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Dombrovskis: le sue ammissioni, e le sue minacce, verso gli stati europei

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Chi segue un po’ la politica di Bruxelles e della commissione sa benissimo che, al di là delle cariche e dei nomi, tutto è in mano a pochissime persone al vertice delle quali vi è Valdis Dombrovskis, il super commissario e vicepresidente con una delega quasi totale su economia e mercati. La concentrazione di veri poteri operativi sull’economia in una sola persona ha dimensioni tali che, se ci fosse un minimo interesse per la democrazia, dovrebbero suonare centinaia di campanelli. Un esponente di un partito liberista nordico, quindi quanto di più ordolibersta esista, è giunto ai vertici veri, oggettivi, del potere europeo.

Comunque perfino lui è stato costretto ad un meeting con la realtà dei fatti legata l fallimento delle politiche europee degli ultimi trent’anni, ma questo non è stato sufficiente a fargli cambiare  le idee che, alla fine, sono state alla base della crisi del debito del 2011 e della stagnazione dell’Italia degli ultimi venti anni. questo lo vediamo in un importante discorso che è stato fatto proprio ieri di fronte alla Fiscal Board Conference proprio ieri che viene a porre le linee guida del dell politica economica europea dei prossimi, almeno, 4 anni e che è stato bellamente ignorato in Italia, dove si preferisce parlare della colazione di Draghi….

Potete trovare il discorso a questo link. Però ecco i punti chiave, ricordando come i discorsi dei membri della commissione inizino dolci, proseguono noiosi, mettono il veleno, e terminano con il sorriso, secondo uno schema ripetuto:

  • ci siamo accorti di aver sbagliato qualcosa. Siamo stati concentrati solo sulla stabilizzazione dell’economia (in italiano “Austerità”) e questo ha fatto si che dopo gli anni ’90, quando veramente si è capito cosa significasse, non ci fosse un vero consenso sulla materia. Inoltre le politiche di austerità hanno tagliato fortemente sugli investimenti aumentando, non diminuendo le disparità fra i singoli stati;
  • per una politica economica meno squilibrata dobbiamo abbandonare alcuni indicatori puramente teorici, come il “PIL potenziale”, e valutare invece che la politica fiscale sia “Sostenibile”. Sostituiamo un valore falso, teorico, con uno di previsione futuristica, altrettanto discutibile;
  • ora dobbiamo concentrarsi sulla crescita. I paesi torneranno al PIL del 2019, ma non tutti allo stesso tempo ed in modo uguale. Naturalmente, secondo Valdis, sarebbe stato molto peggio senza gli strumenti UE, ma lo chiederei al Regno Unito;
  • quindi gli stimoli e le politiche espansive non devono essere ancora arrestate…..
  • …. ma comunque sono temporanee, e dovranno essere pian piano arrestate, sia dal punto di vista di stimolo fiscale , si monetario, passando attraverso una fase in cui saranno “Mirate” solo a certi settori;
  • Dovremo quindi tornare a definir gli “Obiettivi Fiscali di Medio Termine” (OMT), cioè quell’obiettivo che guida tutto il famigerato “Semestre europeo”, il processo di tortura di bilancio per cui, a marzo dell’anno precedente, bisogna iniziare a discutere con la Commissione il bilancio dell’anno successivo, in mezzo a letterine e pressioni, che poi si tramutano in politiche fiscalmente oppressive;
  • In tutto questo comunque bisogna ringraziare il RRF, cioè la parte innovativa del Recovery Fund, perchè quello permetterà la crescita.

Insomma, nonostante Dombrovskis debba ammettere la realtà dei fatti, cioè il fallimento degli strumenti di stabilizzazione e convergenza sinora messi in campo dalla Commissione, e quindi la necessità di annullarli in questa fase, non riesce a distaccarsi dai preconcetti ordoliberisti e austeri che hanno guidato, molto male, la politica economica dell’area euro fino a ora. Lo schema si ripete, sempre uguale, in modo noioso, senza nessuna interruzione. La vera sfida di Draghi, anche su mandato franco-spagnolo, è proprio quella di cancellare questo preconcetto, o almeno di annullarne gli effetti. Una vera e propria sfida che va, quasi, contro un credo religioso nordico: un po’ come un missionario ai tempi degli dei norreni. E non è per nulla scontato che prevalga.  Se invece vincesse questa visione ordo-liberista ci troveremo nelle maglie di una nuova stringente austerità entro tre anni.

 

 


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