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Da Renzi a Schroeder: i politici europei nelle grosse società russe. Ora capite da dove viene la nostra dipendenza energetica!

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Per capire l’origine della dipendenza  energetica europea dalla Russia bisogna vedere i nomi che siedono nel CDA delle società russe, soprattutto le energetiche, dove godono di grandi remunerazioni e di forti privilegi. Ora con la guerra in Ucraina  alcuni hanno avuto la sensibilità di lasciare queste posizione, ma altri, molto importanti, no. Ora è giusto che veniate a sapere questi nomi e le posizioni che detengono. Ovviamente per le proprie capacità manageriali.

Facciamo la lista:

  • Matteo Renzi, ex primo ministro italiano e senatore di Italia Viva, si è allontanato da Delimobil, il più grande servizio di car sharing della Russia, fondato dall’imprenditore italiano Vincenzo Trani, in risposta all’azione militare russa. Probabilmente ben pochi conoscevano questa carica, comunque renzi ha lasciato la posizione con effetto immediato ieri;
  • Esko Aho, l’ex primo ministro finlandese, ha lasciato il consiglio di amministrazione della più grande banca russa, Sberbank, dove ha servito per sei anni come amministratore indipendente e membro del consiglio di sorveglianza. Aho ha detto che era una sua scelta personale che non aveva nulla a che fare con la banca;
  • Christian Kern, l’ex cancelliere austriaco, ha dichiarato di essersi dimesso giovedì mattina dal consiglio di amministrazione delle ferrovie russe (RZD) con effetto immediato. “L’RZD ora era effettivamente diventato parte della logistica di guerra russa”, ha detto Kern al quotidiano austriaco Der Standard, aggiungendo: “Me ne rammarico profondamente”. . . I miei pensieri sono con le vittime di questa insensata aggressione”. Intanto però sino a ieri prendeva lo stipendio da questo “Strumento di guerra russo”;
  • Ernesto Ferlenghi, amministratore delegato di Eni in Russia, ha rassegnato le dimissioni giovedì dal suo incarico di membro del consiglio di Federal Grid, operatore e gestore del sistema di trasmissione dell’energia elettrica unificato russo;
  • Dopo diverse esitazioni l’ex primo ministro francese François Fillon ha lasciato le posizioni come membro dei consigli di amministrazione della compagnia petrolifera russa Zarubezhneft e della compagnia petrolchimica Sibur.

Non tutti i politici europei hanno però avuto la stessa sensibilità. Ad esempio Gerhard Schröder, lex cancelliere tedesco, SPD, l’uomo forte degli interessi energetici russi, nel board sia di Gazprom sia di Rosfnet, ha condannato l’invasione, ma, da buon tedesco, non ha mollato un centimetro delle sue posizioni. Come si può essere fiduciosi in Scholz quando il suo più noto predecessore è nel cuore del potere russo resta un mistero. Anche Karin Kneissl, precedente ministro degli esteri austriaci, è nel board di Rosneft e non lascia la posizione.

 


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