Crisi
La Crisi Uccide! Sempre più suicidi per cause economiche. Vediamo i numeri (e intanto dal 2011 l’Istat ha cancellato la rilevazione..)
Oggi trattiamo un tema triste e scomodo, i suicidi causati dalla crisi. Presentiamo quindi un interessante studio di Link Lab della Link Campus University, a seguire una nostra approfondita analisi, come di consueto.
Pochi giorni fa sono usciti i dati finali di una ricerca molto interessante, e molto triste, sui suicidi causati dalla crisi economica.
A realizzare questa ricerca ci ha pensato Link Lab, il Laboratorio di Ricerca Socio-Economica dell’Università degli Studi Link Campus University, sotto la direzione di Nicola Ferrigni. Qui potete trovare il comunicato stampa completo con, in coda, l’indirizzo e-mail a cui chiedere il documento completo qualora foste interessati.
Per Link Lab, nel 2013 ci sono stati 149 suicidi per”motivazioni economiche”, con un aumento del 67% rispetto agli 89 del 2012. La quasi totalità sono uomini.
L’85% dei suicidi avviene tra i 35 ed i 64 anni, ovvero in piena età lavorativa.
Il fenomeno non conosce differenze geografiche.
Il profilo occupazionale è invece agghiacciante, l’85% (di nuovo..) di coloro che si sono suicidati erano Imprenditori o Disoccupati.
Lo studio inoltre contiene un interessante profilatura dei tentativi di suicidio, anche questi quasi 100 nel solo 2013.
Una volta finito di leggere il lavoro realizzato da Link Lab, mi sono incuriosito ed ho voluto approfondire la questione.
Inizialmente questa seconda parte di post non era nemmeno prevista, ma i dati in cui mi sono imbattuto (o meglio in cui NON mi sono imbattuto) meritano visibilità.
NB: I dati che vedrete, e che abbiamo dedotto da certi indicatori (perché l’Istat pare non averli prodotti), sono molto diversi da quelli pubblicati da Link Lab, possiamo pensare che siano state usate metodologie diverse, riterrei quindi i dati non paragonabili. Se ci sono dubbi risponderò puntualmente nei commenti. Promesso.
Partiamo da una premessa, in Italia, nel lungo periodo i suicidi sono in calo, una eccellente ricerca EURES ci fornisce un buon punto di partenza. Dal 2000 in poi sono invece sostanzialmente stabili, fino al 2009.
Quello che non si vede sopra lo vediamo però sotto (fig. 2, spezzata blu, scala a sx), se nel 2010 si è sostanzialmente confermato il dato del 2009, nel 2011 c’è stata una vera impennata, un aumento del 25%, da circa 3000 a circa 4000 suicidi. Nel 2011 l’Italia è entrata in recessione, onestamente non saprei dire se c’è nesso o no, il balzo è davvero enorme.
Ma c’è di più, mentre in tutti gli anni precedenti sono stati pubblicati anche i disaggregati, tra cui i “suicidi per cause economiche” (fig.2, spezzata rossa, scala a dx), nel 2011 non c’è niente, nonostante un’approfondita ricerca in rete non siamo riusciti a trovare nulla sui suicidi per cause economiche del 2011, e dire che non abbiamo avuto problemi nel rinvenire i dati dei dieci anni precedenti. Con sgomento, grazie alla segnalazione di un’amica abbiamo quindi appreso che il dato, semplicemente, non interessa e non verrà più censito. Precisamente:
Che la crisi economica stia mietendo vittime è sotto gli occhi di tutti. Come anche appare evidente che non spetta ai mezzi di informazione tenere il conto delle persone che si tolgono la vita e dei motivi di gesti che tutti continuano a definire insensati. A questo dovrebbe pensarci la statistica ufficiale che, invece, come già ricordato in un precedente articolo del Foglietto, ha abdicato al suo ruolo, cancellando la rilevazione del numero dei suicidi ricavati dalla fonte giudiziaria con la conseguenza che, da adesso in poi, dovremo affidarci solo alle statistiche sanitarie, che però offrono un quadro parziale e meno tempestivo.
In un momento come questo, proprio per evitare speculazioni ed errate percezioni del fenomeno, l’Istat dovrebbe raddoppiare i propri sforzi per comprendere i motivi di disagio che portano gli individui alla disperazione. E invece, nonostante la rilevazione abbia un basso costo in quanto le informazioni sono trasmesse direttamente dagli organi di polizia giudiziaria, l’Istat ha deciso di cancellarla, lasciando un vuoto statistico difficilmente colmabile.
qui il resto.
Torniamo alla nostra figura 2.
Passiamo ad analizzare i “suicidi per cause economiche” (fig.2, spezzata rossa, scala a dx), nel 2000, circa il 3% dei suicidi erano di natura economica (94 su 3096), nel 2010 ben il 6% (187 su 3048). A questo punto i dati si interrompono, possiamo solo immaginare che a fronte di una forte crescita del totale ci sia anche una forte componente economica. Se fosse, come gli anni precedenti, nell’ordine del 6% del totale, avremmo 240 suicidi per cause economiche.
Ma andiamo ancora avanti, analizziamo la componente dei “suicidi per cause economiche” insieme a disoccupazione e crescita del PIL. In questo caso abbiamo a disposizione i dati fino al 2013 per quanto riguarda PIL e Disoccupazione.
Da dove iniziamo? Inizierei dalla spezzata sulla Disoccupazione. L’inversione c’è stata nel 2006, anno in cui si è realizzato un minimo, intorno al 6%.
Andrebbe fatta una premessa, la disoccupazione del passato (2000 o prima) è cosa ben diversa da quella di adesso, vuoi perché non ci fidiamo troppo dello Stato quando calcola la disoccupazione, vuoi perché i contratti precari e sottopagati prima erano meno in voga, oppure, se guardiamo ancora più nel passato, proprio non esistevano. Oggi c’è un esercito di persone, ufficialmente occupate, ma che lavorano per qualche centinaio di euro al mese. Sarei quindi cauto nel paragonare identici livelli di disoccupazione di epoche differenti.
Ritorniamo alla disoccupazione. Non credo di notare solamente io come, a partire dal 2006, disoccupazione e la percentuale di “suicidi per cause economiche” sul totale dei suicidi crescano insieme, no? E ancora vedere come, alla frenata della disoccupazione nel 2010, corrisponda analoga frenata del rapporto tra suicidi “economici” e suicidi totali. Interessante.
Peccato però che qui i dati si interrompano, proprio nel momento in cui la disoccupazione va alle stelle.. non si hanno più dati. Ci torneremo più avanti.
Passiamo al PIL, non c’è voluto molto a capire che invertendo il PIL (occhio alla scala verde!) avremmo avuto un altro sussulto. Eh già.. anche il PIL (invertito) sembra avere un andamento simile agli altri due; e sia il PIL (invertito) , sia il tasso di disoccupazione sono schizzati verso l’alto a partire dal 2010. Proprio quando i dati sui suicidi finiscono.
DOMANDA: DOVE SI PUO’ LOGICAMENTE COLLOCARE OGGI LA PERCENTUALE DEI SUICIDI “ECONOMICI” IN RAPPORTO AL TOTALE DEI SUICIDI? Nel grafico c’è una freccina che rappresenta un possibile trend, e punta al 10%.
Il 10% di 4000 (ultimo dato conosciuto) fa 400 morti l’anno, da paragonare con 100 di prima della crisi.
La crisi sta per caso uccidendo 300 persone l’anno?
E’ una possibilità.. ma la verità è che non lo sappiamo e non lo sapremo mai perché pare che lo Stato Italiano abbia deciso di non svolgere più queste ricerche!
Vediamo anche qualcos’altro? Torniamo alla ricerca EURES già linkata sopra. Per esempio, disaggregando per profilo occupazionale, quali soggetti hanno più alto rischio suicidario?
Ma è ovvio! I disoccupati! 30 disoccupati ogni 100.000 si tolgono la vita, a fronte di “soli” 6 occupati ogni 100.000. 5 volte più probabile il suicidio per un disoccupato.
Non basta ancora? Va bene, secondo COMITAS (Coordinamento Microimprese per la Tutela e lo Sviluppo) sono 500 i suicidi per ragioni economiche nel 2012.
Andiamo ancora avanti? OK l’ultima. Nel 2012 meritoria iniziativa di Jacopo Ottaviani per Il Fatto Quotidiano, per 6 mesi sono state monitorate e raccolte le notizie a proposito dei suicidi, è stata realizzata una mappa ed un calendario, c’è anche un foglio di calcolo con tutti i dati e tutti i link della notizia: totale 120 suicidi per motivi economici nei primi 6 mesi del 2012, proiettato nell’intero anno sono 240.
Spero che quanto fatto da Link Lab, da Comitas, da Jacopo Ottavini ed infine da me nella raccolta di questi dati, sia stato utile almeno per voi che avete avuto lo stomaco di arrivare fino in fondo.
Se ci saranno aggiornamenti o nuovi spunti, magari qualche correzione da fare, prometto di tornare sull’argomento.
Reload di articolo pubblicato il 17 Febbraio 2014
ANDREA LENCI
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