre analoghe esperienze politiche paranoidi del secolo breve.

Parliamo dei totalitarismi neri, bruni e rossi del Novecento. Fuori dai denti: bisogna cominciare a interrogarsi sul rischio della futura riedizione – in scala, con fattezze e con ragioni diverse, ma con esiti probabilmente non dissimili – di antichi orrori sotto diverso colore; il verde di Madre Natura, appunto. Se, infatti, esaminiamo la genesi del fascismo, del nazismo, del comunismo e del fanatismo ecologista ci troviamo di fronte ad alcuni tratti comuni, aldilà delle diversità cromatiche. In primis, sono tutte ideologie anti-umane dove l’uomo non è più il centro di un “cosmo” ordinato a sua misura, ma un semplice (talvolta, persino indesiderabile) orpello di una gerarchia di valori capovolta. Laddove, in alto, troneggia una “divinità” – o, se preferite, una entità “totemica” o un’egregora – cui tutto va sacrificato, ad ogni costo e a qualsiasi prezzo: la Razza nel Nazismo, la Classe nel Comunismo, la Natura nell’ecologismo.

L’uomo – in questa dinamica evidentemente pagana e fondamentalmente anti-cristiana – viene derubricato nella migliore delle ipotesi a ospite (non di rado, indesiderato) di un Gioco Superiore; nel peggiore dei casi, invece, a  sanguisuga di un Buon Sistema da disinfestare. Non a caso, moltissimi dei più accesi e infervorati sostenitori dell’agenda green palesano senza problemi la loro passionaccia malthusiana, l’appartenenza a cenacoli d’elite tipo il Club di Roma, la convinzione che il pianeta andrebbe “intensivamente” depopolato (indimenticabile la lezione del ministro Cingolani sulla terra “progettata” per massimo tre miliardi di persone tra le quali, par di capire, lui medesimo).

Il secondo punto di interconnessione tra gli estremismi colorati di cui sopra è il propagandato “Bene” di cui gli ambientalisti si proclamano difensori e  interpreti. Un bene superiore che rende fisiologicamente, e inesorabilmente,  buoni i suoi “sapienti” propugnatori e malvagi i suoi ignoranti antagonisti. Le esperienze totalitarie passate hanno macinato milioni di vittime anche (se non proprio) perché consideravano le stesse un tollerabile sacrificio in vista del trionfo e della salvaguardia di una Idea Prevalente.

Ci pare che, oggi, con le smanie irrazionali, iraconde, intransigenti dei battaglioni di adepti di Madre Natura si corra lo stesso rischio. Essi sono difficilmente arginabili perché, allo stesso modo dei tetragoni camerati della Razza o dei purissimi compagni della Classe, hanno dalla loro “buonissime”, e incontestabili, intenzioni. Per inciso: sono anche lautamente finanziati dai circoli multimiliardari della “filantropia” turbo-capitalista; e stanno svezzando pure i nuovi “balilla” e “avanguardisti” nella persona dei bimbiminchia imbrattatori di opere d’arte.

Ora, dopo una prima fase (di diffusione capillare del Verbo Verde) e una seconda (rappresentata dall’occupazione delle istituzioni pubbliche e del circuito mass-mediatico generalista) sono approdati alle terza: quella della messa a terra dei primi progetti “concreti” sull’altare dei quali sono tranquillamente disposti a sacrificare il benessere, la mobilità, la libertà, e financo la dignità, delle masse.  Accadde la stessa cosa con i totalitarismi precedenti, onde per cui non è difficile immaginare quale possa essere lo step successivo. Dopotutto, il loro obbiettivo dichiarato è salvare la “Natura”, la “Terra” e il “Clima” da un unico, irriducibile e detestato parassita: l’uomo.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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