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Crisi Venezuela-Guayana: Caracas manda truppe ai confini, la Guyana si appoggia agli alleati
La crisi fra Venezuela e Guyana si riaccende con l’invio di truppe di caracas sui confini. Questo spinge però la Guayana ancora più nelle mani degli USA e pone dei nuovi equilibri in Sud America
La disputa sul confine tra i vicini produttori di petrolio della Guyana e del Venezuela potrebbe ribollire quest’estate, prima delle elezioni presidenziali venezuelane del 28 luglio.
Secondo un’analisi delle immagini satellitari del Center for Strategic and International Studies (CSIS), dall’inizio di febbraio il Venezuela si è impegnato in un rafforzamento militare lungo il confine conteso, compresa l’espansione di una base sull’isola di Anacoco.
Il CSIS ritiene che l’aumento militare faccia parte di una campagna di intimidazione da parte del governo di Nicolás Maduro, che “è pronto a usare la forza militare per sottrarre l’Essequibo alla Guyana”.
La regione dell’Essequibo costituisce due terzi della massa terrestre della Guyana. La rivendicazione del Venezuela sulla regione risale al XIX secolo. Ma questa disputa non riguarda solo la terra. Si tratta anche di ciò che si trova al largo.
Il timore è che si possa giungere ad un’escalation durante l’estate, con una situazione ostile attiva fra mare e foresta tropicale.
La nascita di un paradiso petrolifero: la Guyana
Al largo della costa della regione di Essequibo si trova il blocco Starbroek, un vasto giacimento di petrolio e gas che potrebbe cambiare il destino della Guyana.
Scoperto nel 2015, Starbroek ha spinto l’economia della Guyana a crescere in modo esponenziale negli ultimi anni. (Secondo la U.S. Energy Information Administration, la Guyana è stato il terzo Paese produttore di petrolio con la crescita più rapida al di fuori dell’OPEC dal 2020 al 2023. E prevede di raddoppiare la produzione entro il 2027. La produzione a inizio 2024 è stata pari a 645.000 barili al giorno, ma è probabile che si arrivi presto al milione di barili al giorno
La produzione di petrolio del paese è destinata a crescere e in modo rapido e sensibile, diventando una risorsa importantissima per la piccola nazione caraibila
Gli obiettivi di Maduro
Maduro è in corsa per la rielezione il prossimo luglio. Ha fatto tutto il possibile per garantire la sua vittoria, compreso impedire alla principale candidata dell’opposizione María Corina Machadorom di candidarsi. Ma Maduro è insicuro. L’economia è a pezzi, con l’iperinflazione – esacerbata dalle sanzioni degli Stati Uniti – che spinge i venezuelani alla disperazione e milioni di persone a lasciare il Paese.
La sospensione delle sanzioni USA e la ripresa dell’export petrolifero, unita alle manutenzioni agli impianti, gli ha permesso di sopravvivere, ma tutto questo è terminato e, anche se sono state concesse delle esenzioni temporanee, la situazione sta cambiando.
Quindi Maduro sta cercando di fomentare il nazionalismo venezuelano per far pendere il voto a suo favore.
L’anno scorso, il regime di Maduro ha condotto un referendum per mobilitare il sostegno pubblico alla rivendicazione del Venezuela sull’Essequibo. Ne è seguito un rafforzamento militare lungo il confine.
Come scrive Gisela Salim-Peyer su The Atlantic, l’irredentismo venezuelano ha radici profonde: “Parte del motivo per cui l’Essequibo è così importante per i venezuelani è che ci è stato detto che ci è stato rubato dall’impero britannico”.
“La rivendicazione del Venezuela su Essequibo”, afferma, “riguarda tanto l’orgoglio nazionale quanto le risorse”. E secondo lei, per Maduro, si tratta in definitiva di elezioni, non del petrolio della Guyana.
Ma le tensioni su Essequibo potrebbero durare oltre il giorno delle elezioni. Gli analisti del CSIS avvertono che se il Venezuela dovesse vivere una crisi post-elettorale, Maduro potrebbe “fabbricare una crisi regionale” con la Guyana.
Lo scudo della Guiana
Dal 2021 è partita un’iniziativa che influirà sicuramente sulla situazione strategica dell’area, se le condizioni strategiche dovessero complicarsi.
Nel 2021, Guyana, Suriname e Guyana francese si sono riunite per il primo ciclo di colloqui a Cayenne, nella Guyana francese. I colloqui si sono concentrati sulla difesa e sulla sicurezza ed è stato siglato un masterplan di sicurezza comune. Queste nazioni hanno concordato la reazione di un canale preferenziale di collaborazione e comunicazione, lo “Scudo della Guiana”, che non è ancora una vera e propria allenza militare, ma ne potrebbe porre le basi.
Da allora, le nazioni lavorano insieme per contrastare le minacce comuni attraverso lo scudo, che si tratti di criminalità transnazionale, deforestazione e altri disastri legati al cambiamento climatico e traffico di esseri umani. Alla base delllo scudo vi è anche la tutela e il rispetto dei confini comuni, per cui questa iniziativa potrebbe espandersi anche al settore della difesa, se necessario.
Importante è il fatto che il Brasile si è reso disponibile a collarborare, nell’interesse comune dell’area, con lo Scudo, e, per esempio, ha già condiviso risorse satellitari per combattere la piaga degli incendi nella foresta.
Il Brasile ha rafforzato la propria presenza nell’area amazzonica in risposta alle minacce del Venezuela. Non è ben chiaro se vi sarebbe un intervento diretto per contenere militarmente Caracas o solo pressioni per giungere a un accordo. Brasilia ha un goerno di sinistra quindi la sua volontà non è certa.
C’è poi l’incognita Argentina: Milei si è messo seccamente in opposizione con Maduro, e politicamente sono agli opposti. C’è una crisi diplomatica in corso fra Buenos Aires e Caracas, che coinvolge alcuni politici rifugiati nell’ambasciata argentina in Venezuela. Milei potrebbe perfino usare la crisi per mostrare la sua capacità di riportare l’Argentina sulla ribalta internazionale.
Il fattore Stati Uniti
Il differenziale di potere tra la Guyana e il Venezuela è netto. La popolazione del Venezuela è quasi quaranta volte superiore a quella della Guyana. L’esercito venezuelano, comprese le forze di riserva, supera i 300.000 effettivi – circa la metà della popolazione civile totale della Guyana. La Forza di Difesa della Guyana è composta da circa 4.000 persone in servizio attivo e di riserva.
La Guyana non ha alcuna possibilità di contrastare l’esercito del Venezuela. Ma l’Essequibo – una vasta giungla – possiede difese naturali e sarebbe un terreno formidabile da conquistare.
Tuttavia, di fronte alla prepotenza venezuelana, la Guyana si è naturalmente avvicinata agli Stati Uniti. La relazione bilaterale è anche sostenuta da una consistente diaspora guyanese, con la quale il Presidente Irfaan Ali si è incontrato durante il suo tour negli Stati Uniti ad aprile.
Anche i funzionari statunitensi si recano sempre più spesso in Guyana. Il Direttore della Central Intelligence Agency William Burns ha effettuato una visita non annunciata in Guyana a marzo. All’inizio di questo mese, due F/A-18 statunitensi hanno effettuato un sorvolo in Guyana – dopo che un funzionario del Comando Sud degli Stati Uniti ha incontrato le sue controparti guyanesi.
Gli Stati Uniti hanno una storia travagliata nelle Americhe. E come ex colonia britannica, la Guyana vorrebbe evitare la dipendenza da un’unica potenza esterna. La società statale cinese (CNOOC) detiene una partecipazione del 25 percento nel blocco di Stabroek. (ExxonMobil ha una quota del 45 percento e Hess, ora Chevron, ha una quota del 30 percento).
In effetti, al momento, potrebbe essere inutile e poco saggio per gli Stati Uniti fungere da garante formale della sicurezza della Guyana.
Questo farebbe il gioco di Maduro. Ma Washington dovrebbe continuare a segnalare con calma e attenzione il suo sostegno alla sovranità della Guyana e dare alla sua leadership lo spazio per concentrarsi sulla costruzione di un consenso politico interno e di un piano a lungo termine per trasformare equamente la sua economia utilizzando la sua ricchezza petrolifera, affrontando anche sfide esistenziali come il cambiamento climatico.
Dati i cambiamenti nell’economia e nell’ambiente globale, la Guyana ha una finestra limitata per realizzare questa trasformazione interna. Washington può aiutare la Guyana assicurandosi che il Venezuela non la ostacoli.
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